Per una politica industriale comune
L’industria è al cuore del progetto europeo sin dalle sue origini. Nel prepararci a celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, in un momento in cui l’Unione europea si trova a un bivio, l’industria deve continuare a rivestire il suo giusto ruolo. L’Europa è il principale esportatore al mondo, proprio grazie al suo forte settore industriale che produce oltre tre quarti delle esportazioni. Destinataria dell’80% degli investimenti privati in ricerca e sviluppo, l’industria ha una funzione chiave nella costruzione del futuro dell’Europa. Essa connota le varie regioni europee e occupa oggi 34 milio- ni di lavoratori.
In un mondo sempre più incerto, l’Unione europea deve ora dimostrare con tenacia che può garantire prosperità e stabilità ai cittadini e alle imprese. Negli ultimi venti anni l’industria europea ha attraversato un periodo di notevoli trasformazioni interne ed esterne.
L’Unione europea ha mancato di tutelarla nel lungo periodo da pratiche commerciali a volte scorrette; ha trascurato di mettere in atto gli investimenti necessari a far fronte a concorrenti internazionali che sono sempre più preparati, organizzati e sempre più forti finanziariamente.
In uno scenario contraddistinto dalla decisione del Regno Unito di uscire dall’Ue e dagli orientamenti degli Stati Uniti di tendere al protezionismo, l’Europa deve agire decisamente per creare un futuro economico promettente e garantire una politica commerciale robusta, che prenda in considerazione le inquietudini dei cittadini e dell’indu- stria, come segnalato dai capi di Stato e di governo nel settembre 2016 a Bratislava.
La parziale perdita della capacità industriale ha portato all’aumento della disoccupazione e ha messo in crisi intere regioni. L’industria ha un ruolo importante nel futuro dell’Europa, e abbandonarla sarebbe per noi rinunciare al nostro controllo congiunto dei beni e delle tecnologie che hanno un ruolo strutturale nelle nostre vite quotidiane, accettando così una forma di dipendenza. L’Unione europea deve affrontare questa sfida: serve una politica industriale europea più coraggiosa che assicuri competitività alle nostre imprese, e serve un sostegno attivo della Commissione e di tutti gli Stati membri. Quest’obiettivo deve influenzare tutte le politiche pubbliche europee sulla base di alcune aree prioritarie.
In primo luogo, l’Unione europea deve realisticamente impegnarsi a promuovere una politica commerciale equilibrata, basata sulla reciprocità e su mutui vantaggi: l’Unione europea, infatti, deve sia ribadire il suo impegno a favore di mercati aperti e contendibili che danno benefici ai nostri esportatori e creano lavoro in Europa, sia, allo stesso tempo, assicurare che la nostra industria possa competere su un piano di parità con i concorrenti internazionali.
Di fronte a pratiche sleali da parte di alcuni partner commerciali, l’Europa deve rafforzare gli strumenti di difesa commerciale per renderli più efficaci e dissuasivi. Progressi sono stati compiuti in tal senso alla fine del 2016, con l’accordo in sede di Consiglio tra gli Stati membri. Vorremmo che su questa proposta si giunga ad un accordo con il Parlamento europeo, in modo che la Commissione possa salvaguardare l’industria euro- pea ancor più efficacemente, a cominciare da settori che si trovano ad affrontare un eccesso di capacità produttiva da parte di Paesi extra-Ue, come accade ad esempio nel comparto siderurgico.
Gli sforzi della Commissione per promuovere una regolamentazione più severa dei dazi antidumping contro pratiche distorsive attuate da alcuni partner commerciali vanno anch’essi considerati un passo nella giusta direzione.
L’Europa deve anche mettere in atto misure idonee per il monitoraggio degli investimenti esteri diretti. Alla luce di determinate prassi di investimento strategico da Paesi extraeuropei – nei quali esistono forti ostacoli agli investimenti diretti dall’estero – le norme nazionali sugli investimenti devono essere rafforzate al fine di affrontare i potenziali rischi per le economie europee.
Reciprocità e parità di trattamento sono questioni chiave anche per gli appalti pubblici. È ampiamente riconosciuto che il mercato degli appalti pubblici europeo è più aperto di quelli dei nostri partner, in quanto andiamo ben oltre ciò che è richiesto dai nostri impegni internazionali in sede Omc. Tuttavia, è spesso difficile ottenere concessioni dalle nostre controparti durante i negoziati commerciali, proprio nel momento in cui la nuova amministrazione Usa ha messo la strategia del “Buy American” al centro del suo programma e gli operatori europei si scontrano altrove con mercati chiusi. Noi puntiamo alla simmetria nell’accesso ai mercati e sosteniamo, quindi, strumenti idonei a salvaguardare la parità di trattamento, specialmente tramite ambiziosi accordi di libero scambio e un auspicabile accordo, il prima possibile, in sede Ue, su idonei strumenti per garan- tire un livello simmetrico di apertura.
La rivoluzione digitale sta scuotendo in maniera incontestabile il settore industriale a livello mondiale. Gli operatori che riusciranno a trarre un vantaggio dalle opportunità offerte saranno i leader di domani, siano essi imprese o enti pubblici. L’Unione europea deve lavorare a fianco di tutte le imprese europee, in particolare le Pmi, per sostenerle nella trasformazione digitale e per costituire il corretto quadro di riferimento, nonché le condizioni per promuovere l’innovazione, gli investimenti e gli strumenti finanziari che consentano loro di crescere e di espandersi sul mercato internazionale, garantendo al contempo una formazione adeguata per fornire ai lavoratori le competenze necessarie. L’Europa deve anche difendere la propria sovranità digitale assicurandosi di disporre delle ri- sorse necessarie per gestire le tecnologie chiave del futuro.
Infine, per quanto concerne il cambiamento climatico, l’Europa deve ora sviluppare ulteriormente il proprio carbon market (Ets) proteggendo realmente i settori industriali esposti ai rischi di carbon leakage, definendo nel contempo segnali di prezzo che aiutino le imprese a indirizzare la pianificazione degli investimenti nel lungo termine. Contiamo sul fatto che, in tal modo, l’Ue possa giungere a un accordo bilanciato per riformare il sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra per il periodo 2021-2030.
La politica industriale deve essere una priorità nel dibattito sul futuro dell’Europa. Deve recuperare il posto che le spetta al centro della strategia dell’Unione europea. Per questo motivo, facciamo appello alla Commissione perché definisca una nuova strategia industriale europea, elaborando una roadmap ambiziosa, coerente e pragmatica che includa delle misure concrete.