Ipocondria e amori squilibrati
So no canzoniamare, quelle del lucano Canio Loguerico. Canzoni d’amore, che lui definisce “al sangue”, perché vanno consumate senza salse coprenti e dopo brevissima e solida cottura; e perché la metafora del cibo è ciò che nutre, da sempre, la musica popolare del nostro grande Sud. L’amaro sta tutto nel costante, cinico e ironico sentimento di perdita e smarrimento, presente in ogni singola canzone cucita da Loguercio sul corpo amato, violatoe cantato del nostro Sud. Abbiamo appreso che l’ autore della canzone che ha vinto a Sanremo nasce dalla penna di un coltivatore di kiwi senza telefonino, ora possiamo cominciare a conoscere Canio Loguercio, poeta, architetto e performer in scena da oltre trent’anni con opere ibride, concerti-festa da due ore e mezza e incursioni musicali nelle case (quando ancora non era una moda hipster), nei vicoli e in altri, più o meno ameni, luoghi non convenzionali dei paesi e delle città del Sud; adottato da Napoli, la grande fucina della creatività crossover del nostro Paese, Loguercio ha preso in affidamento quel sentimento partenopeo che rappresenta il vero segreto della creatività: portare la tradizione nel mondo in cui viviamo e connettere tra loro, con un approccio alchemico, espressioni diverse, dalla poesia, alla canzone, al teatro. Fino alla ricerca sociale.
Tutte cose che già si ritrovano nell’album di canzoni sussurrate in dialetto napoletano Passione (2010), realizzato insieme a Peppe Servillo, Raiz e Maria Pia De Vito. Ora, Insieme all’organettista Alessandro d’Alessandro, Loguercio firma un album intensamente innovativo, con radici profonde. Canti, ballate e ipocondrie d’ammore è un evento singolare, un gustoso impasto di riti, tradizione, modernità reso ancor più potente (e quasi pop) dal video Ballata dell’Ipocondria (o del vibrione innamorato) del filmaker Antonello Marrazzo (pure lui poeta e performer), vincitore al Paris Music Video Underground e allo Snow Dance Independent Film Festival di Landsberg. Siamo un Paese ospitale, dunque l’elenco degli ospiti (illustri e non estemporanei) è profondo, da Maria Pia De Vito a Erica Boschiero, da Peppe Servillo a Rocco Papaleo. Nel volume associato, ci sono stranianti fotografie (Salvatore Di Vilio, Paolo Soriani e Gigi Viglion) e un’antologia di scritti su musica, memoria e futuro (la poetessa Lidia Riviello, Andrea Satta dei Tetes de Bois, l’attrice Sonia Bergamasco). Torniamo al gusto fondamentale di questi “Canti d’ammore”, un nuovo esperimento editorial-discografico della piccola e fondamentale Squilibri, Centro di ricerca e divulgazione dell’opera dei Padri fondatori del nostro folk (da Diego Carpitella a Roberto Leydi, a Ernesto De Martino) ed editore romano con il gusto per una certa musica. Quella popolare, di cui sappiamo poco, anche perché da noi non esiste uno Smithsonian, né un Ircam; Paesi strani, gli altri, in cui la musica è patrimonio pubblico e dunque vero motore economico. Per ora, accontentiamoci di Ammore e Ipocondria, sentimenti fondamentali che ritroviamo ogni volta che ci mettiamo in viaggio, a Sud delle nostre certezze.
Canio Loguercio, Canti, ballate e ipocondrie d’ammore, CD-book +DVD, edizioni Squilibri, Roma, € 18