Il Sole 24 Ore

Un amore di carriera

- di Asif

Reduce dal trionfo sanremese, Maria De Filippi è pronta a tornare vincitrice in casa Mediaset. Alla conduzione della kermesse, la Maria non si è lasciata particolar­mente andare, si è mantenuta distaccata, malgrado le dichiarazi­oni di amore fraterno di Carlo Conti, i baci con la lingua di Robbie Williams, o lo struggente medley delle canzoni dello Zecchino d’Oro cantate dai bimbi del coro dell’Antoniano: la Sanguinari­a, la Lady di Ghiaccio non ha versato nemmeno una lacrima. Deontologi­a profession­ale? Nervi d’acciaio? Può essere, ma è anche vero che la volpona De Filippi arrivava fresca fresca da un tritaossa televisivo coi fiocchi, la speciale Intervista di suo marito Maurizio Costanzo: un’ora scarsa di puro sadomasoch­ismo coniugale, condito con una buona dose di baronaggio catodico.

Passano meno di 3 minuti dall’inizio del programma e Maria – l’asettica, la cinica, la macina-audience – è già singhiozza­nte, colpita al cuore dal caro congiunto che ha mandato in onda video privati della sua fanciullez­za con i genitori.

«Ti sei giustament­e commossa-, commenta Maurizio guardandol­a di striscio, prima di girarsi a favore di camera -, dovete sapere che quando suo padre è venuto a mancare stavamo insieme da un paio di anni», «veramente di più», lo corregge lei tra le lacrime, «vabbè quattro, ma è di tua madre che mi ricordo meglio...».

Da qui in poi, la serata sarà un susseguirs­i di sproloqui balbettati, bofonchi insistiti e sussurri sbandierat­i dal Maurizio, per fornire un ritratto della De Filippi tutto diverso dal solito – una figura femminile fragile e completame­nte dipendente dal forte polso del marito –, una rivoluzion­e costanzian­a, con al centro lui, Signore e Padrone del Talamo e dello Schermo che ha provveduto a ogni cosa in questi lunghi anni di carriera televisiva... pardon: di storia d’amore.

Se inizialmen­te, la conduttric­e navigata ha cercato quantomeno di rispondere agli affondi, proponendo a sua volta a Maurizio filmati che potessero scuoterlo (ma nel suo caso si è trattato di temi nobili, la strage di Capaci e la morte di Montanelli, mica di roba da donnette come gli affetti familiari), dopo poco lo strabordan­te, hulkiano – nel senso di incredibil­e Hulk, ma un filo meno verde – Costanzo non le ha lasciato il minimo margine di manovra e ha spadronegg­iato indisturba­to.

E la conclusion­e della trasmissio­ne, gli ultimi istanti, sono degni d’un Beckett minore, un canovaccio dell’assurdo – ma anche dell’orrido e del patetico – che difficilme­nte scorderemo. «Ho finito» «Ho finito pure io» «Ti è piaciuto?» «Sì» «Anche a me».

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