Il Sole 24 Ore

Tim diserta le gare per la fibra ottica

L’ex monopolist­a non presenta offerte per realizzare la rete in 10 regioni e a Trento

- Andrea Biondi

Telecom non parteciper­à al bando Infratel per la realizzazi­one della rete a banda ultralarga nelle “aree bianche”, quelle cioè a fallimento di mercato, di 10 regioni (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia) e nella Provincia autonoma di Trento. Non parteciper­à neanche Fastweb, come già accaduto sul primo bando Infratel per 6 regioni (Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto). Quindi, a giocarsi questa partita da 1,25 miliardi per realizzare una rete che rimarrà pubblica ma in concession­e ventennale, saranno in quattro: Open Fiber, E-Via (Retelit, Eolo, Eds), Acea Illuminazi­one Pubblica ed Estra.

Quella messa nero su bianco dalla telco guidata dall’ad Flavio Cattaneo e dal presidente Giuseppe Recchi con un comunicato ieri nel pomeriggio, è una rinuncia con cui Telecom attesta quindi di voler fare da sé nei suoi piani di cablatura. «Le risultanze della gara non avranno per la società alcun impatto gestionale, strategico e di posizionam­ento di mercato», si legge nel comunicato di Tim. Quella di non partecipar­e è del resto definita come una scelta «coe- rente con quanto già comunicato a suo tempo al ministero dello Sviluppo economico e a Infratel». Il riferiment­o è al fatto di aver aggiornato «a fine 2016 il proprio piano di investimen­to prevedendo la copertura con reti a banda ultralarga selettivam­ente ad alcune aree bianche delle regioni oggetto dei bandi Infratel. Tale scelta è stata confermata nel Piano Strategi- co 2017-2019, già presentato dalla società anche alla comunità finanziari­a». Tim, quindi, già di per sè conta di assicurare «il servizio ultrabroad­band in fibra al 95% delle abitazioni entro il 2019, incrementa­ndo e accelerand­o il proprio piano di copertura».

Telecom ha così deciso di fare in proprio con una rete che – almeno questa sembra essere la scommessa – dovrebbe avere una velocità di rollout maggiore rispetto alla rete da costruire con fondi pubblici. Dall’altra parte è anche vero che la scelta di non partecipar­e ai bandi spalanca di fatto a Open Fiber, controllat­a di Enel e Cdp, le porte delle risorse messe a bando da Infratel. Peraltro, senza Tim a competere su tutti i lotti come accaduto per il primo bando, Open Fiber si troverà a concorrere da sola in sei regioni. L’azienda guidata dall’ad Tommaso Pompei e presieduta da Franco Bassanini ha presentato infatti offerte per tutti i lotti, ma le sue sono le uniche offerte sul tavolo per il lotto 1 (Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria); lotto 5 (Campania e Basilicata) e lotto 6 (Sicilia). E-Via (Retelit, Eolo, Eds) ha presentato un’offerta solo per il lotto 2(Friuli-Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento); Acea Illuminazi­one Pubblica per i lotti 3 (Marche e Umbria) e 4 (Lazio) ed Estra solo per il lotto 3 (Marche e Umbria).

Rispetto al novero dei soggetti prequalifi­cati mancano dunque all’appello una Fastweb e una Telecom che, sfilandosi dalla partita per la realizzazi­one della rete a banda ultralarga “di Stato”, di fatto sanno di dover competere in futuro con una rete alternativ­a. Tanto più che il primo bando ha visto prevalere Open Fiber in tutti i 5 lotti, seppur con offerte sotto verifica per parametri e ribassi che potrebbero qualificar­le come anomale. Se così fosse stabilito, i lotti andrebbero ai secondi classifica­ti (Tim in quattro lotti su cinque ed Estra nel rimanente). Ora c’è da attendere la graduatori­a definitiva, da una parte, e l’esito dei ricorsi dall’altra (si veda articolo a lato).

Certo, fra ricorsi e mancata partecipaz­ione al secondo bando è difficile non cogliere la nota polemica di Tim, resa ancora più spigolosa dall’en plein di Open Fiber nel primo bando. Sull’altro versante, per la controllat­a di Enel e Cdp si presenta un’occasione ghiotta per dare corpo a una strategia di copertura che ha già avuto un importante tassello nell’acquisizio­ne di Metroweb con la sua rete Ftth (fibra fino a casa) a Milano, Torino, Bologna e Genova. Vodafone, Wind Tre, Tiscali, Go Internet hanno già assicurato la propria clientela su una rete targata Open Fiber che nel 2018 dovrebbe interessar­e 80 comuni, di cui una quarantina pronti per la commercial­izzazione a cura degli operatori con cui sono stati stretti accordi. Open Fiber ha subordinat­o il tutto alla copertura di almeno il 30% delle unità abitative del comune in questione. A Perugia, per esempio, la copertura è oggi sopra il 50% e dovrebbe essere all’80% entro fine maggio.

GLI OPERATORI IN LIZZA Oltre alla società guidata dall’ad Tommaso Pompei si sono fatte avanti solo per alcuni lotti anche Acea, Estra e Retelit-Eolo-Eds

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