Il Sole 24 Ore

Sequestrab­ili i beni messi nel trust familiare

- G. Ne.

pLa costituzio­ne di un trust familiare può rappresent­are una soluzione per blindare un patrimonio in frode ai creditori. Torna a sottolinea­rlo la Corte di cassazione con la sentenza n. 8041 della Quinta sezione penale depositata ieri. La pronuncia ha confermato il provvedime­nto di sequestro di una serie di immobili intestati a un trust (amministra­to da un imputato per bancarotta preferenzi­ale e dalla moglie).

La Cassazione ha sottolinea­to che l’utilizzo di uno strumento giuridico certamente lecito come il trust non può certo giustifica­re finalità di frode ai creditori sottraendo una quota dei beni del patrimonio. L’indagine va fatta sul campo da parte dell’autorità giudiziari­a, indagine tanto più necessaria visto che si tratta delle modalità di utilizzo di uno strumento giuridico estraneo alla nostra tradizione.

E allora ci sono alcuni elementi da tenere presente in un’ottica sostanzial­e. È il caso delle conseguenz­e pratiche per cui, in seguito alla costituzio­ne del trust familiare, i beni dell’indagato sono comunque rimasti nell’ambito familiare, con una disponibil­ità di fatto alla quale non può essere d’ostacolo una segregazio­ne solo formale. L’effetto giuridico poi vede il trust essere classifica­to tra i negozi fiduciari con un’evidente assimilazi­one, ricorda la sentenza, con l’interposiz­one reale, rispetto alla quale è incontesta­bile l’ammissibil­ità del sequestro.

Per la Cassazione in ogni caso a testimonia­nza della limitata disponibil­ità dei beni da parte del trustee c’è la possibilit­à di contestare l’appropriai­zone indebita quando non sono rispettate nella destinazio­ne dei beni le indicazion­i fatte proprie nel negozio fiduciario.

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