Meyer Bergman crede nell’Italia
Dopo due acquisti a Milano il gruppo cerca a Torino, Firenze, Bologna e Venezia
a Una scommessa al raddoppio quella che Meyer Bergman sta facendo sull’Italia. E che nei prossimi mesi vedrà nuove puntate.
Il gruppo inglese, specializzato nel real estate a uso misto con una forte componente retail, vuole replicare in Italia le operazioni di successo messe a segno in alcune capitali e grandi città europee. E a distanza di un anno si è già ben posizionato sullo scacchiere di corso Buenos Aires, una delle arterie dello shopping milanese, con un investimento da sviluppare e uno a reddito. Molte sono però le operazioni allo studio, e non solo a Milano.
«Stiamo guardando altri asset nel Nord Italia - dice Paulo Sarmento, principal di Meyer Bergman -, per esempio a Torino, Bologna, Firenze e Venezia. Non abbiamo un budget stabilito da investire in Italia, ma un mandato discrezionale che ci permette di muoverci liberamente alla ricerca delle migliori occasioni che si presentano sul mercato».
Meyer Bergman, che gestisce un portafoglio del valore di circa 4,5 miliardi di euro suddiviso in tre fondi immobiliari, ha acquistato a Milano dapprima il complesso delle Corti di Baires, da anni in stato di semi-abbandono, e qualche giorno fa la sede che ospita il magazzino Upim.
Per il blocco dei quattro edifici (per un totale di 26mila metri quadrati tra negozi e residenze tra corso Buenos Aires e via Petrella) che costituiscono le Corti di Baires il gruppo ha speso circa 80 milioni di euro, secondo indiscrezioni.
Come anticipato in esclusiva dal Sole24 Ore il primo marzo 2016 Meyer Bergman sta cercando un compratore per la parte residenziale degli edifici. A suo tempo i nomi in circolazione come potenziali acquirenti erano quelli di Kennedy Wilson, ma anche operatori italiani. «Siamo in esclusiva con un operatore - specifica oggi Sarmento - entro il mese di marzo potremmo definire l’operazione. Per la parte retail abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse già per il 50% degli spazi». Per la parte residenziale sono arrivate proposte anche da società che si occupano di hotel e di student housing.
All’indirizzo 33-37 sempre di corso Buenos Aires il gruppo inglese possiede oggi il piano terra e il primo piano di tre edifici per un totale di 3.750 metri quadrati. Non si conoscono termini e valore dell’accordo. La proprietà verrà inserita nel fondo Meyer Bergman European Retail Partners III (MBERP III). Il fondo ha un portafoglio diversificato che comprende “prime” asset nel cuore di Oslo, proprietà a Dublino accanto al Trinity College, la storica Topas Arkade building a Berlino e il Tesco Superstore a Londra, zona Kensington.
Come mai tutta questa focalizzazione in Italia su corso Buenos Aires?
«Siamo convinti che la via abbia grandi possibilità - dice ancora Sarmento - e il nostro obiettivo sono proprio gli investimenti value added. Milano è tra le città italiane quella che vive il maggior fermento e con le maggiori po- tenzialità. Il mercato è istituzionale, con molte sfaccettature, dal lusso del Quadrilatero agli spazi retail più “popolari” di corso Vittorio Emanuele e via Torino». Anche se l’Italia non è tra i core market europei nella strategia di Meyer Bergman, si sta ritagliando un posto sempre più importante.
I primi due fondi immobiliari lanciati dal gruppo sono, invece, concentrati nel Regno Unito, Repubblica Ceca e Polonia il primo, e in Regno Unito, Italia, Repubblica Ceca, Danimarca, Norvegia, Germania il secondo, nel cui portafoglio è presente anche la partecipazione in una società con outlet in Portogallo, Svezia, Svizzera, Spagna, Olanda, Polonia e Germania.
Tra le operazioni più rilevanti l’acquisizione dell’edificio all’indirizzo Champs-Elysées-65 a Parigi che ospita i negozi di Tommy Hilfiger e Nike, Burlington Arcade a Piccadilly a Londra, diverse unità immobiliari a Copenhagen nel centro vicino Strøget e ancora gli oltre 56mila metri quadrati di Whiteleys, a Londra nei pressi di Notting Hill, il primo department store costruito nel 1860. un 2017 partito sotto buoni auspici quello del mercato residenziale spezzino, che si prepara a tagliare il traguardo di fine febbraio con una domanda abitativa in aumento, a fronte di un pre- consuntivo sull’intero 2016 che dovrebbe chiudersi, secondo le stime degli operatori, con compravendite in aumento tra il 10 e il 15 per cento. « I prezzi delle case sono ancora in ribasso, ma con una discesa più leggera e decisamente rallentata rispetto a quella degli ultimi anni – segnala Mauro Pisanu, agente Tecnocasa – . Per la stabilità bisognerà aspettare almeno fino al 2018 a valori che però, rispetto agli anni di picco, hanno già perso il 40- 50 per cento » . Il grosso delle richieste si concentra sulla prima casa. Si vendono, dunque, con una certa rapidità i classici quattro vani da 70- 80 mq (meglio se in centro o nella zona Est della città). Un po’ più diversificato, invece, il target di chi è in cerca di un immobile da investimento: da una parte funziona il bilocale per un budget dai 50mila euro in su (come se ne trovano nella zona Nord Ovest della città, trainata del mercato delle locazioni legato al personale della Base della Marina Militare). Ma a funzionare bene sono anche le locazioni turistiche, fatte di appartamenti di ampie metrature (dai 90100 mq in su, l’ideale sono i tre camere con tre bagni), dove chi compra aprirà un Bed&Breakfast, meglio se in zona Stazione. La clientela di riferimento sono infatti i flussi di turisti che fanno base a La Spezia per poi visitare le Cinque Terre e dintorni.