La Ue all’Italia: manovra entro aprile
Sotto la lente anche i conti della Francia e gli investimenti deboli della Germania
L’Italia presenta squilibri macro-economici eccessivi: nella stessa situazione altri sei Paesi, tra cui la Francia; se il governo non attuerà le misure per la correzione dei conti «di almeno lo 0,2% del Pil» entro aprile, scatterà una procedura d’infrazione. È il verdetto della Ue, che sottolinea inoltre il allentamento delle riforme e i rischi dai costi per ricapitalizzazione e garanzie delle banche. Nel mirino anche la Germania per il disavanzo record tra export e importazioni e gli scarsi investimenti.
Nonostante una generale ripresa dell’economia - confermata ieri anche dall’aumento dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche - e un continuo risanamento dei conti pubblici, la zona euro continua a essere segnata da pericolosi squilibri macroeconomici a livello nazionale. Nel mirino della Commissione europea restano i due grandi paesi dell’Unione monetaria. Alla Germania, l’esecutivo comunitario ha chiesto ieri nuovi sforzi per ridurre l’attivo delle partite correnti. Alla Francia ha domandato misure per rendere l’economia più competitiva.
«Nel caso della Germania, constatiamo ancora una volta che l’attivo delle partite correnti molto importante non è sano per l’economia e crea significative distorsioni(...) per la zona euro nel suo insieme», ha detto durante una conferenza stampa qui a Bruxelles il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. Ciò detto, l’uomo politico ha notato che la riduzione del surplus non è solo nelle mani della Germania e che lo stesso paese «ha iniziato l’anno scorso a rilanciare gli investimenti».
La Commissione considera che la Repubblica Federale continui ad essere segnata da uno squilibrio macroeconomico, per via del suo attivo corrente che nel 2016 ha toccato l’8,7% del prodotto interno lordo. Alcuni osservatori ritengono che questo surplus sia dovuto a pochi consumi e a molto export. Bruxelles è d’accordo, ma ancora ieri ha voluto ricordare che lo squilibrio dipende non solo da investimenti limitati, ma anche dalla forte domanda di beni tedeschi da parte dei suoi vicini.
In questo contesto, l’esecutivo comunitario ha esortato Berlino a presentare nei prossimi mesi un ambizioso piano nazionale di riforme per aiutare a correggere il surplus commerciale che pesa sulla crescita dell’economia europea nel suo insieme. La Germania è uno di 12 Paesi che Bruxelles considera tuttora segnati da uno squilibrio. Gli altri sono l’Italia, l’Irlanda, la Spagna, l’Olanda, la Slovenia, la Svezia, la Bulgaria, la Croazia, il Portogallo, Cipro e la Francia.
Mentre la Finlandia è uscita dalla procedura per squilibrio macroeconomico, la Francia rimane tra i paesi sotto osservazione. «Notiamo una correzione graduale degli squilibri, grazie ad alcuni sviluppi economici e ad alcune riforme adottate – ha detto il commissario Moscovici –. Vi sono stati progressi, ma certamente bisogna fare di più». Il compito «spetterà al prossimo governo, e saremo quindi molto attenti agli impegni che presenterà», ha aggiunto, riferendosi alle prossime presidenziali.
La Francia è con l’Italia uno di sei paesi con squilibri macroeconomici eccessivi, a cominciare dalla dinamica del debito pubblico. Gli altri quattro sono la Bulgaria, la Croazia, il Portogallo e Cipro. I rapporti-Paese pubblicati ieri devono servire ai governi per presentare nei prossimi mesi i loro piani nazionali di riforme, che saranno valutati dalla Commissione e dal Consiglio in un iter che deve servire a rafforzare la convergenza tra le economie nazionali dell’Unione. All’inizio del mese, Bruxelles aveva pubblicato nuove previsioni economiche.
Sempre ieri, per la prima volta, la stessa Commissione ha pubblicato un rapporto sul Patto di Bilancio, o fiscal compact in inglese. Nella breve relazione che verrà trasmessa ai ministri delle Finanze, l’esecutivo comunitario fa il punto sul modo in cui il nuovo trattato è stato trasposto nelle legislazioni nazionali. Deputati del Parlamento europeo sperano che proprio il rapporto, pubblicato quattro anni dopo l’entrata in vigore del fiscal compact, possa aprire un dibattito su sue eventuali modifiche.
I RILIEVI A BERLINO Un avanzo di queste dimensioni (quasi al 9% del Pil) non viene ritenuto sano perché sintomo di un eccesso di risparmio