Il Sole 24 Ore

Corsa ai titoli tedeschi, tassi ai minimi

Il rendimento del biennale va sempre più sottozero: -0,91%

- Lops e Valsaniau pagina 4

Il rendimento del Bund tedesco a 2 anni è sceso fino a -0,91%, come mai nella storia del debito tedesco. È l’effetto di una corsa al bund, rifugio in questa fase di nervosismo dei mercati, che temono le elezioni in Olanda e soprattutt­o Francia: più cresce il gradimento della Le Pen all’eventuale ballottagg­io più gli investitor­i comprano Bund. Le pressioni politiche d'Oltralpe pesano sulle banche italiane: Piazza Affari maglia nera. Intanto Wall Street mette a segno l’ennesimo record.

Altri due record. Uno in Germania e l’altro negli Stati Uniti. L’ultima giornata finanziari­a aggiorna il libro dei guinness. Il rendimento del Bund tedesco a 2 anni è sceso i ntraday fino a -0,91%, come mai successo prima nella storia della curva del debito tedesco. E poi, ma ormai non è quasi più una notizia, la Borsa di Wall Street ha aggiornato per l’ennesima volta nel corso di questo 2017 i massimi storici con l’indice Dow Jones che è ha toccato nel corso della seduta la soglia inesplorat­a di 20.766 punti.

I due record sono indicativi perché sintomatic­i del posizionam­ento dei riflettori da parte degli investitor­i. In Europa il focus è sul potenziale rischio politico che le prossime elezioni potrebbero determinar­e. Il 15 marzo ci sono le elezioni politiche in Olanda dove potrebbe vincere il Partito per la libertà (Pvv) guidato da Geert Wilders, leader di un movimento islamofobo e antieurope­o. A seguire, il 23 aprile, c’è il primo turno delle presidenzi­ali in Francia che rappresent­ano a detta degli operatori il market mover della prima parte dell’anno. Agli investitor­i non piace Marine Le Pen e il suo pro- gramma che prevede di portare la Francia fuori da euro ed Unione europea. Ed è per questo motivo che gli acquisti del Bund tedesco a due anni - rifugio per eccellenza e vero termometro in questa fase del nervosismo dei mercati - si stanno moltiplica­ndo nelle ultime settimane. Più crescono le percentual­i di gradi- mento della Le Pen all’eventuale ballottagg­io del 7 maggio, più gli investitor­i comprano Bund (come si può ben vedere nel grafico in pagina).

Sulla distanza a 10 anni ieri si è avuto un picco massimo dello spread tra Francia e Germania a 81 punti. Il differenzi­ale si è però ridotto a 74 punti dopo l’annuncio del ritiro della candidatur­a di François Bayrou, con l’obiettivo di far convergere i voti sull’altro candidato moderato, l’ex ministro dello Sviluppo Emmanuel Macron. Una notizia che teoricamen­te dovrebbe indebolire la candidata di destra Marine Le Pen. Perfettame­nte allineata la reazione delle Borse con l’indice francese Cac 40 tornato positivo (+0,15%) proprio nelle ultime battute di una giornata complessiv­amente contrastat­a. Tra le Borse europee maglia nera a Piazza Affari con il Ftse Mib che ha lasciato sul terreno lo 0,83% complice una nuova seduta di vendite sul comparto bancario (-1,84%). A questo punto il passivo del settore da inizio anno si fa corposo (-8,4%) e aiuta a capire come mai Piazza Affari sia l’unica Borsa, tra i principali indici globali, ad avere un bilancio negativo da inizio anno (-1,85%). Perfino la Borsa messicana (che stando alle dichiarazi­oni protezioni­stiche di Donald Trump avrebbe dovuto accusare il colpo) è in attivo (+4% in valuta locale e +7,5% nella performanc­e convertita in euro).

L’altro grande focus degli investitor­i è sbilanciat­o sulla rotazione dei portafogli dai bond verso l’azionario. Fino a quando durerà il rally delle Borse mondiali (ieri l’indice Msci World ha aggiornato il massimo di tutti i tempi) trainato dal faro Wall Street? È questa la domanda del momento. Riuscirà Trump con politiche fiscali piuttosto ambiziose a far invertire il trend della crescita negli Usa che negli ultimi mesi sta evidenzian­do segnali di rallentame­nto? A gennaio il Pmi manifattur­iero è scivolato sul livello più basso da due mesi e il Pil del quarto trimestre è cresciuto dell’1,9% su base annua a fronte del +3,5% dello stesso periodo dell’anno precedente).

Al momento gli investitor­i, acquistand­o le azioni a Wall Street a prezzi cari, che valgono 18 volte gli utili attesi (che già scontano gli effetti dopanti delle politiche di Trump) credono di sì.

Ma è un sottile equilibrio quello su cui si reggono i continui rialzi azionari, anche perché foraggiato dalle vendite di obbligazio­ni che scotta sempre più detenere in portafogli­o in un contesto in cui l’inflazione ha rialzato la testa. Sono intanto molti gli operatori che credono che la Federal Reserve debba procedere più speditamen­te nel suo percorso di normalizza­zione dei tassi (al momento i mercati scontano un prossimo rialzo a maggio).

FLUSSI SULL’AZIONARIO Euforia globale: l’indice Msci World, che mostra l’andamento delle Borse mondiali, ha raggiunto il massimo storico

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