Kraft cerca altre prede dopo il «no» di Unilever
Il gruppo olandese cede il 6% in Borsa
pQuarantotto ore per cambiare idea, per concludere che i due partner erano oggi incompatibili - per strategie e prezzo - e che uno dei matrimoni del secolo non s’ha da fare. Ma anche per dare il via a un nuovo conto alla rovescia, adesso, per trovare prede alternative, forse meno ambiziose e che però promettono ugualmente un terremoto ne largo consumo: la lista nel cassetto di Kraft Heinz e dei suoi padroni, Warren Buffett e 3G Capital, comprende marchi americani quali Campbell Soup e Mondelez, tutte le società europee del settore con margini di profitto sotto pressione e le stesse attività alimentari della Unilever.
L’aggressività di Kraft Heinz, nonostante il ritiro dell’offerta da 143 miliardi per la rivale angloolandese, è ormai nota: se ancora produce sottilette e ketchup, in realtà è diventata soprattutto una corazzata finanziaria per nuove acquisizioni. Sotto la guida di 3G e con i capitali di Buffett - alfiere di cause democratiche in politica quanto determinato nello sponsorizzare ristruttuazioni nel business - Kraft Heinz ha visto in due anni l’azienda trasformarsi in una fucina di margini di profitto, saliti dal 10 al 23%. Grazie a terapie men che miracolose: drastici tagli dei costi e chiu- sure di impianti. Oggi, alla luce di un settore ancora sotto pressione per debole crescita globale, mutati gusti dei consumatori e tensioni su valute e materie prime, ha riaperto la caccia grossa.
Unilever - i cui margini di profitto sono solo attorno al 14% - potrebbe così essere stata solo il primo tentativo di una nuova fase di consolidamento del settore alimentare e di largo consumo. Buffett e 3G Capital sono al timone di un processo di fusioni che li ha visti prima rilevare Heinz nel 2013, poi combinarla con Kraft nel 2015. L’anno scorso le mire di Kraft si erano informalmente rivolte già a Mondelez, spingendo il gruppo a cercare di rafforzare le sue difese provando a comprare Hershey solo per vedere però la sue avance respinte. Gli analisti di Citi hanno da parte loro sottolineato come le regole britanniche sui takeover vietino ulteriori offerte per l’intero gruppo per sei mesi, ma non accordi sul passaggio di mano di specifici asset. Unilever ha messo in chiaro di privilegiare oggi il business a maggior redditività nell’igiene e cura personale. Alcuni gestori scommettono inoltre che le danze sul futuro del colosso angloolandese siano solo iniziate e che potrebbe essere costretto a rinunciare alla sua indipendenza nell’arco dei prossimi 5 anni.