Con Trump per l’oro un andamento a «V»
pDalla vittoria di Trump alla Casa Bianca l’oro ha avuto uno spettacolare andamento a “V”. La prima reazione degli investitori è stata quella di seguire la canonica correlazione inversa con le azioni e con il dollaro. L’oro (bene rifugio per eccellenza) è stato quindi venduto mentre le azioni (tra le classi di investimento considerate più rischiose) venivano acquistate. E l’oro è stato venduto anche perché subito dopo la vittoria di Trump il dollaro si è rafforzato (in scia alla promessa di uno scudo fiscale per le imprese che reimpatrino capitali negli Usa).
In seguito però la correlazione con le azioni si è ribaltata: da inversa è diventata diretta. Mentre continuano a comprare azioni (Wall Street sta aggiornando di giorno in giorni i massimi storici) gli investitori sono tornati ad acquistare il metallo giallo il cui valore si è apprezzato del 9,75% dai minimi di metà dicembre. L’oro ha chiuso in rialzo sette delle ultime otto settimane. Come mai? Gli operatori si sono riposizionati sull’oro sia per l’ “effetto-Trump” ma anche per lo scenario incerto in Europa. Se le politiche fiscali espansive promesse da Trump si tramuteranno (come atteso) in un aumento dell’inflazione globale, l’oro potrebbe tornare a svolgere la sua funzione protettiva in caso di “reflazione”. Allo stesso tempo se dalle elezioni politiche europee (Olanda, Francia e Germania) dovessero emergere sorprese anti-establishment anche qui l’oro si configurerebbe come riparo dalle tensioni finanziarie che uno scenario del genere potrebbe innescare.