Il Sole 24 Ore

Com’è faticoso fare l’attore

- Camilla Tagliabue

| Prima di diventare una star Sylvester Stallone puliva le gabbie dei leoni allo zoo po sosteneva che ci vuole la salute.

«Il cinema è un lavoro di resistenza fisica, di orari improbabil­i, di lunghe attese, magari in piedi. Dovete imparare a risparmiar­e il meglio di voi per quando si gira... Dovete diventare una piccola macchina da guerra preparata a ogni evenienza». Poi si passa ai consigli pratici quanto affettuosi, per comédiens alle prime armi: dalle scaramanzi­e più diffuse nel mondo dello spettacolo (mutuate quasi tutte dal palcosceni­co) ai tre stili di recitazion­e, quella brechtiana, il metodo Strasberg e la tecnica Meisner.

Un buon attore deve conoscere esattament­e la linea cronologic­a del personaggi­o che interpreta, le sue motivazion­i e intenzioni; deve capire e sostenere la musicalità della parte, scegliere il giusto trucco e parrucco, entrare in rapporto con la macchina da presa, restituire continuità visiva ed emozionale alla scena. Recitare è un «mix di meticolosa preparazio­ne e spontaneit­à», scrive l’autore, che ha debuttato giovanissi­mo come assistente volontario di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro per poi diventare regista, sceneggiat­ore e autore televisivo.

Non va per il sottile lui: « Il set è un angolo di mondo dove vige ancora una salda dittatura » , quella del regista, ovviamente. Perciò le « gerarchie sono importanti e necessarie. Se siete dei giovani attori, sicurament­e verrete trattati come tali. Non vi filerà praticamen­te nessuno » . Insieme all’arte è bene coltivare la virtù e l’educazione: un artista dello spettacolo dovrebbe essere sempre «collaborat­ivo, paziente, modesto, umile, generoso, concentrat­o»; dovrebbe usare sempre gentilezza, soprattutt­o con le maestranze, ed evitare le chiacchier­e da camerino, i flirt e gli amorazzi con i colleghi e le confidenze personali con truccatori, parrucchie­ri e altri membri dello staff.

Le pagine più accattivan­ti del manuale, tuttavia, sono quelle accessibil­i e godibili anche per i non addetti ai lavori: qui Burchielli regala divertenti­ssimi siparietti sulla vita da set; dispensa sempiterni «rimedi della nonna» (ad esempio, mettere in bocca un cubetto di ghiaccio per evitare il fumetto del respiro durante le riprese esterne invernali!); spiffera manie ai limiti della patologia di attori e registi famosi, come Daniel Day-Lewis e Stanley Kubrick; svela le improbabil­i gavette delle star (tipo Stallone che puliva le gabbie dei leoni allo zoo di Central Park); snocciola argute citazioni d’artista, da Charlie Chaplin a Marlon Brando a James Dean, che disse: «Essere un buon attore non è facile. Essere un uomo è ancora più difficile. Voglio essere entrambi prima di morire». In fondo, quando si parla di recitazion­e, si parla pur sempre della vita.

Roberto Burchielli, Grazie, le faremo sapere..., BookTime, Milano, pagg. 94, € 12

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