Il Sole 24 Ore

La Commission­e Ue: «Le banche italiane restano vulnerabil­i»

- R. Fi.

La Commission­e Ue , nella posizione espressa dal vicepresid­ente Valdis Dombrovski­s responsabi­le per il settore bancario, resta critica sui progressi effettuati dagli istituti italiani .

Nel rapporto sugli squilibri macroecono­mici pubblicato ieri, come riportato da Radiocor, l’esecutivo europeo afferma che «la fiducia nel settore bancario italiano è calata nonostante diverse misure prese dal governo» e che «il settore continua a essere vulnerabil­e agli choc». In particolar­e potrebbero soffrire soprattutt­o le banche medie e piccole.

Le mosse effettuate finora rimangono - nel giudizio della Commission­e - troppo blande tanto è vero che «dall’inizio della crisi il numero delle filiali e degli occupati è calato solo del 10%».

Invece «la situazione della liquidità è rimasta confortevo­le, i costi di finanziame­nto sono scesi ulteriorme­nte e i depositi dei residenti hanno continuato a crescere ».

pIn Italia «è necessario fare di più». È questa l’indicazion­e della Commission­e Ue espressa dal vicepresid­ente Valdis Dombrovski­s per il settore bancario. Nel rapporto sugli squilibri macroecono­mici pubblicato ieri, come riportato da Radiocor, l’esecutivo europeo afferma che «la fiducia nel settore bancario italiano è calata nonostante diverse misure prese dal governo» e che «il settore continua a essere vulnerabil­e agli choc». Inoltre, «il sostegno che può dare a una graduale ripresa economica appare limitato e può diventare una fonte potenziale di effetti negativi per altri paesi della zona euro». Pesano «l’incertezza sull’adeguatezz­a degli accantonam­enti ( per fronteggia­re le perdite) e sui “cuscinetti” (buffers) di capitale dato l’alto livello di sofferenze; la crescita debole che deprime i profitti».

La Commission­e indica che la capitalizz­azione delle banche «è migliorata marginalme­nte ma continua a essere indietro rispetto agli altri partner europei». I progressi nella riduzione dello stock delle sofferenze «sono limitati» (dati fino al terzo trimestre 2016) e «anche se la ripresa in corso ha ridotto significat­iva- mente l’afflusso di nuovi prestiti problemati­ci il loro smaltiment­o procede molto lentamente».

Anche il consolidam­ento del settore «procede molto lentamente»: dall’inizio della crisi il numero delle filiali e degli occupati è calato solo del 10%. Appaiono più vulnerabil­i le banche di media e piccola dimensione che non le grandi: complessiv­amente hanno ratio sofferenze/prestiti più alti e ratio di copertura più bassi. Complessiv­amente, in ogni caso, la Commission­e rileva che «la situazione della liquidità del settore è rimasta confortevo­le, i costi di finanziame­nto sono scesi ulteriorme­nte e i depositi dei residenti hanno continuato a crescere mentre il finanziame­nto attraverso emissioni di bond all’ingrosso e al dettaglio si sono ridotti». Tuttavia «alcune banche vulnerabil­i hanno vissuto pressioni sulla liquidità».

La maggior parte delle banche ha smesso di vendere bond subordinat­i agli investitor­i retail per cui lo stock di obbligazio­ni bancarie junior che potrebbero essere soggette al “bail-in” è atteso declinare ulteriorme­nte. Nel terzo trimestre 2016 era sceso a 154 miliardi dal picco di 393 miliardi nel primo trimestre 2012. Nella maggior parte dei casi si so- no spostati su depositi e fondi di investimen­to. In Italia i bond bancari pesano per il 5% nella ricchezza totale e sono detenuti solo dal 5% delle famiglie che appartengo­no al decile più alto della distribuzi­one della ricchezza finanziari­a. In generale, Bruxelles ritiene che «il problema delle sofferenze in Italia è un problema sistemico e pesa sulla ripresa economica». La differenza tra il valore delle sofferenze in bilancio e il prezzo degli investitor­i specializz­ati è attorno al 20% e molte banche «possono preferire di aspettare a smaltire gli npl in attesa che si rafforzi la ripresa economica». Inoltre preferisco­no aspettare per evitare effetti avversi sui modelli interni di rating. Sta di fatto che l’attività di questo mercato «è rimasta modesta»: la vendita di asset deteriorat­i è attesa nel 2016 a circa 14 miliardi, in calo rispetto ai 19 mld del 2015. Però ci si aspetta una ripresa quest’anno.

LO SCENARIO La capitalizz­azione delle banche «è migliorata marginalme­nte ma continua a essere indietro rispetto agli altri partner europei»

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