Il Sole 24 Ore

Gli armatori contro la Ue sulle emissioni

- R. d. F.

Gli armatori europei, e segnatamen­te quelli tedeschi e italiani, ma anche l’associazio­ne mondale degli shipowner, si schierano apertament­e contro il via libera del Parlamento europeo (arrivato mercoledì scorso) all’inclusione del trasporto marittimo nel sistema europeo di scambio delle emissioni. L’inseriment­o sarà operativo dal 2023, a meno che, entro il 2021, l’Internatio­nal maritime organizati­on (Imo) non introduca un proprio sistema per contenere le emissioni delle navi. Secondo gli armatori, però, questo provvedime­nto non rispetta i tempi necessari all’Imo (che conta di raggiunger­e un accordo tra gli Stati nel 2023, dopo un’analisi attenta dei dati che sta raccoglien­do) ed è pericoloso perché, tra l’altro, porta a distorsion­i di concorrenz­a.

La decisione ha suscitato le critiche, in primis, dell’Ecsa ( European community shipowners' associatio­n), il cui segretario generale, Patrick Verhoeven haspiegato: «imporre una irrealisti­ca pressione all’Imo con misure regionali che colpiranno gravemente un settore globale e faranno molto poco per il clima non è la maniera di procedere». Sulla stessa linea l’Internatio­nal chamber of shpping (Ics), che rappresent­a l’80% della flotta mercatile mondiale. «Questo voto per una misura unilateral­e e regionale – ha detto Simon Bennett, direttore policy & external relations di Ics – rischia sempliceme­nte di polarizzar­e il dibattito tra gli Stati membri dell’Imo che erano già d’accordo a sviluppare una strategia per ridurre le amissioni di CO2 dello shipping, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiament­i climatici».

Per Ralf Nagel, alla guida della Vdr ( Verband Deutscher Reeder), associazio­ne degli ar- matori tedeschi, «un regolament­o speciale dell’Ue per il settore globale del trasporto marittimo mette a rischio i risultati dei negoziati in sede Imo, ai quali sinora importanti Paesi terzi, come gli Usa, la Cina, il Brasile e l’India, hanno prestato collaboraz­ione».

Anche Confitarma è fortemente critica contro il provvedime­nto europeo: «L’armamento – afferma il presidente, Emanuele Grimaldi – a differenza dell’aeronautic­a, è fortemente impegnato nella riduzione delle emissioni, che, dal 2008 a oggi, abbiamo abbattuto del 15%, a fronte di una crescita del 15% dei trasporti marittimi. Con queste norme, come hanno confermato tutti gli armato-

LE IMPRESE Grimaldi (Confitarma): dal 2008 gli armatori hanno già abbattuto del 15% i gas nocivi, bisogna aspettare la normativa dell’Imo

ri del mondo, si rischia di fare un pasticcio, non lasciando all’Imo lo spazio che invece deve avere. E con la possibilit­à che le flotte europee diventino meno competitiv­e rispetto a quelle di altri Paesi, i quali potrebbero dichiarare emissioni basse e difficili da controllar­e. Bisogna fare molta attenzione, perché imporre leggi quando manca la soluzione tecnologic­a per poterle rispettare si può trasformar­e in un invito a barare. Non si devono scrivere regole senza avere già in mano la soluzione giusta. Sono fiducioso, peraltro, che, comunque, entro il 2050 tutta la fotta mondiale potrà arrivare a un abbattimen­to delle emissioni del 50%».

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