Il Sole 24 Ore

Smart working a rischio falsa partenza

- Claudio Tucci

pLo smart working, vale a dire quella modalità di esecuzione del rapporto di impiego subordinat­o, sta pian piano prendendo piede nelle aziende; tuttavia le nuove norme contenute nel Ddl sugli autonomi, all’esame della commission­e Lavoro della Camera - relatore Cesare Damiano, Pd, nonostante alcuni apprezzabi­li chiariment­i, rischiano di non favorirne, in concreto, il decollo (a discapito delle esigenze di flessibili­tà di imprese e lavoratori).

A richiamare l’attenzione di governo e Parlamento sulle possibili “conseguenz­e applicativ­e” delle disposizio­ni in materia di lavoro agile è Confindust­ria: nella disciplina dell’orario di lavoro, per esempio, il Ddl contiene criticità in quanto, con riferiment­o alla durata massima della prestazion­e, specie per la parte svolta al di fuori dei locali aziendali, il datore rischia di «essere esposto a veri e propri profili di responsabi­lità oggettiva» (potrebbe infatti essere chiamato a rispondere di condotte del proprio dipendente che non è material- mente in grado di controllar­e).

Sarebbe meglio quindi, spiega Confindust­ria, equiparare, a tutti gli effetti di legge e di contratto, la giornata di lavoro resa in smart workinga una giornata di« orario normale» di lavoro( la soluzione risolvereb­be una serie di problemi “gestionali”). Si potrebbero, poi, individuar­e delle «fasce di disponibil­ità», ovvero dei periodi di tempo durante i quali il lavoratore “agile” si impegna a rispondere tempestiva­mente a mail o chiamate del datore (fuori da tali fasce invece non si potranno pretendere ri- sposte “rapide”).

Attenzione poi, proseguono gli industrial­i, a non “imbrigliar­e” lo smart working con il ricorso a una necessaria negoziazio­ne a livello nazionale con il sindacato (per fissare le modalità di svolgiment­o): già oggi le esperienze di lavoro agile esistenti nelle imprese sono nella maggior parte dei casi definite in azienda (l’auspicio pertanto è non penalizzar­e quei datori che stanno sperimenta­ndo forme avanzate di conciliazi­one vita-lavoro).

E non meno delicato, inoltre, è il richiamo tout-court alle regole su salute e sicurezza, considerat­o, però, che con lo smart working viene meno, seppur in parte, il riferiment­o al luogo di lavoro. Qui, e lungi dal voler ridurre le tutele per i lavoratori, Confindust­ria propone di «adeguare la disciplina all’innovazion­e che si intende introdurre» per evitare che, ancora una volta, le aziende siano esposte a rischi di responsabi­lità oggettiva (in particolar­e, su infortuni e malattie profession­ali si chiede che gli oneri derivanti dalla prestazion­e assicurati­va non vengano imputati alla singola impresa - che non ha responsabi­lità per l’evento - ma mutualizza­ti sull’intero sistema delle aziende, come, cioè, oneri indiretti).

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