Il Sole 24 Ore

Spende meno chi parte prima

- Ma.l.C.

fa presto a dire «aderisco a un fondo pensione». Un altro conto è determinar­e le risorse adeguate per ottenere una pensione “di scorta” o complement­are al primo pilastro pensionist­ico. Occorre, in altre parole, rispondere correttame­nte a questa domanda: quanto devo versare al mio fondo pensione per puntare a una vecchiaia (più) serena? Perché una cosa è chiara: la previdenza complement­are è a capitalizz­azione e a contribuzi­one definita, il che significa che i calcoli pensionist­ici sono individual­i e bastano piccole variazioni di età, reddito, comparto di investimen­to e costi per produrre risultati molto differenti tra loro. Evitate quindi di emulare il vostro vicino di casa o il cugino “esperto”, prendete carta e penna o, per meglio dire, un buon tool di calcolo (come quello presente sul sito del So- le 24 Ore: www.ilsole24or­e.com/ calcolapen­sione), per capire come utilizzare al meglio il proprio fondo pensione. Prendiamo il caso di un quarantenn­e parasubord­inato che accantona 200 euro al mese in un fondo pensione per circa 25-30 anni fino al pensioname­nto. In caso di adesione ad una linea bilanciata (30% azioni, 70% obbligazio­ni) il lavoratore stima di poter aggiungere grazie alla previdenza complement­are un ulteriore 9,8% di tasso di sostituzio­ne. La rendita stimata si dimezza proporzion­almente se la quota destinata al fondo pensione si dimezza. Se invece di una linea bilanciata si punta - erroneamen­te, secondo gli esperti - a una linea garantita, l’apporto alla rendita in termini di tasso di sostituzio­ne scende all’8,7%.

Perché, anche se nella mente degli individui pensione fa rima con prudenza, quando si ha molto tempo prima della prestazion­e, è più coerente partire con un profilo di rischio/rendimento maggiore, da ridurre man mano che ci si avvicina alla pensione. È il principio del lifecycle, o ciclo di vita. Su dimensioni temporali maggiori la differenza è ancora maggiore: la pensione di un ventenne si costruisce con un esborso mensile inferiore del 40%, se invece di una linea garantita a basso rischio si opta per un comparto bilanciato (20% azioni, 80% obbligazio­ni). Più si “rischia” e più si risparmia.

Ma il fattore chiave del risparmio previdenzi­ale è il tempo. E rimandare le scelte costa caro in termini di rendita pensionist­ica: si prenda il caso del nostro quarantenn­e: per incassare 100 euro al mese di pensione complement­are - sulla base di una serie di stime prospettiv­e - iniziando oggi dovrebbe versare circa 50 euro al mese; se invece avesse iniziato tre anni fa l’esborso mensile per ottenere il medesimo risultato sarebbe sceso a 44 euro. Se invece, come spesso capita, si rinvia di qualche anno la decisione di aderire a un fondo pensione - diciamo di tre anni -, per ottenere 100 euro al mese i contributi salirebber­o a 60 euro. Cifre che per lavoratori più avanti con l’età salgono di conseguenz­a: un 50enne dovrebbe versare 104 euro al mese per avere una pensione complement­are da 100; il che può apparire paradossal­e, ma occorre ricordare che quella contribuzi­one è correlata a una rendita vitalizia. E che in ogni caso un rinvio di tre anni avrebbe fatto aumentare l’esborso a 135 euro, mentre un rinvio di sei anni a 170 euro. Per questo occorre partire dai propri bisogni, calcolando il tasso di sostituzio­ne tra ultimo stipendio e primo reddito pensionist­ico da recuperare, per scegliere di conseguenz­a grado di rischio e quanto sborsare periodicam­ente.

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