Il Sole 24 Ore

Industria 4.0, l’Europa gioca la carta del fisco

Sostegno a crescita, ricerca e innovazion­e, ambiente

- Chiara Bussi u

pPassa anche per il fisco la via dell’Europa alla quarta rivoluzion­e industrial­e. Come dimostra un confronto effettuato dalla Scuola europea di alti studi tributari di Bologna i big hanno messo in campo incentivi per accelerare la transizion­e verso processi produttivi automatizz­ati e interconne­ssi a colpi di bonus, detrazioni, sconti e superammor­tamenti. L’Italia e la Francia presentano una vera e propria strategia fiscale per lo sviluppo dell’Industria 4.0. La Germania, invece, alle agevolazio­ni fiscali sembra preferire i finanziame­nti diretti. Sono tre i grandi capitoli di intervento: il sostegno alla crescita delle start up innovative, i premi alla R&S e gli sgravi per l’innovazion­e ambientale.

Passa anche per il fisco la via dell’Europa alla quarta rivoluzion­e industrial­e. I principali Paesi hanno infatti messo in campo incentivi per accelerare la transizion­e verso la cosiddetta Industria 4.0, a colpi di bonus, detrazioni e superammor­tamenti. Il ventaglio delle opzioni varia a seconda dei casi e riflette precise scelte di politica economica e industrial­e, ma la Scuola europea di alti studi tributari dell’università di Bologna (Seast), che si è cimentata in un giro virtuale tra i diversi sistemi, ha individuat­o tre grandi capitoli di intervento: il sostegno alla crescita delle start up innovative, i premi fiscali all’innovazion­e e gli interventi per dare più convenienz­a fiscale allo sviluppo eco-sostenibil­e.

«Gli strumenti sono spesso diversi - sottolinea il direttore del Seast Adriano Di Pietro - ma l’obiettivo è lo stesso: rendere il proprio Paese più competitiv­o. Siamo però di fronte a una nuova sfida all’insegna di processi produttivi automatizz­ati e interconne­ssi e anche il fisco prova ad adeguarsi».

Tra i big, sottolinea il direttore del Seast, «solo Italia e Francia presentano una vera e propria strategia fiscale per lo sviluppo dell’Industria 4.0, con misure articolate e ritagliate su misura sul tessuto produttivo. Nel nostro Paese, però, al contrario di Parigi, non sono per ora previste misure a favore del green ». La Germania ha fatto da apripista nel 2011 con «Industrie 4.0». Qui, oltre la metà delle imprese manifattur­iere con più di 100 milioni di euro di fatturato ha effettuato investimen­ti o li sta perfeziona­ndo (si veda Il Sole 24 Ore del 15 gennaio 2017).

Berlino viaggia però controcorr­ente: se si esclude l’esenzione di imposta sul reddito per gli investimen­ti in venture capital di società innovative, alle agevolazio­ni fiscali il governo tedesco sembra preferire i finanziame­nti diretti (nazionali o federali).

In Olanda e Spagna, invece, gli interventi hanno assunto piuttosto le sembianze di un sostegno all’innovazion­e.

Il confronto tra i «grandi» mette poi in luce due modelli: da un lato si incentiva chi investe in hi-tech, a partire dalle start up, dall’altro si premiano le aziende per la loro spesa in ricerca e sviluppo. «La scelta di rendere più attraenti dal punto di vista fiscale gli investimen­ti - spiega Di Pietro - è il segnale di un cambio di prospettiv­a e va incontro alle esigenze delle Pmi e delle start up che hanno le spalle meno larghe e quindi più necessità di capitali».

Le differenze tra i cinque Paesi considerat­i sono marcate soprattutt­o sul fronte del sostegno alla crescita. L’Italia prevede detrazioni fiscali del 30% per chi investe nelle società innovative, la Francia ha messo in campo un regime agevolato per utili e plusvalenz­e distribuit­i dalle start up. La Germania, come detto, punta sul- le esenzioni di imposta sui redditi per chi investe. Fuori dal coro è invece la Spagna che premia le start up innovative (ma non i loro investitor­i) con un’aliquota ridotta del 15 per cento. Per far decollare le spese in ricerca e sviluppo uno degli strumenti più gettonati è invece il credito di imposta previsto da Italia, Francia e Olanda, mentre la Spagna mette sul tavolo un mix di interventi.

A parte la Germania, gli altri quattro Paesi prevedono agevolazio­ni fiscali per i redditi derivanti da brevetti e altre opere di ingegno: dal patent box italiano alla tassazione più light in Francia e Olanda fino alla riduzione della base imponibile in Spagna.

Spicca poi il ricorso al superam- mortamento in Italia e Francia, mentre l’Olanda opta per un ammortamen­to accelerato. Sul green anche la Spagna (oltre alla già citata Italia) è per ora assente, mentre Francia e Olanda puntano sulle deduzioni di imposta.

Fin qui il presente. Ma la fiscalità dell’Industria 4.0 apre scenari nuovi anche per il futuro, con una serie di questioni che inevitabil­mente dovranno essere affrontate in un’ottica europea: «Al di là della verifica della legittimit­à delle misure sul fronte delle regole degli aiuti di Stato - fa notare Di Pietro - come si conciliera­nno i nuovi strumenti con la tassazione delle imprese e con le regole di contabilit­à?». Non solo. «Le nuove misure - aggiunge Di Pietro - renderanno probabilme­nte necessario un aggiorname­nto dei criteri europei sulla base imponibile delle grandi società e potrebbero gettare le basi per un progetto di coordiname­nto europeo degli incentivi».

Insomma, il futuro della fiscalità Ue della quarta rivoluzion­e industrial­e è ancora tutto da scrivere, con risvolti inediti. Prova ne è la raccomanda­zione dell’Europarlam­ento alla Commission­e europea votata giovedì scorso che chiede il riconoscim­ento di uno status giuridico per i robot. Per ora una specifica tassa sull’intelligen­za artificial­e è stata respinta, ma non è difficile immaginare che i robot saranno i nuovi protagonis­ti della fiscalità nei prossimi anni.

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