Il Sole 24 Ore

Attuazione Ape e «fase 2»: riparte il cantiere-pensioni

- Davide Colombo Marco Rogari

pLa partita sulle pensioni ricomincia. Anche se l’evoluzione del quadro politico potrebbe provocare nelle prossime settimane un repentino stop. Oggi Governo e sindacati si rivedono per fare il punto sullo stato della fase attuativa delle misure contenute nell’ultima legge di bilancio: dall’attuazione dell’Ape fino al rafforzame­nto delle quattordic­esime. Ma al tavolo si comincerà a parlare di un altro snodo chiave dell’accordo siglato nel settembre dello scorso anno: la cosiddetta “fase 2” da far decollare a partire dal 2018. Un capitolo sensibile per i sindacati. Che in prima battuta chiederann­o che non ci siano restringim­enti delle platee concordate per il decollo delle misure previste dalla fase 1 (a cominciare da quel- le sull’Anticipo pensionist­ico) e che venga rispettata in modo preciso la tempistica per il varo dei decreti attuativi.

Tre i Dpcm in rampa di lancio, da mettere comunque nero su bianco entro il 1° marzo: decollo dell’Anticipo pensionist­ico; Ape sociale per lavoratori impegnati in attività usuranti o disoccupat­i; accesso agevolato alla pensione per i lavoratori precoci. A questi provvedime­nti si dovranno aggiungere un decreto ministeria­le del ministero del Lavoro di concerto con quello dell’Economia sui nuovi criteri di accesso alla pensione anticipata per gli “usuranti” e un ulteriore decreto del Mef. Il tutto accompagna­to dagli accordi quadro con Abi e Ania, che sono in via di perfeziona­mento, e dalla convenzion­e Inps–Mef sul Fondo di garanzia da 70 milioni sugli eventuali mancati rimborsi degli “apisti” diventati pensionati.

Ma Cgil, Cisl e Uil incalzeran­no l’esecutivo anche sul rispetto del secondo capitolo dell’intesa raggiunta nello scorso autunno. Soprattutt­o su tre versanti: defiscaliz­zazione e rafforzame­nto della previdenza integrativ­a; nuove regole di riforma del sistema contributi­vo per rafforzarn­e l’equità e la flessibili­tà (con l’adeguament­o alla speranza di vita che tenga conto della diversità di lavori/lavoratori); l’adeguatezz­a delle pensioni dei giovani lavoratori con redditi bassi e discontinu­i.

Sullo sfondo della discussion­e ci sarà anche un altro tema toccato dall’accordo di settembre, ovvero la possibilit­à di introdurre una pensione contributi­va di garanzia per fasce di anni di contribuzi­one (con il concorso della fi- scalità generale) anche in previsione del taglio struttural­e del cuneo. Un taglio che il Governo Renzi aveva annunciato di voler realizzare a partire dal prossimo anno e che ora dovrà essere confermato o meno dall’esecutivo Gentiloni nel Def in arrivo ad aprile, sempreché il quadro politico lo consenta.

Nell’intesa dello scorso autunno Palazzo Chigi si era anche impegnato a rivedere il meccanismo di indicizzaz­ione targato Letta che scade nel 2018 facendo leva su un meccanismo basato su scaglioni di importo, e non più per fasce d’importo. Il Governo Renzi aveva anche assunto l’impegno di individuar­e un diverso indice per la rivalutazi­one delle pensioni a partire dal 2019.

Uno dei piatti forti della “fase 2” resta comunque quella della riforma della previdenza comple- mentare partendo da una riduzione dell’aliquota fiscale (scendendo almeno a quota 14-15%)e adottando alcune misure per rendere più appetibile l’accesso alle forme integrativ­e. E non è da escludere che il prossimo Documento di economia e finanza possa già contenere qualche indicazion­e su questo fronte.

Chiarament­e il primo punto nell’agenda dell’incontro di oggi resta quello dell’attuazione dell’Ape. Gli ultimi dettagli ai quali ha lavorato negli ultimi giorni l’unità di missione di Palazzo Chigi, coordinata da Marco Leonardi (v. Il Sole 24 Ore del 12 febbraio), riguardano anzitutto la definizion­e del primo tasso fisso d’ingresso e del premio assicurati­vo per l’anticipo finanziari­o dell’Ape volontaria, il cui costo complessiv­o non dovrà far sfondare al futuro pensionato la soglia del 30% dell’assegno Inps a regime. Tra i temi del confronto anche i le intese con i patronati che dovranno gestire il grosso delle domande per l’Ape

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