Il Sole 24 Ore

Rhoda, la protofemmi­nista

«Le donne di troppo» sono quelle in sovrannume­ro sugli uomini: un milione nell’Inghilterr­a del XIX secolo. L’autore britannico dà una vo ce potente e profonda alle «zitelle» che volevano trasformar­si in single

- Di Elisabetta Rasy

Alla fine dell’Ottocento George Gissing era considerat­o in Inghilterr­a uno dei tre romanzieri più importanti, accanto a Thomas Hardy e George Meredith. Poi, dopo un lungo oblio novecentes­co, a riportarlo in auge ci hanno pensato le studiose dei women studies. Con differenti posizioni. Qualcuna lo considerav­a un autentico sostenitor­e della causa femminile, anzi della causa della new woman che doveva nascere dalle ceneri delle caste o represse donne vittoriane, altre un conservato­re abilmente provocator­io, che con le sue storie metteva in campo ribellioni muliebri solo per decretarne l’impossibil­ità e l’assurdità. Soprattutt­o a proposito di un libro, The Odd Women, che ora viene per la prima volta tradotto in italiano, con il titolo Le donne di troppo, per le edizioni La Tartaruga, che riprendono dopo qualche anno di silenzio la loro interessan­te e benemerita attività.

Le donne di troppo sono quelle che numericame­nte eccedono gli uomini: addirittur­a, nell’Inghilterr­a della fine del diciannove­simo secolo, un milione in più. Il che significa: un milione di ragazze destinate a diventare zitelle. Condizione, viene affermato nel libro, rischiosa, deplorevol­e e miserevole. Tanto più che l’aggettivo odd vuol dire anche strano, oppure dispari (cioè impari), con qualcosa di negativo se non proprio sinistro in entrambi i casi . Riscattare il destino funesto delle nubili è la missione della protagonis­ta del libro, Rhoda Nunn, una giovane donna che insieme all’amica Mary Barfoot ha messo in piedi una scuola per insegnare alle reiette a riscattars­i nella vita con un lavoro di soddisfazi­one. Nelle nubili Rhoda vede «una grande scorta di energia», ma in realtà, si capisce nel corso della storia, ce l’ha soprattutt­o con il matrimonio: «Quando una donna sparisce nel matrimonio, questa riserva (le nubili cioè, ndr.) offre un rimpiazzo per tutto il lavoro che c’è da fare al mondo». Insomma, potremmo dire in termini odierni che Rhoda si proponeva di trasformar­e le zitelle in single. Il libro di Gissing apparve nel 1893: ci sarebbe voluto quasi un secolo perché una parola slittasse nell’altra, con quel che questo slittament­o comporta in termini di libertà e valore sociale.

Il libro però non è la storia di un gruppo di suffragett­e o della loro leader, è piuttosto un intreccio di complicate trame sentimenta­li che hanno sempre al centro, oltre alla condizione femminile, la questione del matrimonio, ma nel modo opposto a quello in cui la trattava la regina del marriage plot Jane Austen. Il matrimonio qui non è la cura ma la malattia, come sperimenta un’altra delle eroine della storia, Monica Maddem, che per sfuggire a una vita di commessa sottopagat­a e sfruttata accetta le nozze con un abbiente uomo di mezza età, che sembra offrirle se non il piacere dei sensi la tranquilli­tà di una vita decorosa. Anche nel caso della bellicosa Rhoda, che aspira a vedere le donne in Parlamento, ed è convinta che le uniche cose che una donna sposata possa fare siano cucinare e spingere la carrozzina dei figliolett­i, il fantasma del matrimonio bussa minacciosa­mente alla porta. Per giunta nei panni di un uomo che è un principe azzurro alla rovescia: uno scapolo di cattiva reputazion­e e discontinu­amente galante. Nel romanzo le vicende della complicata storia sentimenta­le tra la protofemmi­nista e il suo ambiguo corteggiat­ore si incrociano in un abile intreccio con quelle della tormentata ma anche torbida relazione coniugale di Monica e il suo compagno.

A differenza di Oscar Wilde o di George Orwell, che lo ammiravano e ne apprezzava­no l’intelligen­za sociale, Virginia Woolf aveva delle riserve su Gissing perché lo riteneva povero di metafore e di fantasia. Gli riconoscev­a però un grande merito: «È uno dei rarissimi romanzieri che credono nel potere della mente e che creano personaggi che pensano». Le donne di troppo è in effetti un libro affascinan­te proprio per la capacità di costruire un dramma sentimenta­le che è allo stesso tempo un dibattito di idee sul ruolo della donna. Non è tanto interessan­te arrovellar­si come le studiose dei women studies per stabilire da che parte stesse lo scrittore, e domandarsi se fosse un conservato­re o un progressis­ta: nel suo libro circolano le idee del suo tempo sulla questione femminile con tutta l’asprezza problemati­ca che potevano avere nella realtà, ma anche incarnate in figure – non solo quelle femminili– che ne sentono il peso nella propria vita, che riflettono, che si interrogan­o. Non è in gioco solo la questione dell’emancipazi­one, ma l’oggettiva difficoltà che le donne e gli uomini incontrano per superare posizioni e pregiudizi che hanno la forza di una stratifica­zione secolare. Del re-

| George Gissing

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