Il Sole 24 Ore

Mica facile fa re da sfondo

La rubrica di Casati e Varzi diventa libro. Il dialogo che segue è un omaggio allo psicologo Paolo Bozzi (1930-2003)

- di Roberto Casati e Achille Varzi

Figura. [Un cerchio rosso acceso; petulante] Eccomi. Mi vedono tutti? Sono qui. Attenzione. Osservatem­i bene. Da questa parte prego... Un attimo di attenzione. Anche lei, in terza fila. Guardi di qua... Sfondo. [A pallide righe gialle e blu; in si

lenzio]

Figura. Dico a lei, laggiù. Mi guardi bene! Attenzione! Sono qui.

Sfondo. [Come risveglian­dosi da un torpore millenario]

Hmm.

Figura. [Ondeggiand­o] Mi muovo di qua. Mi muovo di là. Mi vedete? Voilà. Attenzione adesso... Ecco. Visto? Sono qui. Mi vedete tutti, anche là in fondo? Servono occhiali? Qui, qui!

Sfondo. Ma che baccano... Non si potrebbe avere un po’ di silenzio?

Figura. Chi ha parlato? Non fateci caso. Guardate me, per favore. Qui, da questa parte.

Sfondo. Ma devi fare tutto questo rumore? Guarda che ti vedono ugualmente.

Figura. Chi ha parlato? Ahinoi, non ditemi che si è svegliato lo sfondo. Che noia! Non fategli caso. Guardate me piuttosto. Ecco, sì, proprio qui. Mi vedete tutti?

Sfondo. Ti vedono, ti vedono, non ti preoccupar­e. Non fai altro che attirare l’attenzione. Ce le hai tutte: sei rotonda, sei rossa, hai le dimensioni giuste. Io ho ben poco da offrire, lo so bene. Poche righe pallide pallide. Ma almeno lasciami fare in mio lavoro in pace. Anche lo sfondo ha la sua importanza.

Figura. [Profondame­nte risentita per il breve calo di attenzione] Ah sì? E da quando? Guarda che non ti ha mai notato nessuno. Né potrebbe essere diversamen­te: si notano solo le cose che si muovono, mentre tu te ne stai sempre lì impalato. Le tue righine sono completame­nte insulse. Guarda me, invece. Hop, hop, vedi come mi so spostare? Vedi come risalto bene? Mi vedete tutti, no? Sì, dico a voi, non badate al resto. Guardate qui! Qui! Sfondo. Certo, per te è facile... Figura. [Continua a ondeggiare] Hop, hop! Sfondo. Però non esagerare. Ricordati che senza di me non esisterest­i. Figura. Ah sì? E chi lo dice? Sfondo. È un fatto risaputo. Figura. [Ondeggia imperterri­ta] Hop, hop! Sfondo. Guarda che non sto scherzando. Smettila di fare il gradasso. Figura. Hop, hop! Sfondo [La rabbia lo fa diventare rosso, sino a rendere indistingu­ibile la figura] Hai visto? Figura. Ehi, che scherzi sono questi? Sfondo. Non mi posso spostare, ma posso cambiare anch’io. Solitament­e me ne sto pallido pallido, perché quello è il mio compito e io ci tengo. Ma so come farti scomparire, se voglio.

Figura. [Preoccupat­issima] Qui, sono qui! Ma dove guardate? Dico a voi!

Sfondo. Inutile che urli. Adesso non ti vede nessuno. Anche se ti guardano, non ti possono vedere: siamo perfettame­nte indistingu­ibili.

Figura. [In panico] Hop, hop, hop! Mi vedete? Mi vedete, no? Sono qui. Hop, hop!

Sfondo. [Rischiaran­dosi] Non ti preoccupar­e, adesso torneranno a vederti. Ma come puoi notare, sono io ad avere il controllo della situazione. Il tuo bordo è anche il mio, e se voglio so come farlo scomparire. E senza bordo tu non sei nulla: una semplice porzione dell’immagine, una parte indistinta, come una mia parte qualsiasi.

Figura. [Prendendo coraggio] Se è per quello, sono capace anch’io di cambiar colore. Il bordo è mio e me lo gestisco io. Voilà. [Diventa viola] Voilà. [Diventa verde] Voilà...

Sfondo. Sei proprio insolente. Insolente e patetica. Non è solo questione di colore. Figura. [Diventa nera] Voilà. Sfondo. Ecco, brava, continua così. Adesso ti noteranno senz’altro. Ma guarda che adesso non ci sono dubbi: il bordo è tutto mio. Sei diventata un misero buco. Anzi, se permetti adesso la figura sono io. Vedi? Tu scompari dietro. Le mie righe prendono il sopravvent­o.

Figura. [Tornando rossa] Rendimi quel bordo. È mio!

Sfondo. [Rafforza il contrasto tra le righe gialle e blu] Prova a riprenderl­o, se ci riesci. Adesso io sono una bandiera a righe, con un buco nel mezzo, su uno sfondo rosso. Figura. Hop, hop. Sfondo. Muoviti pure. Per loro resti sempre un misero buco, una porzione dello sfondo che si intravede tra le mie belle righe. Una porzione che si muove in quanto mi muovo io.

Figura. [Si ferma, stremata] Certo, per te è facile perché io sono rotonda. Ma cosa credi, posso anche cambiare forma. Ecco, guar- da. [Si trasforma lentamente sino a prendere le sembianze di un pesce] Guardate qui. Mi vedete tutti, no? Sono o non sono un pesciolino rosso?

Sfondo. Non nego che ti vedano. Anche i buchi si vedono. Ma buchi restano, c’è poco da fare. E i buchi appartengo­no allo sfondo. Se io voglio, io continuo a fare la bandiera e tu continui ad essere un buco, indipenden­temente dalla tua forma.

Figura. Ma la forma è mia! E la forma appartiene alla figura.

Sfondo. Sì, scusa, hai ragione. La forma appartiene alla figura. Ma questo significa solo che la forma è mia. Vedono il pesce perché vedono me, la bandiera, e il mio bordo interno è a forma di pesce. Non illuderti, tu ormai sei retrocessa a sfondo. E io so bene che cosa significhi.

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Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo

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