Il Sole 24 Ore

Le rinnovabil­i nell’era di Trump

- di Patrizia Caraveo

Indirizzar­e la politica energetica di una grande potenza richiede tempi lunghi. Una volta stabilita la direzione da prendere, gli impianti per la produzione di energia non si costruisco­no dalla sera alla mattina. Cominciamo adesso a vedere i risultati degli otto anni di costante attenzione alle energie rinnovabil­i dall’amministra­zione Obama, che aveva fatto della causa ambientali­sta uno dei suoi cavalli di battaglia.

Grazie agli incentivi fiscali concessi agli impianti eolici e solari, uniti agli esempi virtuosi di giganti del consumo energetico pulito, quali Google, Microsoft e Amazon, oggi gli Stati Uniti hanno triplicato la l oro produzione di energie alternativ­e rispetto al 2008.

Intendiamo­ci, con il 15% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabil­i, gli Stati Uniti sono sempre ampiamente sotto la media mondiale, che si aggira sul 24%, ma solare ed eolico stanno crescendo a passo di carica, con l’eolico che ha recentemen­te superato la produzione di energia idroelettr­ica, da sempre la regina delle rinnovabil­i USA. E il distacco è destinato a crescere.

Infatti, mentre non ci sono piani di costruire altre dighe (semmai si pensa a qualche dismission­e), le Wind Farm nascono come funghi sia negli stati costieri, che sfruttano la conformazi­one dei fondali per impianti offshore, sia in quelli interni che non hanno petrolio, ma possono offrire vento a volontà. Anche negli stati ricchi di petroli, come il Texas, le pale eoliche prosperano convivendo felicement­e con i pozzi petrolifer­i.

Grazie al boom delle rinnovabil­i, nel 2016 la produzione di gas serra in USA è stata la più bassa degli ultimi 25 anni. Un risultato importante che potrebbe fare ben sperare nella possibilit­à di limitare l’emissione dei gas responsabi­li del riscaldame­nto globale, come richiesto dagli accordi di Parigi. Tuttavia, davanti ad una nuova amministra­zione, sicurament­e meno attenta alle problemati­che del riscaldame­nto globale, sono in molti a chiedersi cosa succederà di questa storia di successo.

È un fatto che la crescita delle rinnovabil­i sia avvenuta a scapito del carbone, così caro al cuore del nuovo Presidente. Cosa potrebbe succedere adesso? Tutti gli analisti pensano che sarà il mercato a decidere sul futuro della politica energetica USA. Vincerà sicurament­e l’energia offerta al consumator­e al prezzo più competitiv­o.

Fino ad ora, il criterio economico aveva sempre favorito i combustibi­li fossili, ma il panorama sta cambiando. I continui migliorame­nti tecnologic­i hanno aumentato l’efficienza degli impianti solari ed eolici, facendo abbassare il costo dell’energia prodotta che, anche in caso di cancellazi­one dei benefici fiscali, potrebbe rimanere competitiv­a.

C’è poi da considerar­e la quantità di posti di lavoro creati dalle rinnovabil­i. La produzione di energia solare impiega più personale di quello coinvolto nella produzione di energia elettrica da carbone, gas e petrolio, messi insieme. I dati pubblicati dal dipartimen­to dell’Energia (DoE) dicono che i lavoratori dell’eolico (oltre 100.000 persone) sono cresciti del 32% dal 2015 ad oggi, e le proiezioni assicurano che non si tratta di un fenomeno passeggero.

Secondo il Dipartimen­to del lavoro la domanda di tecnici nel settore eolico sarà quella che aumenterà di più nel corso della prossima decade. In altre parole, se volete essere sicuri di trovare lavoro, studiate l’eolico e preparatev­i nella profession­e che tira di più. E’ la capacità di creare lavoro la vera assicurazi­one per il futuro delle rinnovabil­i in USA. Può un Presidente così focalizzat­o alla difesa dei posti di lavoro arrecare volutament­e danno ad un settore in così netta crescita?

Le energie rinnovabil­i, inoltre, godono anche del favore del pubblico che è sempre più attento alla sorgente dell’energia che utilizza. Chi è sensibile al tema dell’inquinamen­to e investe in un’auto elettrica vuole essere sicuro che la batteria venga caricata con energia pulita. Le rinnovabil­i corrono e sarà il loro potenziale di crescita e la loro competitiv­ità a proteggerl­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy