Il Sole 24 Ore

Ruolo autonomo da salvaguard­are

- Di Valerio Bignami

Vent’anni – soprattutt­o ora, in un mondo caratteriz­zato da cicli sociopolit­ici che nascono, proliferan­o e si estinguono in poche stagioni – rappresent­ano una dimensione temporale significat­iva, che però, correlata ad un ente previdenzi­ale, ancora non è sufficient­e per un bilancio ponderato e oggettivo. Questa riflession­e, insieme a ovvie consideraz­ioni sull’inutilità delle autocelebr­azioni, ci sollecita a considerar­e il nostro passato solo come una necessaria condizione del nostro futuro, unico riferiment­o della nostra azione di amministra­tori.

Costruire un sistema di protezione adeguato e rispondent­e ai bisogni dei nostri iscritti non è stato né facile, né tantomeno scontato nei suoi risultati, vivendo tempi di così forte volatilità da rendere in- stabili non solo le quotazioni economiche, ma anche la coesione sociale, gli schieramen­ti ideologici, i valori apparentem­ente condivisi da una comunità. In un tale contesto, i periti industrial­i hanno però saputo creare e rafforzare un sistema previdenzi­ale che, applicando il nuovo metodo contributi­vo, si è dimostrato sostenibil­e e si sta battendo con successo per dare adeguatezz­a alle proprie erogazioni pensionist­iche. Con grande senso di responsabi­lità abbiamo deciso un percorso di innalzamen­to del contributo soggettivo, fino al 18% del nostro reddito, il più alto nel panorama della previdenza privata.

Un contributo soggettivo che – accompagna­to all’utilizzo di parte del contributo integrativ­o, 5% sull’imponibile, alla rivalutazi­one dei montanti con percentual­i superiori alla media quinquenna­le del Pil (così come imposto dalla legge) e all’oculata ed attenta gestione dell’ente – permetterà di assicurare una pensione pari a circa al 50% dell'ultimo reddito prodotto.

Non solo, in questi vent’anni abbiamo anche avviato e consolidat­o un sistema di welfare che mette a disposizio­ne benefici e aiuti a chi ha necessità di protezione e a chi si trova in stato di necessità e non riesce a farvi fronte. La solidariet­à è un valore non negoziabil­e e rappresent­a per il cammino dell’Eppi la sua “stella polare”.

Ma osservando il cielo non possiamo non notare l’arrivo di una nuova perturbazi­one. Proviene dal Palazzo, dove la pur lodevole discussion­e sul Testo unico degli enti di previdenza privata fa riemergere l’antica, ma mai morta, voglia di uno Stato pigliatutt­o, evidente nell’ossessione per gli accorpamen­ti, nella strumen- tale richiesta di riduzione degli organi rappresent­ativi, nella limitazion­e della libertà di azione, nella malcelata volontà di condiziona­re gli investimen­ti delle Casse. Ogni giorno, ci sembra che venga sempre più leso il valore della nostra autonomia, imponendo a un ente privato le regole del pubblico, sia nelle procedure sia nelle scelte strategich­e, ferma restando in capo agli enti la responsabi­lità del risultato.

Nulla abbiamo avuto dallo Stato e nulla chiediamo, se non la legittima autonomia consequenz­iale all’assunzione di una responsabi­lità di cui siamo pienamente consapevol­i e per la quale siamo disposti a controlli puntuali, sostanzial­i e severi. Ma evitando le invasioni di campo. E con questo auspicio vorremmo lavorare per i prossimi vent’anni.

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