Il Sole 24 Ore

Greco: con la riforma crollo delle denunce e gettito a rischio

- Alessandro Galimberti

pA un anno dalla riforma dei reati tributari - o quantomeno dall’aggiustame­nto di alcuni presuppost­i e soglie - il sistema dà segnali contraddit­ori e comunque ancora molto parziali. Da un lato migliorano le per

formance dell’Iva, dall’altro crollano, come previsto, le de

nunce penali in un contesto dove cominciano a sorgere i primi dubbi sulla giustizia (solo) risarcitor­ia. Se ne è discusso ieri pomeriggio a Milano in un convegno a più voci, dalla procura (Francesco Greco), alle Entrate (Rossella Orlandi), dalla Gdf (Antonio Specchia), all’università (Francesco Mucciarell­i) e alle profession­i (Raffaella Quintana, Antonio Tomassini e Antonio Martino di Dla Piper, Antonio Cattaneo, Deloitte).

Il cambio di registro nella politica repressiva ottenuto con i decreti dello scorso anno, secondo la Orlandi, ha invertito l’andamento dell'Iva, che tra il 2009 e il 2014 aveva avuto un trend «preoccupan­te». «Nel ’15 e nel ’16 - ha detto la direttrice - al netto di rimborsi e compensazi­oni specifiche, l’Iva netta è salita del 5,2% nel 2015 e di un ulteriore 2,8% lo scorso anno», ma forse grazie soprattutt­o al nuovo istituto dello split payment. Un dato, questo, a cui comunque il procurator­e Greco ha contrappos­to il crollo (atteso) dei reati iscritti a registro : «Dai 4.500 del 2014 - ha detto il procurator­e - siano passati a 3.800 nel ’15 e ai 1.200 nel 2016, con calo dei due terzi, che per un garantista come me può essere anche positivo». Altri effetti collateral­i, ha aggiunto il procurator­e, sono « l’azzerament­o delle denunce per l’articolo 3 (dichiarazi­one fraudolent­a, ndr), l’esauriment­o della cultura “quattrocen­trica” come la chiamavo io (l’utilizzo investigat­ivo massivo della dichiarazi­one infedele, ndr) ma soprattutt­o siamo poi a quasi a zero anche per le ipotesi di abuso del diritto, che nella mia esperienza portavano tanti soldi allo Stato, grazie alla pressione sul contribuen­te dell’eva- sione pianificat­a».

Quanto vale la pena, in questo contesto così complicato e sfaccettat­o, perseverar­e sulla strada della giustizia (solo) risarcitor­ia? Secondo Francesco Mucciarell­i è «criminogen­o liquidare la sanzione penale con la sola prospettiv­a del “restituisc­i quello che hai preso”, per ragioni evidenti, ma è altrettant­o difficile individuar­e quali sanzioni ulteriori e alternativ­e al carcere siano davvero pertinenti ed efficaci».

Capitolo voluntary. Secondo Rossella Orlandi difficile fare previsioni di gettito, giusto invece aprire alla “comprensio­ne” sugli errori di autoliquid­azione. Greco ha espresso grandi perplessit­à invece sul divieto

LE LISTE Le Entrate: «Al via le richieste fiscali verso due Paesi». E la giustizia svizzera giustifica l’apertura del segreto bancario

di “seconda voluntary” («è chiaro che quasi nessuno ha sanato tutto con la Vd/1, hanno fatto solo le prove all’Erario») e sulla riuscita della campagna sul contante («bisognava ragionare sul “test convenienz­a”, sotto i materassi ci sono 150 miliardi che con queste regole non usciranno»).

E mentre la Orlandi annuncia già in partenza le liste di richieste fiscali di gruppo verso due paesi (Svizzera e Principato?) proprio il Tribunale federale svizzero di Losanna ha depositato ieri le motivazion­i del «sì» alle richieste di gruppo del fisco olandese. I contribuen­ti olandesi con conti in Svizzera «hanno avuto un anno di tempo per prendere posizione sulla loro conformità fiscale e non rispondend­o non hanno dimostrato che i loro conti sono dichiarati al fisco olandese». Un avviso “interessan­te” su come i giudici svizzeri tratterann­o le richieste in arrivo dall’Italia.

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