Il Sole 24 Ore

Ipocondria e amori squilibrat­i

- di Riccardo Piaggio r.piaggio1@me.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

So no canzoniama­re, quelle del lucano Canio Loguerico. Canzoni d’amore, che lui definisce “al sangue”, perché vanno consumate senza salse coprenti e dopo brevissima e solida cottura; e perché la metafora del cibo è ciò che nutre, da sempre, la musica popolare del nostro grande Sud. L’amaro sta tutto nel costante, cinico e ironico sentimento di perdita e smarriment­o, presente in ogni singola canzone cucita da Loguercio sul corpo amato, violatoe cantato del nostro Sud. Abbiamo appreso che l’ autore della canzone che ha vinto a Sanremo nasce dalla penna di un coltivator­e di kiwi senza telefonino, ora possiamo cominciare a conoscere Canio Loguercio, poeta, architetto e performer in scena da oltre trent’anni con opere ibride, concerti-festa da due ore e mezza e incursioni musicali nelle case (quando ancora non era una moda hipster), nei vicoli e in altri, più o meno ameni, luoghi non convenzion­ali dei paesi e delle città del Sud; adottato da Napoli, la grande fucina della creatività crossover del nostro Paese, Loguercio ha preso in affidament­o quel sentimento partenopeo che rappresent­a il vero segreto della creatività: portare la tradizione nel mondo in cui viviamo e connettere tra loro, con un approccio alchemico, espression­i diverse, dalla poesia, alla canzone, al teatro. Fino alla ricerca sociale.

Tutte cose che già si ritrovano nell’album di canzoni sussurrate in dialetto napoletano Passione (2010), realizzato insieme a Peppe Servillo, Raiz e Maria Pia De Vito. Ora, Insieme all’organettis­ta Alessandro d’Alessandro, Loguercio firma un album intensamen­te innovativo, con radici profonde. Canti, ballate e ipocondrie d’ammore è un evento singolare, un gustoso impasto di riti, tradizione, modernità reso ancor più potente (e quasi pop) dal video Ballata dell’Ipocondria (o del vibrione innamorato) del filmaker Antonello Marrazzo (pure lui poeta e performer), vincitore al Paris Music Video Undergroun­d e allo Snow Dance Independen­t Film Festival di Landsberg. Siamo un Paese ospitale, dunque l’elenco degli ospiti (illustri e non estemporan­ei) è profondo, da Maria Pia De Vito a Erica Boschiero, da Peppe Servillo a Rocco Papaleo. Nel volume associato, ci sono stranianti fotografie (Salvatore Di Vilio, Paolo Soriani e Gigi Viglion) e un’antologia di scritti su musica, memoria e futuro (la poetessa Lidia Riviello, Andrea Satta dei Tetes de Bois, l’attrice Sonia Bergamasco). Torniamo al gusto fondamenta­le di questi “Canti d’ammore”, un nuovo esperiment­o editorial-discografi­co della piccola e fondamenta­le Squilibri, Centro di ricerca e divulgazio­ne dell’opera dei Padri fondatori del nostro folk (da Diego Carpitella a Roberto Leydi, a Ernesto De Martino) ed editore romano con il gusto per una certa musica. Quella popolare, di cui sappiamo poco, anche perché da noi non esiste uno Smithsonia­n, né un Ircam; Paesi strani, gli altri, in cui la musica è patrimonio pubblico e dunque vero motore economico. Per ora, accontenti­amoci di Ammore e Ipocondria, sentimenti fondamenta­li che ritroviamo ogni volta che ci mettiamo in viaggio, a Sud delle nostre certezze.

Canio Loguercio, Canti, ballate e ipocondrie d’ammore, CD-book +DVD, edizioni Squilibri, Roma, € 18

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