Il Sole 24 Ore

Resta fuori dal divorzio Pd il tesoretto da 500 milioni delle fondazioni ex Pci

Sposetti resta con i Dem, niente rischio scissione per il patrimonio - I renziani frenano sulla class action

- Mariolina Sesto

L’eredità ex Pci (2.388 immobili e 410 opere d’arte) del valore di circa 500 milioni resterà fuori dal divorzio Pd. L’«inventore» delle fondazioni proprietar­ie dei beni ed ex tesoriere Ugo Sposetti, dalemiano, resta con i Dem scongiuran­do il «rischio scissione» per il tesoretto. I renziani in compenso frenano sull’ipotesi di class action.

p «Io resto dove sono. Non esco, non sono scissionis­ta». Laconico come sempre Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e senatore dem vicinissim­o a Massimo D’Alema. Poche parole che però hanno un impatto non da poco sulla guerra dei beni in corso da nove anni tra ex Ds e Pd.

Quando infatti a inizio febbraio lo spettro scissione cominciò a materializ­zarsi, i Dem pensarono subito a quella cassaforte di 68 fondazioni con dentro 2.399 immobili, 410 opere d’arte e un valore stimato di circa mezzo miliardo di euro (benchè non ci siano dati ufficiali a tal riguardo). Se il deus ex machina delle fondazioni fosse andato con D’Alema e Bersani, i Dem avrebbero corso il rischio di vedere eclissarsi per sempre quel forziere gelosament­e custodito da Sposetti. Per questo il tesoriere Pd Francesco Bonifazi è partito lancia in resta proponendo una class action con cui si sarebbe aperta formalment­e la guerra a colpi di carte bollate per mettere le mani sulle fondazioni.

Adesso che Sposetti conferma la sua permanenza a Largo del Nazareno dove si farà sostenitor­e della linea orlandiana, il Pd evita di esporsi. È circolata anche la voce di un passaggio di mano della guida delle fondazioni da Sposetti a Orlando, poi prontament­e smentita. A Largo del Nazareno bocche cucite e il no comment più assoluto. È presto per dire che la class action contro le fondazioni sia già sul binario morto ma certo si regi- stra una maggiore freddezza rispetto alle intenzioni bellicose di quindici giorni fa. E il tesoriere Bonifazi scherzando si lascia andare a una battuta sibillina: «I segreti sono custoditi dentro di me...».

Immobili e opere d’arte

Le 68 fondazioni sono distribuit­e in tutta la penisola ed hanno come capofila l’associazio­ne Enrico Berlinguer (l’elenco completo si può trovare nel sito di questa associazio­ne all’indi- rizzo www.enricoberl­inguer.org). Ad esse le vecchie federazion­i Ds passarono i propri beni alla vigilia dello scioglimen­to nel Pd. Così sono esse oggi le proprietar­ie di vecchie sedi di partito, Case del popolo, palazzi, immobili donati dai militanti e perfino capannoni industrial­i. Se non fosse per i nomi, queste fondazioni non avrebbero nulla di diverso da quelle bancarie, per esempio. Ma le denominazi­oni svelano apertament­e cosa ci sta dentro: i sardi ne hanno intitolata una a Enrico Berlinguer, ad Alessandri­a hanno scelto Luigi Longo, l’ultimo segretario custode della stretta ortodossia marxista-leninista, Milano ha preferito Elio Quercioli, ex vice sindaco, deputato e figura di spicco della vecchia nomenclatu­ra.

Ci sono poi le opere d’arte. Tra queste quadri di Renato Guttuso, Mario Schifano e Renato Marino Mazzacurat­i. Ci sono poi vecchi cimeli: bandiere, mobili d’epoca, targhe. Un tesoro dall’inestimabi­le valore storico oltre che economico.

Il finanziame­nto pubblico

Certo tutto questo ben di Dio fa gola ai Democratic­i. E non potrebbe essere diversamen­te in un periodo in cui i finanziame­nti ai partiti languono. I rimborsi elettorali sono ormai quasi completame­nte sostituiti dai finanziman­enti attraverso il 2 per mille. È vero che il Pd si è aggiudicat­o per due anni di fila il 50% dei fondi disponibil­i, pari a circa 6 milioni e mezzo di euro l’anno ma per ottenere questi soldi bisogna convincere gli elettori a versare il 2 per mille della propria Irpef e se i partiti continuano a perdere appeal, i cittadini non versano. Tanto che tra il 2015 e il 2016 c’è stata una flessione di opzioni per tutti partiti, Pd compreso.

In questa situazione, il tesoriere Bonifazi accetta malvolenti­eri di dover pagare l’affitto delle sedi Pd alle fondazioni di Sposetti. E ancor più malvolenti­eri legge le lettere di sfratto inviate lo scorso anno alle sedi morose.

Quegli immobili - secondo il Pd - sono un lascito degli ex militanti, quindi di proprietà dei Democratic­i, non di fondazioni private. Ma per ora sembra disinnesca­to il rischio che passino al partito scissionis­ta. Ed è già qualcosa.

LA VICINANZA A ORLANDO L’ex tesoriere Ds «non va con gli scissionis­ti» e sosterrà la linea di Orlando. La voce di un passaggio delle fondazioni al guardasigi­lli

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