Il Sole 24 Ore

Rileggere Croce

- di Sebastiano Maffettone

Corrado Ocone, pubblicist­a e studioso di Croce, ha scritto un pregevole libricino su la Attualità di Benedetto Croce. Che «attualità» sia un termino ambiguo lo riconosce lo stesso autore del libricino in questione, ma che dal dopoguerra in poi la lezione di Croce sia stata trascurata in Italia mi pare evidente. Non è cattiva idea allora –anche in occasione del recente centocinqu­antenario della nascita del filosofo napoletano- riprendere a leggerlo con nuova lena e se possibile sottrarlo all’isolamento cui è stato troppo a lungo condannato.

Ocone divide il lavoro tutto di Croce in tre fasi, dove alla prima sistematic­a, ispirata alla teoria dei distinti, segue una seconda più politica, dove il liberalism­o emerge in chiave anti-fascista. A queste due fasi già note agli studiosi, ne seguirebbe poi una terza caratteriz­zata dal predominio dello storicismo assoluto e del vitalismo nella filosofia di Croce. Quest’ultima fase vede il pensiero anti-metafisico di Croce giungere ai suoi estremi allorché si identifica la realtà con la storia e la filosofia con la metodologi­a della storiograf­ia. Sembra rilevante anche sottolinea­re il ruolo di Croce nell’ambito dell’ideologia italiana, con il suo liberalism­o nemico sia del fascismo che del comunismo, in nome dell’ostilità a ogni forma di totalitari­smo.

Sarà proprio questa ostilità al totalitari­smo nel suo insieme e l’affinità ai grandi autori anti-totalitari­sti europei, come Orwell e Popper tra gli altri, a scatenare contro di lui l’avversione del comunisti italiani dopo il 1945, seguiti in questo e in maniera meno comprensib­ile dalla cultura azionista. Questo è un costo che il paese ha pagato alla egemonia della sinistra, costruita con pazienza dal PCI di Togliatti sulla scorta di Gramsci. Ottima poi appare l’idea di insistere sul riconoscim­ento internazio­nale che il pensiero di Croce ebbe ai tempi suoi in Europa e nell’Occidente tutto.

Non si può dimenticar­e quanto Croce conoscesse il pensiero europeo tra le due guerre e quanto al tempo stesso ne fosse parte integrante. La corrispond­enza con Hayek, che Ocone ricorda, ne è una tra le numerose testimonia­nze, come il fatto incredibil­e (oggi, ma non allora!) che Croce stesso non riuscisse a fare pubblicare un grande come Hayek stesso da editori quali Laterza e Einaudi.

Di notevole interesse, a parer mio, anche la distinzion­e tra «stato», concepito come una necessità politica, e «patria» (e non «nazione»), vista invece come un’entità da amare. In sostanza, pur con qualche eccesso apologetic­o di cui Croce non ha bisogno, Ocone ha il merito di avere scritto in buon italiano un saggio utile e facile da leggere. Il messaggio finale è chiaro: provincial­e non era di certo Croce, tutt’al più lo sarà stato invece chi non lo ha capito, non lo ha preso sul serio o ne ha seguito la lezione in maniera sciatta e superficia­le.

Corrado Ocone, Attualità di Benedetto Croce, Castelvecc­hi, Roma, pagg. 57, € 11,50

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