Ilva, slitta l’accordo sulla Cig
Per la cassa integrazione straordinaria all’Ilva di Taranto, battaglia sui numeri e sul tipo di ammortizzatore sociale scelto dall’azienda. E aggiornamento del confronto al 27 febbraio perchè, ieri sera, non c’era possibilità di arrivare ad un accordo.
Convocati al Mise dal vice ministro Teresa Bellanova insieme all’Ilva, tutti i sindacati hanno chiesto che si riduca significativamente il numero di 4.984 unità in cassa proposto dalla società lo scorso 31 gennaio. Unita- riamente i sindacati hanno anche chiesto che si vada sotto i 3.500 addetti, che sono la platea che potrebbero coprire i 24 milioni stanziati dal Governo nel dl Sud per consentire che il personale Ilva sospeso temporaneamente dal lavoro abbia con la «cassa» la stessa copertura economica della «solidarietà» (70 per cento). Il numero indicato dai sindacati è attorno ai 3.300 e su come ridurre la cassa integrazione ieri si è discusso molto al Mise tra vertici ristretti e plenari. L’azienda vorrebbe attestarsi intorno ai 3.800. Sullo strumento, invece, Fiom Cgil e Usb chiedono la solidarietà anzichè la cassa, ma il Governo ha ribadito che questo non è possibile.
«Ci siamo aggiornati al 27 febbraio - spiega Rocco Palombella, segretario generale Uilm - perchè noi abbiamo anche chiesto la rotazione del personale in cassa per evitare delle penalizzazioni. Questo però diviene problematico con gli impianti totalmente fermi come i tubifici. Se ne potrebbe uscire se si interviene con la formazione professionale ma su questo l’Ilva ci ha chiesto del tempo per fare degli approfondimenti».
L’appuntamento del 27 è a pochi giorni dalla scadenza dei contratti di solidarietà fissati per il 2 marzo e rinnovati l’anno scorso per circa 3mila lavoratori.