Raccordo fra imprese e istituzioni
«Italia e Cina, due civiltà millenarie che da sempre si affascinano e rispettano reciprocamente»: il presidente Xi Jinping ha affidato al forte sim- bolismo delle parole il compito di sottolineare la diversità e l’originalità della relazione tra i due ex Imperi.
La relazione fra i due ex imperi per la prima volta e finalmente - potremmo dire - conosce una solida radice, al culmine di una accelerazione e di un dinamismo di incontri, scambi e accordi che la hanno caratterizzata in questi ultimi quattro anni.
L’impianto della visita mostra un solido lavoro di raccordo tra mondo delle istituzioni e delle imprese; una pianificazione che ha coinvolto i nostri player industriali (Confindustria) in stretto rapporto con rappresentanza (ambasciatore Sequi) e Maeci (ministro Alfano), da un lato, Mise (sottosegretario Scalfarotto), agenzia Ice e Infrastrutture (ministro Delrio), dall’altro. E i risultati sono evidenti: la missione di questi giorni presenta infatti almeno quattro elementi di forte discontinuità rispetto alla storia delle relazioni sino-italiane.
In primo luogo, la presenza di un disegno consapevole, di un piano che individua con chiarezza priorità e dimostra pro-attività nei confronti di un interlocutore forte come quello cinese. Intendo far riferimento alla precisa volontà di puntare alla Cina dell’Ovest e non più solo a Pechino, Shanghai e il Guandong; in particolare, Xi’an, Chengdu e Chonqing sono le priorità individuate dall’Italia: nella prospettiva di puntare su aree in cui il Pil cresce ancora a due cifre e in cui tecnologie e servizi incentrati sulla persona possono fare la differenza (sanità, ambiente, agrifood, mobilità sostenibile).
Emerge con altrettanta rilevanza la volontà del sistema Italia di giocare – così come hanno fatto i tedeschi nel recente passato – una partita di piena integrazione tra il sistema della ricerca e il mondo industriale. A Xi’an, ad esempio, il Politecnico di Milano farà da integratore di un cluster di imprese italiane dell’automotive, con Pirelli in prima fila e con l’obiettivo di valorizzare il know how italiano in quello che probabilmente diventerà il più avanzato mercato al mondo sul fronte dell’innovazione tecnologica in campo ambientale.
Di grande importanza è anche il cambio di passo nella natura delle relazioni industriali tra i due Paesi; non solo export ma anche e sempre più tecnologia avanzata. Ne sono un esempio, da un lato, l’attività di valorizzazione del piano Industry 4.0 promosso dal Sottosegretario Scalfarotto, che sta determinando importanti ricadute di business per le (medie) imprese italiane della meccatronica, come Fluid-o-Tech e, dall’altro, l’accordo siglato da Fincantieri per la costruzione di navi da crociera, ovvero di un prodotto ad elevatissima complessità tecnica che fino a poco tempo fa sembrava inimmaginabile da realizzare in partnership con interlocutori cinesi.
È infine di grande rilievo la visione sistemica della missione; per la prima volta si sono tenuti in contemporanea il Forum sinoitaliano del business e quello della cultura: nella prospettiva di valorizzare a 360° i punti di forza del sistema-Italia. L’ex impero di mezzo non è solo una straordinaria opportunità di mercato ma rappresenta la più importante popolazione turistica del pianeta e l’Italia non può rimanere alla finestra; anzi deve far leva sui cinesi per recuperare parte delle posizioni perse sul fronte internazionale.
E dunque i cinque giorni del Presidente Mattarella nelle Cine - potremmo dire (perché qui si rivela l’intelligenza di uno sguardo che coglie la pluralità cinese) - bene interpretano questa conquistata solidità della relazione che si manifesta, resiste e si mostra quasi indifferente ed al riparo della crisi della politica italiana.
Indubbio che questa proattività istituzionale italiana sia figlia degli anni della crisi - virtù generata dalla necessità -; tuttavia essa si è affermata anche sulla spinta della capacità dell’imprenditoria italiana di generare talento e innovazione nelle difficoltà e di converso anche in conseguenza di un deciso cambio di passo della politica economica cinese lanciata con Made in China 2025 verso i nuovi orizzonti dell’innovazione.
Viste le premesse, una sola cosa dobbiamo tutti noi, come italiani, augurarci: che non si difetti nel follow up di questa missione istituzionale:dellaserie,abbiamogeneratoimportanti e solide fondamenta nel rapporto con la nuova Cina ma questa importante missione deve essere considerata solo come una tappa di un percorso che ci deve portare a ri-equilibrare il deficit della nostra bilancia commerciale nei confrontidellaCinae,piùingenerale,aguadagnareincompetitivitàsuscalainternazionale.