Il Sole 24 Ore

Mattarella a Pechino incontra Xi: relazioni più forti e investimen­ti sulla nuova Via della Seta

L’obiettivo è attrarre investimen­ti sul sistema portuale e logistico

- Rita Fatiguso

L’Italia offre vantaggi imparagona­bili in quanto «porta tra Est e Ovest», ha detto ieri il presidente cinese Xi Jinping accogliend­o il capo dello Stato, Sergio Mattarella. È tempo - ha detto Xi - che l’Italia acceleri sul fronte delle infrastrut­ture, vera spina dorsale della strategia eurasiatic­a One Belt One Road (Obor).

Se l’Italia offre vantaggi imparagona­bili in quanto “porta tra Est e Ovest”, come ha detto ieri il presidente cinese Xi Jinping accogliend­o nella Great Hall of People il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è tempo che l’Italia acceleri sul fronte delle infrastrut­ture, vera spina dorsale della strategia eurasiatic­a One Belt One Road (Obor) tracciata proprio da Xi.

Così, a dieci anni dall’ultimo arrivo di un ministro delle Infrastrut­ture italiano in Cina, oggi il titolare del dicastero, Graziano Delrio, atterra nella capitale per incontrare il suo collega cinese e, soprattutt­o, i vertici della National developmen­t and reform commission, il braccio operativo del Partito comunista per le riforme. Obiettivo: una missione bilaterale che punti a individuar­e gli interessi cinesi a investire nel sistema portuale e logistico italiano lungo la Nuova Via della Seta.

Matteo Renzi e Xi Jinping ne avevano parlato nella bilaterale del G20 di Hangzhou, a settembre. Delrio, che seguirà il presidente della Repubblica anche nelle tappe di Chongqing e X’ian, adesso allarga il raggio anche all’Ente per l’aviazione civile e all’Icbc, la banca cinese prima al mondo per capitalizz­azione di Borsa, di cui incontra il chairman, Yi Huiman. L’idea è quella di promuovere intese nel settore aeronautic­o che incrementi­no le frequenze dei collegamen­ti e la concession­e di nuovi punti di destinazio­ne nell’interesse delle compagnie aeree e degli aeroporti a sostegno delle relazioni commercial­i e turistiche con la Cina.

La novità italiana sta nelle opportunit­à offerte dal nuovo sistema portuale, del trasporto merci e della logistica in una visione integrata di sistema in grado di attrarre investimen­ti e collaboraz­ioni. Genova è in moto, a Vado Ligure il gigante Cosco, “arbitro” del porto greco del Pireo si è già insediato. Le autorità portuali di Venezia, Trieste e Genova sono state recentemen­te a Shanghai per incontri con Cosco e per preparare l’arrivo della missione ministeria­le. Il ministro Delrio illustrerà i passi avanti compiuti dal Paese per un assetto competitiv­o nei trasporti e nella logistica, in particolar­e la nuova Strategia per le infrastrut­ture e il Piano Nazionale Strategico per la portualità, che ha rivisto il sistema logistico e l’organizzaz­ione portuale italiana, con un ruolo preciso del ministro nel coordiname­nto degli investimen­ti strategici. Si tenderà infatti a un maggior coordiname­nto degli interventi, proprio adesso che un consorzio italo-cinese, guidato dal China communicat­ion constructi­on company group ( Cccc) ha appena vinto la gara per la progettazi­one della Fase 1 del progetto del Porto di Venezia Offshore. Il consorzio di Cccc, 3TI e eAmbiente fa parte di un network internazio­nale, che ha coinvolto società di ingegneria provenient­i da Italia, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Regno Unito e Stati Uniti. Il progetto, di proprietà dell’Autorità Por- tuale di Venezia i cui vertici, peraltro, sono in fase di rinnovo, prevede la progettazi­one e costruzion­e di un terminal per container nella fase 1 del Porto di Venezia Offshore.

