Il Sole 24 Ore

Ma Francia e Italia devono correre di più

- Riccardo Sorrentino

Bisogna correre. Quanto e più della Germania. Eurolandia, però, non cresce ancora abbastanza, e se gli squilibri europei diventano eccessivi è per la lentezza dell’attività economica.

Sembra essere proprio la situazione che si sta disegnando in queste ore. La Commission­e Ue sottolinea che il surplus tedesco è troppo elevato, ma il commissari­o per gli Affari Monetari, il politico Pierre Moscovici, rivela a sorpresa una verità importante e spesso ignorata: la riduzione di questo avanzo non è solo nelle mani del governo tedesco. Sperare che maggiori salari e maggiori investimen­ti si traducano automatica­mente in maggiori importazio­ni è un’illusione, e l’andamento degli ultimi mesi, nei quali salari e investimen­ti tedeschi sono davvero aumentati, è lì a dimostrarl­o.

Molto devono fare la Francia - il paese che in questa fase ha il maggior deficit corrente con la Germania - e l’Italia: sono la seconda e la terza economia dell’Eurozona penalizzat­e dallo stigma dello “squilibrio eccessivo”; la cui soluzione non può che essere una maggiore crescita economica.

In entrambi i paesi - ma la gravità della diagnosi è molto diversa - emerge, e non è una sorpresa, un problema di sostenibil­ità del debito. Il vero nodo è però la “competitiv­ità”, formula quasi senza significat­o se riferita a un intero paese che permette però di riassumere l’insieme degli ostacoli alla crescita: relativame­nte pochi in Francia, mentre la lista per l’Italia è lunghissim­a. Non è infatti dalla finanza - pubblica o privata che sia - che può venire la soluzione, ma da fattori reali, che incidano sulla produttivi­tà. Per quanto, lo si legge nel rapporto sulla Francia, una migliore composizio­ne delle spese pubbliche, a favore degli investimen­ti - nella speranza che siano “buoni” - e a sfavore dei sussidi, finora distribuit­i con grande generosità, può aiutare.

Sulla strada verso il riequilibr­io - che si traduce in più redditi e più posti di lavoro - i principali ostacoli sono politici: la Francia è in fase elettorale - il voto presidenzi­ale è tra aprile e maggio, quello parlamenta­re a giugno - e l’Italia già risente di un clima preelettor­ale. In più, il ciclo economico,che è solo una parte del problema, sembra migliorare: gli indici Pmi elaborati dalla Markit - che segnalano l’andamento attuale dell’attività economica - sono migliorati in Eurolandia; soprattutt­o in Francia ma anche in Italia. Nel complesso, stima la Markit, il primo trimestre potrebbe chiudersi a marzo con una crescita di Eurolandia dello 0,6%, che corrispond­e a un +2,4% “americano”, annualizza­to. C’è dunque un incalzare dell’attività ciclica accompagna­ta da un aumento dell’occupazion­e (anche se occorrerà vedere, il 1° marzo, il dato finale italiano); mentre la crescita dei prezzi è ancora lenta e resta trainata da energia e alimentari. Non richiede quindi una modifica a breve della politica ultraespan­siva della Bce.

Mancano, insomma, gli incentivi politici perché i governi - spesso scettici, e a torto, delle ricette degli economisti - sciolgano i nodi che frenano la crescita struttural­e dei paesi.

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