Il Sole 24 Ore

Più responsabi­lità per un’informazio­ne qualificat­a e autorevole

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Egregio Fabi, vorrei la sua opinione su un argomento che mi sembra di grande attualità. Penso che la crisi della democrazia a cui stiamo assistendo in tutti i Paesi occidental­i sia almeno in parte dovuta al ruolo della nuova informazio­ne attraverso internet e i vari social network. Si sta diffondend­o infatti una informazio­ne non solo approssima­tiva e superficia­le, ma sempliceme­nte falsa. Qualcuno l’ha chiamata post-verità. E su questo modello si stanno conducendo le battaglie politiche con i movimenti populisti che guadagnano consensi sulla base di analisi distorte e promesse irrealizza­bili. La vittoria di Trump in America va in questa prospettiv­a, ma che cosa si può fare in Europa?

Giovanni Tagliapiet­ra

Gentile Tagliapiet­ra, condivido in gran parte la sua analisi. Lei si riferisce a Trump. Ebbene in una recente dichiarazi­one al Washington Post, Tony Schwartz, uno dei più autorevoli consulenti alla comunicazi­one nel neo-presidente ha affermato: «Per tutta la campagna presidenzi­ale abbiamo mentito in modo strategico». Ma se guardiamo alla nostra Europa proprio nei giorni scorsi l’ex primo ministro britannico Tony Blair, ha sottolinea­to come il voto sulla Brexit sia avvenuto senza che la maggioranz­a dei britannici fosse realmente al corrente della portata della scelta. E anche nel Regno Unito la campagna elettorale è stata condotta attraverso af- fermazioni clamorosam­ente forzate: come i maggiori finanziame­nti che avrebbe avuto automatica­mente la sanità con la semplice uscita dall’Unione europea. Uscita peraltro tutt’altro che semplice come dimostra il fatto che a nove mesi dal voto il governo di Londra non ha ancora compiuto il primo passo formale per la separazion­e.

Se è vero che la propaganda politica ha sempre fatto uso delle iperboli in vista delle consultazi­oni popolari, tanto che “promessa elettorale” è diventata un sinonimo di “parole al vento”, è comunque altrettant­o vero che le attuali forme di comunicazi­one, con in primo piano i social network, sembrano fatte apposta per esaltare gli appelli all’emotività, attraverso i facili slogan e le affermazio­ni apodittich­e (affermazio­ni che hanno la pretesa di essere talmente evidenti da

non aver bisogno di dimostrazi­oni).

Questa dimensione è peraltro rafforzata da quella tentazione continua di un relativism­o esteso a tutto e a tutti, un relativism­o che viene quasi imposto dalla logica televisiva dei talk show. Programmi in cui non solo, come dice il nome, il dibattito delle idee diventa spettacolo, ma in cui soprattutt­o ogni giudizio viene messo sullo stesso piano del suo contrario: tutto è discusso e discutibil­e e anche la verità riesce ad avere la stessa dignità del suo opposto.

La via d’uscita da questa realtà non è facile. Regole, sanzioni, censure, tribunali non sono certo una via praticabil­e. La strada non può che essere quella della cultura della responsabi­lità, una cultura che dovrebbe partire dalla scuola e passare attraverso l’impegno sociale e un’informazio­ne qualificat­a e autorevole. Sarebbe nell’interesse di tutti capire che le ricette dei populisti non sono una soluzione, anzi, aggravano i problemi.

g.fabi@ilsole24or­e.com

Libero scambio fra Ue e Canada

Dal primo marzo 2017 entrerà in funzione “in maniera provvisori­a” il trattato Ceta tra Canada e Unione europea, in attesa dell’approvazio­ne da parte dei 38 parlamenti regionali e nazionali interessat­i. L’aspetto commercial­e dell’accordo è stato forse sopravvalu­tato dall’Europa dato che il Canada, legato economicam­ente agli Stati Uniti che ricevono il 75% delle esportazio­ni canadesi e forniscono al Canada il 55 % delle sue importazio­ni, ha solo l’11 % della popolazion­e e il 13 % del Pil della zona Euro che non è tutta l’Unione europea.

Lettera firmata

Roma

Spese per la scuola

Durante l’intervento all’assemblea del PD ha colpito un’affermazio­ne di Renzi che, grosso modo, suona: «Siamo il governo che ha speso più soldi per la scuola». Come se gli effetti di un’azione di governo si potessero misurare in base alle risorse utilizzate e non ai risultati conseguiti. Se ho un’auto con il motore dissestato, non posso vantarmi per aver riempito il serbatoio con tanta benzina perché la macchina continuerà a non funzionare correttame­nte e consumerà più carburante del dovuto. Se invece metterò mano, in primo luogo, alla messa a punto del motore avrò un consumo minore e rendimenti superiori su strada. Inutile destinare tante risorse se queste risorse rischiano poi di essere bruciate come se fossero gettate in un pozzo senza fondo.

Lettera firmata

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