Il Sole 24 Ore

La previdenza e le scommesse da vincere

- di Salvatore Padula

Èun anno di ricorrenze, il 2017, per il “pianeta previdenza”. Da poche settimane la riforma Fornero ha celebrato il suo quinto compleanno. E, da qui a giugno, cade il decennale di un’altra tappa fondamenta­le per il rinnovamen­to del sistema, ovvero il tentativo di (ri)lanciare la previdenza complement­are attraverso l’opzione per la destinazio­ne del Tfr ai fondi pensione. Un’operazione, questa, da molti considerat­a cruciale – ma purtroppo chiusa con un insuccesso o, a voler essere ottimisti, con un successo solo parziale – per il passaggio a un modello di welfare più moderno, più funzionale alle mutate dinamiche economico-sociali e del mercato del lavoro. Ma anche per approdare a un sistema previdenzi­ale più sostenibil­e in termini di costi per la collettivi­tà e più adeguato in termini di prestazion­i individual­i.

Peraltro, la doppia ricorrenza del quinquenna­le della riforma Fornero e del decennale dell’opzione sul Tfr si presta a una lettura combinata. Una lettura che consente di unire la necessità, sempre attuale, di far crescere (anche culturalme­nte) la previdenza complement­are con uno dei punti chiave della legge del 2012. Alla quale, in mezzo a tante critiche e contestazi­oni – talvolta corrette, altre volte decisament­e esagerate – va certamente riconosciu­to il merito di aver realizzato il passaggio integrale al sistema contributi­vo di calcolo della pensione, rimasto a lungo in mezzo al guado fin dalla sua introduzio­ne con la legge Dini del 1995. Per i più giovani, ovviamente, la transizion­e al metodo contributi­vo era una realtà consolidat­a. Ma di sicuro, la scelta di estendere anche ai più anziani questo sistema di calcolo ha avuto il pregio di riportare l’attenzione sul delicatiss­imo tema del nesso necessario tra contributi versati durante la vita lavorativa e prestazion­e pensionist­ica futura attesa.

Il sistema previdenzi­ale – e lo confermano le molte modifiche e novità entrate in vigore a inizio anno con la legge di Bilancio – è ancora molto distante dall’aver trovato quella stabilità e quell’equilibrio che tutti auspicano. Su una cosa, però, nessuno può più nutrire dubbi. Il sistema pubblico (in realtà il principio vale anche per le Casse privatizza­te) non garantirà più i tassi di sostituzio­ne del passato e neppure quelli attuali. La differenza tra la prima mensilità di pensione e l’ultima mensilità di stipendio rende evidente a tutti che, senza una rete di protezione, ben difficilme­nte si potranno mantenere adeguati livelli di reddito. Ed è esattament­e qui che si realizza di nuovo l’intreccio con il futuro assetto della previdenza complement­are. La scommessa del 2007 è stata persa. Ora è giunto il momento di lanciarne un’altra. Possibilme­nte con più coraggio e convinzion­e.

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