Lo scoglio dei ricorsi sulla rotta dei bandi
Non ancora arrivato alla fase clou, sul secondo bando Infratel, quello da 1,25 miliardi per 10 regioni più la Provincia autonoma di Trento, già pendono spade di Damocle legali. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, lo ha detto davanti alla Commissione Lavori Pubblici della Camera: «Per il secondo bando c’è un’attività di contenzioso. C’è stato il ricorso di Fastweb, che però credo abbia formalmente rinunciato, quello di Telecom, ma è stata rigettata la sospensiva e l’udienza di merito è fissata per il 19 aprile e quello di Eolo, con udienza anch’essa per il 19 aprile». Sul primo bando intanto, che è in attesa dell’aggiudicazione definitiva, è atteso a breve il responso del Tar. L’udienza di merito sul ricorso Fastweb c’è stata il 14 dicembre, mentre per Telecom il 25 gennaio. Si capisce bene come il percorso per arrivare alla fine sia tutt’altro che da dare per scontato. Del resto anche la gestazione è stata nient’affatto semplice. Va ricordato che l’ex premier Matteo Renzi presentò a marzo 2015 la Strategia del Governo per dotare il Paese di una rete a banda ultralarga degna di questo nome. L’entrata di Enel sulla scena, con una società per la fibra wholesale only, è stata funzionale a dare uno scossone. Ora la mossa di Telecom, che rinuncia a partecipare al secondo bando Infratel, è una sorta di redde rationem. E si capisce che l’ex monopolista vuole dare ulteriore battaglia. Dall’altra parte Open Fiber si avvicina alla realizzazione di una rete con fondi pubblici e potendo contare su operatori che garantiranno clienti. In aggiunta ci sono i piani di rollout propri che potrebbero passare anche attraverso un accordo con Acea su Roma.
All’assegnazione definitiva del primo bando intanto si potrebbe arrivare entro fine mese. La commissione sta lavorando per verificare i parametri delle offerte con cui Open Fiber ha prevalso. Da alcuni calcoli che circolano fra gli operatori i ribassi sarebbero stati nell’ordine del 50% (del 70% nel lotto toscano). Degli 1,4 miliardi a disposizione Open Fiber ne avrebbe chiesto poco meno di 700. Da quel che si capisce gli operatori “soccombenti” stanno già affilando le armi sui ricorsi. Manca un ultimo giro di curva per la rete “di Stato”. Ricorsi permettendo.