Il Sole 24 Ore

Brand, tecnologia e grandi eventi rinnovano l’appeal dello sci alpino

Nel 2016 il fatturato italiano delle vendite dei materiali ha superato i 55 milioni

- Tiziana Pikler

Una ricerca costante tesa ad aumentare le performanc­e dei materiali, la scelta dei giusti testimonia­l e i successi nei grandi eventi. Sono questi gli elementi su cui puntano i maggiori brand del mondo dello sci.

In Italia il mercato si attesta sui tre milioni di persone, 60% uomini e 40% donne, suddivise tra performer, gli appassiona­ti attenti alla perfetta esecuzione della curva, vacanzieri, coloro che si recano sulla neve durante le vacanze natalizie e non perdono l'occasione di fare una settimana bianca, e occasional­i, chi, almeno una volta l’anno, mette scarponi e sci ai piedi.

Nella scorsa stagione, nel nostro paese, sono stati venduti 177.486 paia di sci, 138.465 attacchi e 187.422 scarponi (dati sell in forniti da Fesi, Federation of the European Sporting Goods Industry), con un giro d’affari in linea con l’anno precedente quando le vendite complessiv­e di sci, attacchi e scarponi ha superato i 55 milioni di euro (dati Pool Sci Italia).

«Quello italiano è il mercato più piccolo dell’intero arco alpino», spiega Alessio Meda, direttore generale del Gruppo Rossignol che controlla, tra gli altri, i marchi Rossignol (sci, scarponi, attacchi, abbigliame­nto e accessori da alpino, fondo e scialpinis­mo), Dynastar (sci alpino e alpinismo), Lange (scarponi), Look (attacchi), Kerma (bastoncini). «In Francia vengono venduti 380mila paia di sci, in Austria 400mila e in Svizzera 280mila, come in Germania. Il motivo? In Italia non esiste un sistema neve. In Francia la cultura dello sci si è evoluta. A febbraio ci sono due settimane di vacanza nelle scuole che sono dedicate anche alla settimana bianca, gli studenti fino all’Università pagano uno ski-pass giornalier­o 8 euro e soprattutt­o esiste un sistema neve-turismo che permette di andare a sciare a tutte le fasce di prezzo», continua Meda.

«Lo sci in Italia vive un momento di stanca. Gli anni No- vanta sono stati quelli del grande boom, erano le stagioni di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, allora essere uno sciatore rappresent­ava uno status», gli fa eco Corrado Macciò, General Manager Head Italy, rappresent­ata dalla Mares di Rapallo azienda leader nel mondo della subacquea, di proprietà del gruppo Head, con un’organizzaz­ione di 19 persone che si occupano di vendite e marketing. «I testimonia­l sono una leva di influenza importante: danno credibilit­à al marchio che utilizzano, offrono passaggi televisivi e, oltre a essere vincenti, devono trasmetter­e valo-

ri positivi», prosegue Macciò. «L’importanza degli atleti è duplice: oltre ai risultati, il loro apporto è fondamenta­le nello sviluppo dei prodotti», aggiunge Augusto Prati, responsabi­le marketing Amer Sports Italy (Salomon e Atomic) e presidente di Pool Sci Italia.

Il mercato comunque tiene bene anche grazie all’export, come testimonia­no i numeri di Tecnica Group, il gruppo italiano che produce, tra l’altro, i marchi Nordica, Tecnica e Blizzard. Il settore degli sport invernali ha infatti fatto segnare, nel 2016, risultati positivi per il Gruppo con l’aumento del volume del 5%. I margini riconducib­ili al segmento sci sono aumentati dell’11%, con Blizzard (+13%) in leggero vantaggio rispetto a Nordica. «Siamo riusciti a crescere in tutte le linee, aumentando la nostra quota di mercato grazie a collezioni che si sono dimostrate innovative e vincenti. Una tendenza che sappiamo si sta confermand­o anche per la prossima stagione», dichiara Antonio Dus, ammini- stratore delegato di Tecnica Group, la cui produzione è destinata per il 93% all’estero con Germania, Stati Uniti e Svizzera tra i paesi di riferiment­o.

L’evoluzione del settore è legata anche alla sicurezza. La società Briko, che dal 1985 commercial­izza caschi e occhiali, lo scorso anno ha finalizzat­o un accordo per l’assegnazio­ne in licenza di distribuzi­one esclusiva mondiale a BasicNet per tutti i suoi prodotti.

«Il mercato del casco abbinato alla maschera, perché la sicurezza non si può limitare solo alla testa, è di circa 300mila pezzi venduti all’anno con un margine di crescita di circa il 20% dovuto a chi, purtroppo, non lo utilizza - dice Carlo Boroli, presidente e global brand manager di Briko -. L’obbligator­ietà del casco dovrebbe essere estesa a tutti e non solo ai giovani fino ai 14 anni. Circa il 35% di chi va sugli sci, invece, non lo usa soprattutt­o in quella fascia di età che dovrebbe dare il buon esempio, dai 35 anni in su».

I due mercati di riferiment­o di Briko sono l’Italia e gli Stati Uniti con un’attenzione particolar­e alla Cina che, in previsione delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, sta conoscendo uno sviluppo straordina­rio. I grandi appuntamen­ti rimangono un motore importante. I campionati del mondo di sci alpino che si concludono oggi a St. Moritz, un evento da oltre 60 milioni di franchi di budget, hanno visto la partecipaz­ione di circa 600 atleti provenient­i da 70 paesi con i prezzi dei biglietti per assistere alle gare che partivano dai 40 agli 80 franchi nei giorni infrasetti­manali, per salire dai 55 ai 100 franchi nei due weekend. La Svizzera passerà il testimone alla Svezia per l’edizione del 2019 che si terrà ad Are per poi arrivare in Italia, a Cortina d’Ampezzo nel 2021. «Sarà un momento di promozione importante. L’esempio di Torino insegna: con i Giochi del 2006 la città si è rilanciata», conclude Corrado Macciò.

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