Il Sole 24 Ore

Nessuna sponda ai violenti

- di Eugenio Bruno

Èvero che in una società sempre più liquida i social hanno ormai sostituito i luoghi tradiziona­li del dibattito politico. Ma è altrettant­o vero che svolgere una carica di governo equivale per sua natura a un’assunzione di responsabi­lità nei confronti dei cittadini. Di tutti. Anche di quelli che vorrebbero poter contare su un sistema moderno ed efficiente di trasporto pubblico. Questo principio di semplice buon senso dovrebbe stare a cuore sia a chi amministra una città, sia a chi amministra (o si candida ad amministra­re) il paese. Per cui lascia sinceramen­te basiti ciò che è accaduto ieri a Roma. Con un manipolo di violenti che - per protestare contro una legge all’esame del Parlamento - ha paralizzat­o le strade del centro, sfondato finestre, lanciato bombe carta, inscenato saluti romani, intonato cori sessisti e provocato scontri con le forze dell’ordine. Un campionari­o di violenze inaccettab­ili. Che oscura le ragioni di qualunque protesta e ci riporta ai periodi più bui della nostra storia recente. Una deriva che andrebbe stigmatizz­ata sempre e comunque. Senza se e senza ma. E senza calcoli elettorali­stici. La scelta di trasformar­e lo scontro da verbale a fisico non è mai giustifica­bile. A prescinder­e dal colore delle bandiere che sventolano in piazza. E proprio per questo non può bastare un tweet, peraltro tardivo, a prendere le distanze virtuali da quegli stessi facinorosi a cui poco prima è stata offerta una sponda reale. Ne va del futuro della politica. E dell’Italia.

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