Tim diserta le gare per la fibra ottica
L’ex monopolista non presenta offerte per realizzare la rete in 10 regioni e a Trento
Telecom non parteciperà al bando Infratel per la realizzazione della rete a banda ultralarga nelle “aree bianche”, quelle cioè a fallimento di mercato, di 10 regioni (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia) e nella Provincia autonoma di Trento. Non parteciperà neanche Fastweb, come già accaduto sul primo bando Infratel per 6 regioni (Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto). Quindi, a giocarsi questa partita da 1,25 miliardi per realizzare una rete che rimarrà pubblica ma in concessione ventennale, saranno in quattro: Open Fiber, E-Via (Retelit, Eolo, Eds), Acea Illuminazione Pubblica ed Estra.
Quella messa nero su bianco dalla telco guidata dall’ad Flavio Cattaneo e dal presidente Giuseppe Recchi con un comunicato ieri nel pomeriggio, è una rinuncia con cui Telecom attesta quindi di voler fare da sé nei suoi piani di cablatura. «Le risultanze della gara non avranno per la società alcun impatto gestionale, strategico e di posizionamento di mercato», si legge nel comunicato di Tim. Quella di non partecipare è del resto definita come una scelta «coe- rente con quanto già comunicato a suo tempo al ministero dello Sviluppo economico e a Infratel». Il riferimento è al fatto di aver aggiornato «a fine 2016 il proprio piano di investimento prevedendo la copertura con reti a banda ultralarga selettivamente ad alcune aree bianche delle regioni oggetto dei bandi Infratel. Tale scelta è stata confermata nel Piano Strategi- co 2017-2019, già presentato dalla società anche alla comunità finanziaria». Tim, quindi, già di per sè conta di assicurare «il servizio ultrabroadband in fibra al 95% delle abitazioni entro il 2019, incrementando e accelerando il proprio piano di copertura».
Telecom ha così deciso di fare in proprio con una rete che – almeno questa sembra essere la scommessa – dovrebbe avere una velocità di rollout maggiore rispetto alla rete da costruire con fondi pubblici. Dall’altra parte è anche vero che la scelta di non partecipare ai bandi spalanca di fatto a Open Fiber, controllata di Enel e Cdp, le porte delle risorse messe a bando da Infratel. Peraltro, senza Tim a competere su tutti i lotti come accaduto per il primo bando, Open Fiber si troverà a concorrere da sola in sei regioni. L’azienda guidata dall’ad Tommaso Pompei e presieduta da Franco Bassanini ha presentato infatti offerte per tutti i lotti, ma le sue sono le uniche offerte sul tavolo per il lotto 1 (Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria); lotto 5 (Campania e Basilicata) e lotto 6 (Sicilia). E-Via (Retelit, Eolo, Eds) ha presentato un’offerta solo per il lotto 2(Friuli-Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento); Acea Illuminazione Pubblica per i lotti 3 (Marche e Umbria) e 4 (Lazio) ed Estra solo per il lotto 3 (Marche e Umbria).
Rispetto al novero dei soggetti prequalificati mancano dunque all’appello una Fastweb e una Telecom che, sfilandosi dalla partita per la realizzazione della rete a banda ultralarga “di Stato”, di fatto sanno di dover competere in futuro con una rete alternativa. Tanto più che il primo bando ha visto prevalere Open Fiber in tutti i 5 lotti, seppur con offerte sotto verifica per parametri e ribassi che potrebbero qualificarle come anomale. Se così fosse stabilito, i lotti andrebbero ai secondi classificati (Tim in quattro lotti su cinque ed Estra nel rimanente). Ora c’è da attendere la graduatoria definitiva, da una parte, e l’esito dei ricorsi dall’altra (si veda articolo a lato).
Certo, fra ricorsi e mancata partecipazione al secondo bando è difficile non cogliere la nota polemica di Tim, resa ancora più spigolosa dall’en plein di Open Fiber nel primo bando. Sull’altro versante, per la controllata di Enel e Cdp si presenta un’occasione ghiotta per dare corpo a una strategia di copertura che ha già avuto un importante tassello nell’acquisizione di Metroweb con la sua rete Ftth (fibra fino a casa) a Milano, Torino, Bologna e Genova. Vodafone, Wind Tre, Tiscali, Go Internet hanno già assicurato la propria clientela su una rete targata Open Fiber che nel 2018 dovrebbe interessare 80 comuni, di cui una quarantina pronti per la commercializzazione a cura degli operatori con cui sono stati stretti accordi. Open Fiber ha subordinato il tutto alla copertura di almeno il 30% delle unità abitative del comune in questione. A Perugia, per esempio, la copertura è oggi sopra il 50% e dovrebbe essere all’80% entro fine maggio.
GLI OPERATORI IN LIZZA Oltre alla società guidata dall’ad Tommaso Pompei si sono fatte avanti solo per alcuni lotti anche Acea, Estra e Retelit-Eolo-Eds