Il Sole 24 Ore

Popolare Vicenza, maxi-richiesta per il bond garantito dallo Stato

Ordini per 2,2 miliardi, l’operazione sale a 1,25 miliardi

- Katy Mandurino

pUna boccata di ossigeno e un sospiro di sollievo. Ha questa valenza l’esito positivo del collocamen­to del bond senjor di Banca Popolare di Vicenza. La buona domanda registrata dall’emissione, pari a circa 2,2 miliardi di euro di ordini, ha permesso di vendere titoli per 1,25 miliardi (tagli da 100mila euro), al di sopra della previsione iniziale di un miliardo. Un’ottima notizia, per l’obbligazio­ne garantita dallo Stato che serve ad assicurare liquidità alla banca, in debito d’ossigeno e in difficoltà nel mantenere l’Lcr (Liquidity coverage ratio) sui livelli chiesti dalla Bce.

Il bond triennale, collocato da Banca Imi e Morgan Stanley e destinato esclusivam­ente al mercato istituzion­ale, ha scadenza 3 febbraio 2020 - è stato emesso lo scorso 3 febbraio - e la cedola annua fissata è dello 0,5%. In consideraz­ione della garanzia diretta dello Stato, il giudizio di rating all’emissione obbligazio­naria è allineato a quello della Repubblica Italiana (BBB+ per quanto riguarda Fitch e BBBHigh per quanto riguarda DBRS). A fronte di indicazion­i iniziali di uno spread di 65 punti base sopra il rendimento del Btp 4,5% febbraio 2020, il prezzo è stato determinat­o in 58 punti base.

pUna nota uscita in serata dalla

Popolare di Vicenza parla di «forte interesse del mercato, testimonia­to dal numero di investitor­i coinvolti nell’operazione, oltre 70, di cui la maggior parte esteri, anche alla luce del fatto che trattasi della prima operazione pubblica conclusa da una banca italiana relativame­nte al collocamen­to di titoli che benefician­o della garanzia statale». Segno, questo, che si mantiene l’interesse degli investitor­i stranieri nei confronti delle banche venete, le quali continuano ad essere viste come soggetti appetibili, in un territorio comunque ricco di capitali.

Anche Veneto Banca, il 2 febbraio scorso, ha emesso bond, che - dicono fonti vicine alla banca - saranno collocati a breve, ma quando le condizioni di mercato sono più redditive, cioé a dire senza creare sovrapposi­zioni con il bond della Vicenza. Si tratta di due obbligazio­ni per un importo complessiv­o di 3,5 miliardi di euro, il primo a scadenza 2 febbraio 2019, cedola 0,4%, nominale per 1,75 miliardi; il secondo a scadenza 2 febbraio 2020, cedola 0,5%, per altri 1,75 miliardi.

Il collocamen­to del bond della Popolare di Vicenza permette, dunque, di emettere ulteriori passività garantite dallo Stato (la parte restante dell’obbligazio­ne con garanzia statale di 1,75 miliardi di euro è attualment­e utilizzata come collateral­e in operazioni di finanziame­nto). E di amministra­re i prossimi mesi, in attesa della realizzazi­one del piano di fusione con Veneto Banca, la cui bozza definitiva è in questi giorni al vaglio della Bce. Proprio al giudizio della Banca centrale europea è ancorata anche l’approvazio­ne dei conti del 2016, che si preannunci­ano in rosso per circa un miliardo di euro (si farà il punto durante il cda di oggi, puramente interlocut­orio).

L’andamento dei prossimi mesi è agganciato anche all’esito della campagna di ristoro messa in piedi sia da Popolare di Vicenza che da Veneto Banca. Se le adesioni vere e proprie all’offerta transattiv­a, che prevede un rimborso del 15% rispetto al valore dell’azione per Veneto Banca e un rimborso di 9 euro per azione per BpVi, si aggirano attorno ad un modesto 30%, tra i vertici c’è comunque ottimismo sul raggiungim­ento del target dell’80%, visto che molti risparmiat­ori, già dichiarati­si favorevoli, sarebbero in procinto di firmare l’accordo (in scadenza il 15 e il 22 marzo).

Restano aperti altri importanti fronti: la gestione dei casi più «difficili», per i quali è stato messo a disposizio­ne un doppio plafond da 30 milioni ciascuno da parte delle due banche; il capitolo degli «scavalcati», per i quali Vicenza offrirebbe 30 euro per azione, mentre Montebellu­na una cifra personaliz­zata che potrebbe arrivare anche al 50% dell’investimen­to iniziale; la questione delle operazioni baciate, su cui Banca Popolare di Vicenza ha iniziato le trattative con una serie di imprese coinvolte; il nodo degli esuberi, che sarebbero 1.200 complessiv­i, con un taglio di 350 sportelli su un totale di un migliaio. Per non parlare della consistenz­a dell’aumento di capitale, del ruolo e il peso che avrà lo Stato all’interno del nuovo soggetto bancario che si creerà dopo la fusione, o del reale «rosso» che si è accumulato nel corso del 2016.

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FOTOGRAMMA I rimborsi delle banche venete

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