Attesa per Emiliano. E al Senato 4 commissioni a rischio
Sia Renzi che i bersaniani oggi diserteranno la direzione Pd - Venerdì i nuovi gruppi della sinistra ma Rossi: sosterremo il governo
Mentre ancora resta qualche dubbio su quello che farà infine Michele Emiliano, che alcuni dei suoi descrivono come tentato dal rientro in extremis nel Pd per partecipare così al congresso già avviato come candidato alla segreteria, la scissione dei bersaniani è di fatto partita. Con Roberto Speranza ed Enrico Rossi che confermano la loro uscita. Oggi la direzione delPd, alla quale non parteciperà Matteo Renzi in quanto non più segretario, nominerà la commissione che dovrà stendere le regole per il congresso e le primarie aperte e solo in quel momento si capiranno le reali intenzioni di Emiliano. Tuttavia non c’è alcuna trattativa in corso, si dice a Largo del Nazareno: il congresso parte oggi, appunto, per concludersi con i gazebo «entro aprile». Qualche renziano lancia la data del 9, giusto in tempo per tenere aperta la finestra elettorale di giugno. Già, perché anche se los tesso Renziri tiene ormai chiusa quella finestra, la situazione in Parlamento potrebbe far precipitare tutto anche aldilà delle intenzioni. Gli scissionisti continueranno a sostenere il governo Gentil on i( come dice Rossi), e questo è anche il motivo per cui al momento non è previsto un passaggio del premier al Colle per una verifica sulla maggioranza parlamentare. Tuttavia in molti pensano che una separazione così difficile non possa tenere l’ esecutivo del tutto al riparo dalle fibrillazioni politiche.
Nasceranno venerdì nuovi grup- pi parlamentari (una trentina alla Camera e una quindicina al Senato, si calcola, anche se sulla cartai bersani ani sono 40 a Montecitorio e 22 a palazzo Madama). E già questo complicherà le cose per il governo, perché su ogni provvedimento la ministra Anna Finocchiaro dovrà sentire un’altra campana. Campana che tenderà a suonare in modo di difforme per una naturale esigenza di differenziazione elettorale: è facile attendersi, insomma, che gli scissionisti vorranno marcare la loro distanza su temi come tasse, welfare, misure sulla povertà. Con tutte le conseguenze immaginabili quando in Parlamento arriverà ad ottobre (se ci si arriverà) la legge di bilancio. In particolare in Senato, dove i numeri dall’inizio della legislatura sono appesi a poche unità (7-8), la formazione di un nuovo gruppo può creare problemi. Per quanto riguarda le commissioni la linea l’ha data ieri il capogruppo alla Camera Ettore Rosato: «Nessuna sostituzione, anche i presidenti restano al loro posto». Ossia Guglielmo Epifani all’Industria e Francesco Boccia alla Bilancio. Ma basta dare un’occhiata alla mappa che pubblichiamo sulla presenza dei possibili scissionisti nelle commissioni del Senato (presenti da uno a tre in tutte le commissioni tranne che nella Ambiente) per avere un’ idea del fatto che i provvedimenti non avranno vita facile.