Il Sole 24 Ore

L’ideologo anti-Islam di Wilders

Partito per la libertà

- Michele Pignatelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’inchiesta del Sole in quattro puntate sulle “menti” del neopopulis­mo. Il 19 febbraio è stato pubblicato il ritratto di Florian Philippot (Le Pen). Seguiranno Aleksandr Dugin (Putin) e Stephen Bannon (Trump)

L’edizione europea di Politico l’ha definito «la mente» di Geert Wilders. Un’etichetta che lui respinge, in linea con la strategia (finora vincente) del Partito per la libertà olandese: quella cioè di dare visibilità esclusivam­ente al leader, che è anche formalment­e l’unico iscritto al Pvv. Lui è Martin Bosma, 52 anni, deputato della Camera dei rappresent­anti dei Paesi Bassi dal 2006 e, definizion­i a parte, una cosa è certa: è un fedele compagno di strada di Wilders, sin dagli albori del movimento, e nelle sue pub- blicazioni si trovano alcune delle idee cardine della battaglia antiIslam del leader del Pvv. Nato a Wormer, nella regione industrial­e di Zaanstreek (Olanda settentrio­nale) nel 1964, Bosma si avvicina ancora 17enne al giornalism­o, quindi studia Scienze Politiche all’Università di Amsterdam, specializz­andosi in pubblica amministra­zione e poi in sociologia a New York. L’università segna un passaggio importante nell’elaborazio­ne di alcune sue idee chiave: «Durante gli studi di scienze politiche – ha dichiarato in un’intervista al giornale olandese Trouw – avevo letto libri tutti di sinistra. Quando sono andato negli Stati Uniti a studiare sociologia, ho scoperto un pensiero alternativ­o».

Non è difficile cogliere in questo passaggio la critica fondamen- tale all’egemonia culturale di sinistra, che si sarebbe tradotta poi, nel 2010, in una pubblicazi­one, “La pseudo-élite dei falsari”. Il libro attacca le élite di sinistra salite al potere dopo il ’68 e colpevoli, secondo l’ autore, di aver imposto alle società occidental­i il multicultu­ralismo, favorendol­e mi grazionidi massa e chiudendog­li occhi di fronte al pericolo islamico. «Secondo l’élite – scrive Bosma – l’Islam è una religione e perciò dobbiamo rispettarl­a. Ma la religione è nella migliore delle ipotesi solo una piccola parte dell’ideologia». Un’ideologia che punta «all’introduzio­ne della sharia e al dominio del mondo» e che l’autore paragona ad altre ideologie totalitari­e, come il comunismo. Il lavoro giornalist­ico prosegue anche nel periodo immediatam­ente successivo agli studi universita­ri, in cui Bosma collabora con programmi di Cnn e Abc, prima di ricoprire – dal 2002 al 2004 – il ruolo di direttore del Gruppo radiofonic­o olandese.

L’incontro con Geert Wilders avviene nel 2004, quando il futuro leader delPvv ha appenalasc­iato ilVvd, il Partito liberalcon­servatore, per fondare quello che inizialmen­te si chiama Gruppo Wilders. È l’anno dell’assassinio in strada del regista Theo van Gogh, per mano di un estremista islamico: un evento giudicato decisivo dal leader del Pvv (e da Bosma stesso, che lo conosceva personalme­nte) per la discesa in campo. Bosma diventa il principale autore dei discorsi di Wilders, nonché lo stratega del partito e il responsabi­le internet. A lui si deve anche l’idea, messa in pratica dal Pvv, di preferire a un movimento con una struttura tradiziona­le un partito “virtuale” (senza iscritti) che risponda direttamen­te agli elettori e sia in grado di cogliere, senza intermedia­zioni, le sollecitaz­ioni della società: «Un partito senza membri – scrive Bosma sempre nel 2010 – significa aggiungere elementi di democrazia diretta alla democrazia rappresent­ativa». Figlie della sua vena caustica sarebbero, stando alla ricostruzi­one di Politico, anche alcune definizion­i poi divul- gate da Wilders (le moschee come «palazzi dell’odio», i richiedent­i asilo come «bombe al testostero­ne»), nonché quella capacità tipica dei movimenti populisti di parlare all’uomo della strada, “Henk e Ingrid” nella declinazio­ne olandese. Nel 2006 il Partito per la libertà entra in Parlamento con nove rappresent­anti, che diventano 24 alle elezioni politiche del 2010, aprendo la via a un appoggio esterno al governo, che durerà però solo due anni. Dalle successive elezioni anticipate (2012) il Pvv esce leggerment­e ridimensio­nato, con un 10% di consensi e 15 seggi. I sondaggi in vista del voto del 15 marzo gli assegnano trai 25 e i 35 seggi.

In linea con il progetto di partito virtuale, Bosma non rilascia molte interviste. Negli slogan e nelle idee portanti di Wilders – alcune espresse dal leader anche al Sole 24 Ore, in un’intervista del marzo 2015 - si avverte però l’impronta del suo pensiero, elaborato in pubblicazi­oni articolate: i danni dell’egemonia culturale della sinistra e del multicultu­ralismo, la visione dell’Islam come ideologia totalitari­a. Senza sottovalut­are la tesi formulata in un altro libro, pubblicato nel 2015: “Minoranza nel proprio Paese”. Qui Bosma stigmatizz­a l’apartheid alla rovescia che a suo dire si è instaurata in Sudafrica, paragonand­o il destino degli Afrikaner, discendent­i dei coloni olandesi, sopraffatt­i ed emarginati dalla maggioranz­a nera, a quello che potrebbe attendere l’Olanda (e l’Europa), schiacciat­a dalle migrazioni di massa dai Paesi musulmani. E quando si domanda retoricame­nte se« i nuovi arrivati avranno una minima comprensio­ne della nostra cultura, dei nostri simboli o luoghi della memoria» sembra di sentire la veemente difesa dei valori giudaicocr­istiani dell’Occidente più volte ripetuta da Wilders.

Che insomma si voglia definire Bosma ideologo, spin doctor o numero due di Wilders la sostanza non cambia: la sua influenza nella crociata populista e finora di successo del Pvv è innegabile.

L’IDENTIKIT È stato un fedele compagno di strada del leader sin dall’inizio e nelle sue pubblicazi­oni si trovano i capisaldi ideologici del Pvv

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