Il Sole 24 Ore

Il Brasile adesso è «costretto» a importare caffè

Dal 2018 entra anche il greggio norvegese Troll

- Sissi Bellomo

pPer la prima volta da dieci anni il paniere del Brent si preapra ad accogliere una nuova qualità di greggio: il norvegese Troll, che contribuir­à alla formazione del benchmark di prezzo a partire dal 1° gennaio 2018.

La novità, comunicata ieri da S&P Global Platts, non è solo un dettaglio tecnico, ma si inserisce in un contesto più ampio, che vede il riferiment­o di prezzo europeo sempre più insidiato nel suo ruolo dominante sui mercati petrolifer­i. Inoltre, ci potrebbero essere anche ricadute sui rapporti di forza sul mercato stesso, con un contrappes­o allo strapotere di Royal Dutch Shell sugli scambi fisici che influenzan­o il benchmark: ad estrarre il greggio Troll – destinato a pesare per il 20% nel paniere del Brent – è infatti la compagnia norvegese Statoil.

L’annuncio è arrivato in un momento delicato su questo fronte. Shell è infatti tornata al centro delle polemiche per l’intensa attività di trading (sia di carichi fisici che di contratti derivati), che insieme alla forte presenza nell’arena del Mare del Nord la mette potenzialm­ente in grado di manipolare il mercato. Secondo un’inchiesta di Bloomberg, la compagnia anglo-olandese è di gran lunga il maggior trader petrolifer­o al mondo, scambiando ogni giorno oltre 12 milioni di barili di greggio e prodotti raffinati in forma fisica: oltre il 10% dei consumi mondiali. Shell estrae inoltre una quota rilevante di Forties, il greggio principale nel paniere del Brent, finché non sarà scalzato dal Trolls (gli altri sono il Brent stesso, l’Oseberg e l’Ekofisk). Inoltre è molto attiva sui mercati dei futures, compresi ovviamente quelli riferiti al Brent, che sono almeno in parte influenzat­i da scamnbi e prezzi sul fisico.

L’intreccio di interessi non vi- ola le leggi, ma da sempre desta parecchi malumori. Fonti Bloomberg citano alcuni episodi dell’anno scorso, in particolar­e il comportame­nto anomalo del mercato ad aprile, quando il prezzo del petrolio si era impennato, passando bruscament­e in backwardat­ion ( scadenza a pronti più cara di quelle a futuri) anche in presenza di un forte surplus di offerta. Proprio in quel periodo Shell aveva messo le mani su almeno 16 carichi di Forties da 600mila barili ciascuno, il 70% della disponibil­ità.

L’introduzio­ne del Troll nel paniere Bfoe (Brent-FortiesOse­berg-Ekofisk) potrebbe forse stemperare le posizione di forza sul mercato. La mossa di Platts è comunque anche di sapore difensivo. Sul mercato del petrolio infatti lo shale oil non rappresent­a una sfida soltanto per l’Opec. La crescita della produzione Usa e l’apertura delle frontiere al- l’export di greggio americano stanno riportando in auge il Wti competizio­ne tra benchmark di prezzo internazio­nali.

E per il Brent, al quale oggi sono “agganciati” due terzi degli scambi fisici di petrolio, è ora di correre ai ripari: il restyling del paniere è solo la prima mossa, in una strategia che mira a difendere l’esistenza stessa del benchmark e non solo il suo impiego da parte degli operatori. Il greggio del Mare del Nord è in declino: secondo proiezioni di Wood Mackenzie dagli attuali 850mila bg che fanno da sottostant­e al Brent Dated (al netto del Troll), si rischia di scendere sotto 600mila bg entro il 2023. Sul mercato dei future intanto il Wti sta guadagnand­o posizioni, con scambi per 1,1 milioni di contratti al giorno (+36%) l’anno scorso, a fronte di 785mila per il Brent (+14,6%).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy