Nessuna sponda ai violenti
Èvero che in una società sempre più liquida i social hanno ormai sostituito i luoghi tradizionali del dibattito politico. Ma è altrettanto vero che svolgere una carica di governo equivale per sua natura a un’assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini. Di tutti. Anche di quelli che vorrebbero poter contare su un sistema moderno ed efficiente di trasporto pubblico. Questo principio di semplice buon senso dovrebbe stare a cuore sia a chi amministra una città, sia a chi amministra (o si candida ad amministrare) il paese. Per cui lascia sinceramente basiti ciò che è accaduto ieri a Roma. Con un manipolo di violenti che - per protestare contro una legge all’esame del Parlamento - ha paralizzato le strade del centro, sfondato finestre, lanciato bombe carta, inscenato saluti romani, intonato cori sessisti e provocato scontri con le forze dell’ordine. Un campionario di violenze inaccettabili. Che oscura le ragioni di qualunque protesta e ci riporta ai periodi più bui della nostra storia recente. Una deriva che andrebbe stigmatizzata sempre e comunque. Senza se e senza ma. E senza calcoli elettoralistici. La scelta di trasformare lo scontro da verbale a fisico non è mai giustificabile. A prescindere dal colore delle bandiere che sventolano in piazza. E proprio per questo non può bastare un tweet, peraltro tardivo, a prendere le distanze virtuali da quegli stessi facinorosi a cui poco prima è stata offerta una sponda reale. Ne va del futuro della politica. E dell’Italia.