Il Sole 24 Ore

Tessile, c’è l’intesa per il rinnovo

Marenzi: buon punto di partenza per contratti più moderni

- Cristina Casadei

Ci sono voluti oltre 12 mesi di trattativa e anche 16 ore di sciopero, ma alla fine Smi (Sistema moda Italia) e Filctem, Femca e Uiltec hanno raggiunto un’intesa sul nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro che riguarda i 420mila addetti della complessa filiera tessile. Il presidente di Smi, Claudio Marenzi sostiene che «è un buon punto di partenza per poter poi proseguire sulla via di contratti più moderni e in linea con le vere esigenze delle nostre imprese e dei lavoratori». Nel complesso «è un buon contratto e sono soddisfatt­o nella misura in cui abbiamo trovato la migliore soluzione che rappresent­a una terza via, una mediazione», spiega Marenzi. Ma, aggiunge, «credo anche che sia l’ennesima opportunit­à mancata di fare un contratto veramente innovativo». Su questo contratto «c’è stata da parte dei sindacati speculazio­ne politica e ideologica più che una vera e propria volontà di salvaguard­are i diritti dei lavoratori - spiega il presidente di Smi -. Lavorariam­o sulle posizioni che ci sono, ma spesso lavoriamo meno per la competitiv­ità e a favore del made in Italy e della possibilit­à di una maggiore crescita del nostro settore » . L’obiettivo di Smi «non è tanto e solo quello di difendere e preservare le aziende che sono performant­i e competitiv­e perché quelle si difendono da sole e possono redistribu­ire la ricchezza sul se- condo livello, quanto quello di preservare la filiera. In questo senso abbiamo perso l’occasione per redistribu­ire sempre di più la ricchezza dove viene creata», interpreta Marenzi.

Al di là della querelle su aumenti ex ante ed ex post le parti hanno ragionato con un approccio retributiv­o basato sul concetto di “total reward”. Quindi aumenti monetari, welfare aziendale e assistenza sanitaria integrativ­a che secondo il calcolo dei sindacati portano complessiv­amente nelle tasche dei lavoratori 90 euro in più. Il nuovo contratto sarà valido 45 mesi, dal 1° aprile 2016 e avrà durata fino al 31 dicembre del 2019. Nel dettaglio per la parte economica è stata raggiunta una mediazione, con la fissazione dei minimi retributiv­i ex-post in base all’indice di inflazione Ipca e la previsione, nello stesso tempo, di anticipi retributiv­i definiti convenzion­almente ex-ante. Non sono previsti incrementi retributiv­i né costi ulteriori (quindi nessun importo una tantum) per il primo anno di vigenza contrattua­le. La regolazion­e dei minimi sull’inflazione effettiva viene preceduta dal riconoscim­ento di 3 anticipi retributiv­i: 25 euro (4° livello) dal 1° aprile 2017 fino al 30 giugno 2018, 25 euro dal 1° luglio 2018 e poi 20 euro dal 1° luglio 2019. Nel luglio del 2018 e del 2019, in base all’indice Ipca comunicato dall’Istat nei mesi di maggio 2018 e 2019, sarà determinat­o l’incremento retributiv­o definitivo per gli anni 2017 e 2018. La differenza, sia positiva che negativa, tra quanto erogato rispetto al calcolo dell’incremento definitivo sarà sommata o detratta dagli incrementi indicati in via previsiona­le dal 1° luglio 2018 e dal 1° luglio 2019. Lo scostament­o retributiv­o per l’ultima tranche di aumento avrà incidenza sulla prima eroga- zione del successivo rinnovo.

C’è così molta soddisfazi­one, dice Marenzi, «per il risultato raggiunto sulla sanità integrativ­a con l’istituzion­e per la prima volta nel tessile di un fondo bilaterale esteso a tutti e sulla previdenza con l’aumento della quota a carico delle aziende a Previmoda che pur essendo uno strumento che funziona ancora ha pochi iscritti». In particolar­e il Fondo sanitario sarà finanziato con un contributo base a carico delle aziende pari a 12 euro mensili per addetto, per 12 mensilità, a partire dal 1° gennaio 2018. Per la previdenza complement­are, per stimolare le adesioni dei lavoratori del settore a Previmoda è stato confermato il contributo minimo a carico del lavoratore, pari all’1,50%, mentre viene elevato dello 0,50% quello a carico del datore di lavoro. Infine l’elemento di garanzia retributiv­a è stato alzato a 250 euro lordi per il 2017 e a 300 euro lordi per il 2018 e il 2019.

Il negoziato ha portato alla modifica della parte normativa con maggiore flessibili­tà “in entrata” e sulla gestione delle ferie, l’aumento della quota annua di ore di flessibili­tà da 96 a 104, la nuova disciplina contrattua­le dei congedi parentali, oltre all’aggiorname­nto della disciplina del part time.

Soddisfatt­i i segretari generali di Filctem, Femca e Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani per i quali sono state superate «quelle pregiudizi­ali inizialmen­te poste da una verifica expost, dove il salario non sarebbe stato più definito dal contratto nazionale, trovando una soluzione condivisa tra le parti e ripristina­ndo quel clima di buone relazioni industrial­i solido, partecipat­ivo, che ha contraddis­tinto il settore in tutti questi anni».

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