Il Fronte del Centro contro il Front National
Finalmente una buona notizia da Parigi, non a caso immediatamente festeggiata dai mercati. Il leader centrista François Bayrou porta la sua acqua al mulino dell’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron: un po’ di voti e il contributo al rilancio di una campagna che negli ultimi giorni aveva bruscamente rallentato.
Intendiamoci, non è tutto oro quello che luccica. Nelle motivazioni, ufficialmente nobilissime, che hanno spinto Bayrou ci sono delle zone d’ombra. Basti ricordare che ancora poche settimane fa aveva accusato Macron di essere «il candidato dell’ipercapitalismo, dietro al quale si celano grandi interessi finanziari incompatibili con l’imparzialità imposta dalla funzione pubblica». E che il presidente del Modem ha probabilmente fatto due conti con la prospettiva di non raggiungere il 5% dei voti che consente il parziale rimborso delle spese elettorali.
Ma insomma, si tratta comunque di una boccata d’ossigeno in una campagna che fino a oggi aveva offerto quasi soltanto sorprese sgradevoli e preoccupanti. Con la vittoria alle primarie socialiste di un esponente della sinistra che promette un forte aumento della spesa pubblica e una tassa sui robot. Con lo scandalo del presunto lavoro fittizio della moglie del candidato della destra, che ne ha inquinato l’immagine. Ma soprattutto con la marcia apparentemente inarrestabile dell’estrema destra, guidata da una Marine Le Pen che sembra impermeabile alle inchieste che la riguardano.
Certo, tutti i sondaggi dicono che la presidente del Front National comunque alla fine non vincerà. Ma intanto, giorno dopo giorno, rosicchia punti anche al secondo turno. Proprio su Macron, inciampato in un paio di sfortunate dichiarazioni sul colonialismo e sui matrimoni omosex.
Ecco perché, tralasciando i processi alle intenzioni, Bayrou ha ragione quando parla della prospettiva di una vittoria della Le Pen come di «un rischio immenso per il Paese e per l’Europa». O del «disorientamento» degli elettori di fronte a una situazione politica «estremamente confusa», che potrebbe spingerli nelle braccia dell’uomo (in questo caso della donna) forte.
Ci mancherebbe. La strada verso l’Eliseo è ancora lunga e può succedere di tutto. I dubbi sulla solidità di un Macron nato politicamente ieri mattina sono più che legittimi. L’incertezza sulle legislative, e quindi sulla maggioranza che dovrebbe sostenere il futuro presidente, sono giustificate. Ma intanto salutiamo questo piccolo evento, che allontana lo scenario di un salto nel buio. Non solo della Francia.