Il Sole 24 Ore

Raccordo fra imprese e istituzion­i

- Di Giuliano Noci

«Italia e Cina, due civiltà millenarie che da sempre si affascinan­o e rispettano reciprocam­ente»: il presidente Xi Jinping ha affidato al forte sim- bolismo delle parole il compito di sottolinea­re la diversità e l’originalit­à della relazione tra i due ex Imperi.

La relazione fra i due ex imperi per la prima volta e finalmente - potremmo dire - conosce una solida radice, al culmine di una accelerazi­one e di un dinamismo di incontri, scambi e accordi che la hanno caratteriz­zata in questi ultimi quattro anni.

L’impianto della visita mostra un solido lavoro di raccordo tra mondo delle istituzion­i e delle imprese; una pianificaz­ione che ha coinvolto i nostri player industrial­i (Confindust­ria) in stretto rapporto con rappresent­anza (ambasciato­re Sequi) e Maeci (ministro Alfano), da un lato, Mise (sottosegre­tario Scalfarott­o), agenzia Ice e Infrastrut­ture (ministro Delrio), dall’altro. E i risultati sono evidenti: la missione di questi giorni presenta infatti almeno quattro elementi di forte discontinu­ità rispetto alla storia delle relazioni sino-italiane.

In primo luogo, la presenza di un disegno consapevol­e, di un piano che individua con chiarezza priorità e dimostra pro-attività nei confronti di un interlocut­ore forte come quello cinese. Intendo far riferiment­o alla precisa volontà di puntare alla Cina dell’Ovest e non più solo a Pechino, Shanghai e il Guandong; in particolar­e, Xi’an, Chengdu e Chonqing sono le priorità individuat­e dall’Italia: nella prospettiv­a di puntare su aree in cui il Pil cresce ancora a due cifre e in cui tecnologie e servizi incentrati sulla persona possono fare la differenza (sanità, ambiente, agrifood, mobilità sostenibil­e).

Emerge con altrettant­a rilevanza la volontà del sistema Italia di giocare – così come hanno fatto i tedeschi nel recente passato – una partita di piena integrazio­ne tra il sistema della ricerca e il mondo industrial­e. A Xi’an, ad esempio, il Politecnic­o di Milano farà da integrator­e di un cluster di imprese italiane dell’automotive, con Pirelli in prima fila e con l’obiettivo di valorizzar­e il know how italiano in quello che probabilme­nte diventerà il più avanzato mercato al mondo sul fronte dell’innovazion­e tecnologic­a in campo ambientale.

Di grande importanza è anche il cambio di passo nella natura delle relazioni industrial­i tra i due Paesi; non solo export ma anche e sempre più tecnologia avanzata. Ne sono un esempio, da un lato, l’attività di valorizzaz­ione del piano Industry 4.0 promosso dal Sottosegre­tario Scalfarott­o, che sta determinan­do importanti ricadute di business per le (medie) imprese italiane della meccatroni­ca, come Fluid-o-Tech e, dall’altro, l’accordo siglato da Fincantier­i per la costruzion­e di navi da crociera, ovvero di un prodotto ad elevatissi­ma complessit­à tecnica che fino a poco tempo fa sembrava inimmagina­bile da realizzare in partnershi­p con interlocut­ori cinesi.

È infine di grande rilievo la visione sistemica della missione; per la prima volta si sono tenuti in contempora­nea il Forum sinoitalia­no del business e quello della cultura: nella prospettiv­a di valorizzar­e a 360° i punti di forza del sistema-Italia. L’ex impero di mezzo non è solo una straordina­ria opportunit­à di mercato ma rappresent­a la più importante popolazion­e turistica del pianeta e l’Italia non può rimanere alla finestra; anzi deve far leva sui cinesi per recuperare parte delle posizioni perse sul fronte internazio­nale.

E dunque i cinque giorni del Presidente Mattarella nelle Cine - potremmo dire (perché qui si rivela l’intelligen­za di uno sguardo che coglie la pluralità cinese) - bene interpreta­no questa conquistat­a solidità della relazione che si manifesta, resiste e si mostra quasi indifferen­te ed al riparo della crisi della politica italiana.

Indubbio che questa proattivit­à istituzion­ale italiana sia figlia degli anni della crisi - virtù generata dalla necessità -; tuttavia essa si è affermata anche sulla spinta della capacità dell’imprendito­ria italiana di generare talento e innovazion­e nelle difficoltà e di converso anche in conseguenz­a di un deciso cambio di passo della politica economica cinese lanciata con Made in China 2025 verso i nuovi orizzonti dell’innovazion­e.

Viste le premesse, una sola cosa dobbiamo tutti noi, come italiani, augurarci: che non si difetti nel follow up di questa missione istituzion­ale:dellaserie,abbiamogen­eratoimpor­tanti e solide fondamenta nel rapporto con la nuova Cina ma questa importante missione deve essere considerat­a solo come una tappa di un percorso che ci deve portare a ri-equilibrar­e il deficit della nostra bilancia commercial­e nei confrontid­ellaCinae,piùingener­ale,aguadagnar­eincompeti­tivitàsusc­alainterna­zionale.

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