Ruolo autonomo da salvaguardare
Vent’anni – soprattutto ora, in un mondo caratterizzato da cicli sociopolitici che nascono, proliferano e si estinguono in poche stagioni – rappresentano una dimensione temporale significativa, che però, correlata ad un ente previdenziale, ancora non è sufficiente per un bilancio ponderato e oggettivo. Questa riflessione, insieme a ovvie considerazioni sull’inutilità delle autocelebrazioni, ci sollecita a considerare il nostro passato solo come una necessaria condizione del nostro futuro, unico riferimento della nostra azione di amministratori.
Costruire un sistema di protezione adeguato e rispondente ai bisogni dei nostri iscritti non è stato né facile, né tantomeno scontato nei suoi risultati, vivendo tempi di così forte volatilità da rendere in- stabili non solo le quotazioni economiche, ma anche la coesione sociale, gli schieramenti ideologici, i valori apparentemente condivisi da una comunità. In un tale contesto, i periti industriali hanno però saputo creare e rafforzare un sistema previdenziale che, applicando il nuovo metodo contributivo, si è dimostrato sostenibile e si sta battendo con successo per dare adeguatezza alle proprie erogazioni pensionistiche. Con grande senso di responsabilità abbiamo deciso un percorso di innalzamento del contributo soggettivo, fino al 18% del nostro reddito, il più alto nel panorama della previdenza privata.
Un contributo soggettivo che – accompagnato all’utilizzo di parte del contributo integrativo, 5% sull’imponibile, alla rivalutazione dei montanti con percentuali superiori alla media quinquennale del Pil (così come imposto dalla legge) e all’oculata ed attenta gestione dell’ente – permetterà di assicurare una pensione pari a circa al 50% dell'ultimo reddito prodotto.
Non solo, in questi vent’anni abbiamo anche avviato e consolidato un sistema di welfare che mette a disposizione benefici e aiuti a chi ha necessità di protezione e a chi si trova in stato di necessità e non riesce a farvi fronte. La solidarietà è un valore non negoziabile e rappresenta per il cammino dell’Eppi la sua “stella polare”.
Ma osservando il cielo non possiamo non notare l’arrivo di una nuova perturbazione. Proviene dal Palazzo, dove la pur lodevole discussione sul Testo unico degli enti di previdenza privata fa riemergere l’antica, ma mai morta, voglia di uno Stato pigliatutto, evidente nell’ossessione per gli accorpamenti, nella strumen- tale richiesta di riduzione degli organi rappresentativi, nella limitazione della libertà di azione, nella malcelata volontà di condizionare gli investimenti delle Casse. Ogni giorno, ci sembra che venga sempre più leso il valore della nostra autonomia, imponendo a un ente privato le regole del pubblico, sia nelle procedure sia nelle scelte strategiche, ferma restando in capo agli enti la responsabilità del risultato.
Nulla abbiamo avuto dallo Stato e nulla chiediamo, se non la legittima autonomia consequenziale all’assunzione di una responsabilità di cui siamo pienamente consapevoli e per la quale siamo disposti a controlli puntuali, sostanziali e severi. Ma evitando le invasioni di campo. E con questo auspicio vorremmo lavorare per i prossimi vent’anni.