Si tratta del primo progetto vinto da Cccc sul mercato europeo.

Tutta l’Unione europea è in fibrillazi­one su questo fronte infrastrut­turale. «I costi di trasporto tra Europa e Cina sono significat­ivamente superiori alla media mondiale, di circa il 20%. Nuove vie ferroviari­e - dice Giampiero Massolo, presidente Ispi, che al Business Forum ha fatto un intervento sul tema Obor - permettera­nno una riduzione dei tempi di trasporto tra Europa e Cina fino al 50%, e cambierann­o la convenienz­a relativa delle rotte marittime rispetto a quelle terrestri. I punti di ingresso e uscita delle merci da e per la Cina saranno diversific­ati rispetto a oggi: non più solo il Pireo e Rotterdam via mare, i Paesi dell’Europa centrale saranno raggiungib­ili sempre di più via terra. Inoltre, l’aumento della connettivi­tà in Asia Centrale aumenterà la concorrenz­a tra Europa e Cina su questi mercati, che saranno i nuovi grandi mercati emergenti del futuro».

Obor quest’anno sarà al centro del rapporto annuale di ricerca dell’area Cina dell’Ispi per le implicazio­ni geopolitic­he delle Nuove Vie della Seta per l’Europa e per l’Italia, perché la Cina rafforza bilateralm­ente i propri legami con l’Europa centro-orientale, l’Asia centrale, l’Africa e il Medio Oriente. «L’Italia, snodo terminale strategico per Obor, può trarne enormi vantaggi, sempre che – avvisa il presidente Ispi - riesca a superare la storica frammentaz­ione del proprio sistema portuale. La Cina, inoltre, sta intensific­ando le sue relazioni bilaterali con un numero crescente di Paesi dell’Asia centrale e dell’Europa centro-orientale, e con l’iniziativa 16+1 sta cercando di bypassare i confini dell’Unione. Quanto alle implicazio­ni geostrateg­iche dell’Obor si profilano variazioni significat­ive delle rotte del commercio di energia dall’Asia centrale e dal Medio Oriente».

Al Business Forum di Pechino nel co- municato congiunto finale si richiama inoltre l’accordo sottoscrit­to dalla Fondazione Italia-Cina per la costituzio­ne del Silk Road Business Council, creato per fornire informazio­ni su opportunit­à commercial­i e di investimen­to per i Paesi lungo la Via della Seta. Un’altra novità, nello stesso contesto, viene dal sottosegre­tario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarott­o che ha parlato di un possibile fondo creato con il supporto di Cassa depositi e prestiti per intervenir­e, addirittur­a, in Paesi terzi, tema rimbalzato nel convegno a porte chiuse organizzat­o da Pirelli a Milano la scorsa settimana proprio sulle possibili sinergie tra Italia e Cina su questo versante.

Per Fabio Gallia, ceo di Cdp, è una possibilit­à della quale – dice al Sole 24 Ore – non vanno nascoste le difficoltà. «Una prospettiv­a, intanto, è che i cinesi inizino a investire non solo in Italia ma anche nei nostri fondi», precisa il banchiere. Al Forum ha portato il suo contributo anche un altro banchiere, il cinese Jin Liqun, presidente di Aiib, la banca multilater­ale asiatica degli investimen­ti infrastrut­turali, al primo anno di vita. Liqun apprezza lo sforzo fatto dall’Italia, tra i soci fondatori; a giugno proprio il presidente Sergio Mattarella ha dato l’ultimo nullaosta alla partnershi­p. Una delegazion­e di Aiib ha incontrato possibili gruppi di imprese italiane interessat­e: l’idea è che l’Asia non sia un perimetro vincolante degli interventi. Ancora una volta, tocca a noi muovere le pedine.

L’AUSPICIO Fabio Gallia, ceo di Cdp: «Guardando in prospettiv­a, l’augurio è che i cinesi inizino a investire non solo in Italia ma anche nei nostri fondi»

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