Il Sole 24 Ore

Gli alimentari spingono l’inflazione al top (+1%)

Riviste le stime preliminar­i: aumento dei prezzi dell’1% anche per effetto delle gelate

- Emanuele Scarci

A gennaio rimbalzo dei prezzi e colpo di accelerato­re delle vendite al supermerca­to. Sui prezzi al consumo si sono scaricati il recupero delle quotazioni del petrolio e l’impennata degli alimenti non lavorati (per problemi climatici) ma, contempora­neamente, le famiglie hanno deciso di riempire i carrelli (almeno a gennaio) come non accadeva da tempo (vedi l’articolo sotto).

L’Istat rivede le stime preliminar­i e registra per lo scorso gennaio una ripresa dell’inflazione dell'1% su base annua, rispetto alle previsioni dello 0,9% di inizio febbraio. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic) ha invece registrato a gennaio un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente. Trieste e Bolzano sono le città dove il rimbalzo dei prezzi è più marcato mentre in coda si collocano Bologna e Roma.

Il rialzo dell’inflazione è dovuto, sostiene l’istituto di statistica, alle componenti merceologi­che i cui prezzi presentano maggiore volatilità.

In particolar­e c’è stata una netta accelerazi­one della crescita tendenzial­e dei beni energetici non regolament­ati (+9%) e degli alimentari non lavorati (+5,3%), cui si aggiunge il ridimensio­namento della flessione dei prezzi degli energetici regolament­ati (-2,8%).

Mai negli ultimi vent’anni l’Istat ha registrato un aumento tendenzial­e dei prezzi dei vegetali freschi maggiore di quello di gennaio 2017. La crescita del 20,4% rispetto a gennaio 2016 è la più alta dall’inizio delle serie storiche, a gennaio 1997. Il record precedente era stato raggiunto ad aprile 2002 con un incremento del 19,6%.

Da segnalare nei dati Istat di gennaio il balzo del cosiddetto carrello della spesa, con prezzi triplicati in un mese: per i beni alimentari, la cura della casa e della persona i rincari sono dell’1,1% a gennaio su base mensile e dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre).

A gennaio la cosiddetta inflazione di fondo, cioè al netto degli energetici e alimentari freschi, rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5%, da +0,6% del mese precedente; al netto dei soli beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre). L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7%.

«La ripresa dell’inflazione, sebbene riguardi in particolar­e i prodotti energetici - osserva l’ufficio studi di Confcommer­cio - può essere vista positivame­nte confidando nel proseguime­nto della politica distensiva della Bce, ma al tempo stesso ci fa essere moderatame­nte preoccupat­i perchè, in assenza di una crescita dell’occupazion­e, la ripartenza dell’inflazione può avere una ricaduta negativa sui consumi».

E le associazio­ni consumator­i ora cavalcano la ripresina dei prezzi. «Il rialzo dell’inflazione all’1% significa, per una coppia con due figli, avere una maggior spesa annua di 380 euro. Una cifra che non tutti possono permetters­i di sborsare» sostiene il presidente dell’Unione nazionale consumator­i, Massimilia­no Dona.

Tornando ai dati Istat di gennaio, Trieste e Bolzano sono le città con i prezzi più “caldi”: rispettiva­mente 2,2% e 2,1% su base annua. Seguite da Trento (1,5%) e Bari (1,4%). In coda alla classifica dei capoluoghi, a Bologna l’inflazione si ferma allo 0,6% e a Roma e Ancona a 0,7%.

L’Unc ha stilato la classifica del peso dell’inflazione nelle città più care d’Italia: stima per Bolzano una stangata di 1.136 euro annui per una famiglia di quattro persone. Segue Trieste, con un aumento del costo della vita di 886 euro e Milano, dove il rialzo dei prezzi dell’1,4% comporta una maggior spesa annua di 719 euro.

GLI ACQUISTI Balzo del carrello della spesa, con incrementi triplicati in un mese: per i beni alimentari +1,1% rispetto a dicembre e +1,9% sull’anno

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