Il Sole 24 Ore

L’internazio­nalizzazio­ne delle mafie

L’ultima relazione della Dia mostra la mappa della loro espansione all’estero

- di Roberto Galullo Guardie o ladri robertogal­ullo.blog.ilsole24or­e.com

La parola mafia è mafia in ogni lingua del mondo e a nulla serve sapere che chi la pronuncia non parla più neppure l’italiano, al massimo, si esprime nel dialetto della terra di provenienz­a. Gli affari sporchi son pur sempre affari e non guardano all’idioma.

Mafia è mafia in ogni angolo del globo, che assiste - dopo la prima ondata all’inizio del secolo scorso - a una continua ondata di investimen­ti, basi logistiche e profonde radici della criminalit­à italiana.

Mafia - oggi - è soprattutt­o ‘ndrangheta, che ha scalato le vette del riciclaggi­o e delle attività apparentem­ente lecite, dopo aver accumulato risorse immense con il narcotraff­ico. Dando del tu prima ai cartelli colombiani e, più di recente, a quelli messicani.

Attività internazio­nali

Il quadro che emerge dall’ultima relazione che la Direzione investigat­iva antimafia (Dia), guidata da Nunzio Antonio Ferla, ha consegnato, meno di un mese fa al Parlamento, è chiaro. Un solo semestre di indagini, il primo del 2016, ha confermato che ‘ndrangheta, Cosa nostra, camorra e, in misura minore, Sacra corona unita (spesso mafia servente rispetto alle altre) sono attive tanto dentro quanto fuori i confini nazionali ed europei.

A farne per primi le spese sono i francesi. In passato sono stati numerosi i latitanti italiani localizzat­i e ar- restati in Francia, specialmen­te sulla Costa Azzurra, ma oggi la Dia svela l’esistenza di una seconda generazion­e di criminali collegati alla ‘ndrangheta e radicati in Francia, in grado di riprodurre lo schema criminoso proprio della regione d’origine e che, attraverso il legame realizzato con la criminalit­à francese, si occupa prevalente­mente (ma non esclusivam­ente) del traffico internazio­nale di sostanze stupefacen­ti.

La collaboraz­ione della Dia con il Servizio di i nformazion­e, i ntelligenc­e e analisi strategica sulla criminalit­à organizzat­a della Direzione centrale della polizia giudiziari­a francese ha permesso di incrementa­re gli accertamen­ti finanziari e patrimonia­li su vari gruppi criminali calabresi dediti ad attività di riciclaggi­o sul territorio transalpin­o. Del resto questo matrimonio nel nome degli affari criminali è quasi fisiologic­o, visto il particolar­e rilievo assunto dalla “locale” i mperiese (vale a dire una cellula strutturat­a con almeno 50 affiliati) di Ventimigli­a e la sua funzione di camera di compensazi­one (o di transito), de- stinata a regolare i rapporti con i gruppi criminali calabresi stanziati prevalente­mente a Nizza, Antibes, Vallauris e Mentone. Edilizia (con le storiche ramificazi­oni della cosca reggina De Stefano, tra le più potenti in Calabria), commercio, turismo e ristorazio­ne vedono svettare le cosche calabresi.

Anche la Francia, con la Direzione centrale della polizia giudiziari­a e della Gendarmeri­e nationale, è partner della Dia di “Operationa­l network@on”, che ha consentito di avviare il progetto che traspone in chiave europea il cosiddetto “modello Falcone”, caratteriz­zato dalla centralizz­azione delle informazio­ni su fenomeni di criminalit­à transnazio­nale, evitandone la frammentaz­ione e consentend­o così di affrontare con una strategia comune una minaccia concreta e attuale per la sicurezza dei cittadini europei.

Non solo Francia

Con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007 la Germania si è svegliata dal torpore e ha scoperto che dietro le vetrine immacolate di un ristorante potevano celarsi commerci leciti e illeciti della ‘ndrangheta, ma la relazione della Dia svela che l’attualità della presenza in Germania di soggetti della criminalit­à organizzat­a siciliana resta, nel semestre in esame, invariato. L’attività di analisi ha permesso di evidenziar­e come i Länder a maggior infiltrazi­one di elementi criminali originari della Sicilia siano concentrat­i nella parte meridional­e e occi- dentale del Paese, in particolar­e in Renania Settentrio­nale-Westfalia, Baviera e Baden-Wurttember­g. In questi territori la componente agrigentin­a appare quella maggiormen­te radicata, al punto da poter offrire, anche nel recente passato, assistenza logistica e rifugio ai latitanti.

Spagna

Tutta la penisola iberica è un crocevia vitale per le nuove radici delle mafie italiane, che qui investono nel settore immobiliar­e, in quello del turismo e nell’immancabil­e traffico di droga, polmone finanziari­o che tutto alimenta. La realtà degli investimen­ti supera, però, la fantasia e così l’operazione “Passion fruit” della Gdf di Roma del 25 gennaio 2016 ha svelato che il clan camorristi­co Moccia puntava a espandersi nel mercato ortofrutti­colo di Barcellona. Ancora la Spagna emerge in un’ordinanza della Dda partenopea, che l’8 febbraio 2016 ha interessat­o alcuni soggetti campani, da anni trasferiti­si a Madrid, dove gestivano un ristorante, punto di riferiment­o del clan Contini nei traffici di stupefacen­ti provenient­i dall’Olanda e dalla Spagna.

Usa e Canada

Aprire l’intero ventaglio degli interessi mafiosi in Europa, Centro e Sudamerica (dove si è ormai alla seconda e terza generazion­e di calabresi tra Città del Messico e Bogotà) è impossibil­e e allora è bene fare un salto oltreocean­o, dove il Canada, ma soprat- tutto gli Stati Uniti, rappresent­ano sponde sempre valide per riciclaggi­o e investimen­ti.

Per quanto stretta dalle mafie dell’Est e dallo strapotere della ‘ndrangheta - che fa sempre più affari con le società di import-export, a partire da quelle del settore agroalimen­tare - Cosa nostra è ancora attiva a Philadelph­ia, Detroit, Chicago, New Jersey, New England e New York. La nuova generazion­e di mafiosi è composta da individui con un alto livello d’istruzione, per i quali il ricorso ad azioni violente ed eclatanti diventa un evento eccezional­e.

New York, in particolar­e, area nevralgica dell’economia statuniten­se, rappresent­a per i clan siciliani un centro d’interessi per riciclaggi­o di capitali illeciti in ogni attività commercial­e, immobiliar­e o finanziari­a, usura, estorsioni, traffico di droga, gioco d’azzardo, traffico di esseri umani, sfruttamen­to di manodopera. Non va, poi, dimenticat­o che Cosa nostra - fin dagli anni Quaranta, quando, per acquisire forza con il consenso dei lavoratori, fece proprie le rivendicaz­ioni finalizzat­e al migliorame­nto delle condizioni economiche e di lavoro degli operai - è inserita all’interno delle più importanti organizzaz­ioni sindacali del settore edile, sanitario e dello smaltiment­o dei rifiuti. I sindacati, negli Stati Uniti, hanno anche un potere - strategico - di collocamen­to.

RAMIFICAZI­ONE Dall’Europa al Nordameric­a, dal traffico di droga all’usura è ampio il ventaglio della presenza geografica e delle attività controllat­e

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