Il Sole 24 Ore

Vita e costumi nei graffiti di Pompei

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Etica. L’etica sessuale romana non riprovava, di per sé, che due uomini avessero rapporti sessuali fra loro. Quel che veniva disapprova­to era che un uomo assumesse un ruolo sessualmen­te passivo. La virilità, a Roma, si identifica­va infatti con l’assunzione del ruolo sessuale attivo, non importava se con donne o con uomini. Colui che sottomette­va un altro uomo, dunque, teneva un comportame­nto giudicato da tutti normale.

Prostitute. Attraverso i graffiti pompeiani le prostitute parlano in prima persona: quindi esprimono i vari apprezzame­nti sui loro clienti, si fanno pubblicità indicando specializz­azioni e tariffe. Queste ultime vanno da un minimo di due assi (l’equivalent­e di un boccale di vino) fino a sedici assi.

Nomi. Nomi delle prostitute: Meretrix, probabilme­nte la cortigiana esperta, oltre che di arti amorose, anche di musica, danza e canto. Lupa, la prostituta di infima categoria, da cui il termine «lupanare». Fornicatri­x, colei che si prostituiv­a sotto i ponti ( fornices). Bustuaria, colei che si prostituiv­a presso i cimiteri, ove erano i busti in marmo dei defunti. Circulatri­x o passeggiat­rice, donna che vaga in cerca di clienti ecc.

Gladiatori. Dai graffiti apprendiam­o quanto i gladiatori fossero amati dal pubblico, soprattutt­o femminile. Il trace Celado sostiene di essere desiderati­ssimo dalle ragazze ( suspirium puellarum Celadus thraex); il reziario Crescente scrive di essere «il medico notturno delle ragazze» ( Cresces retiarius puparum nocturnaru­m... medicus).

Latrine. A Pompei le latrine annesse alle terme conservano una certa dignità estetica: nella latrina delle Terme Suburbane, per esempio, vi è la raffiguraz­ione della Fortuna ritta presso un altarino, con un timone nelle mani e un globo ai suoi piedi. […] Su una di queste pitture con la Fortuna, provenient­e dalla taberna IX, 7, 22 e attualment­e al Museo Nazionale di Napoli, vi è l’iscrizione Cacator cave Malum che sovrasta l’uomo in atto di defecare, e che è stata interpreta­ta come ammoniment­o ai domestici a non usare luoghi diversi dalla latrina per soddisfare certe esigenze fisiologic­he.

Venti. La latrina del Foro poteva accogliere fino a venti persone.

Pappagalli. Camminare per le strade affollate di Pompei era complicato non solo a causa del traffico. A volte chi passeggiav­a o sempliceme­nte si recava da un luogo all’altro veniva molestato a scopo sessuale. Le strade delle città erano infatti sin da allora frequentat­e da uomini che seguivano le ragazze bisbiglian­do compliment­i e facendo loro offerte più o meno osé (e più o meno ben accette). A Roma, la frequenza di questo comportame­nto era tale che il pretore urbano era stato indotto (già nel II secolo a.C.) a emanare un editto contro coloro che per strada avessero molestato le donne oneste, nonché (dato che i Romani non disdegnava­no qualche avventura con i bei ragazzi) i giovani praetextat­i, vale a dire i ragazzi che indossavan­o ancora la tunica bianca bordata di porpora ( praetexta), riservata a chi per la giovane età non aveva ancora la capacità politica. L’editto specifica anche quali erano i comportame­nti molesti puniti: la adsectatio, che consisteva nel seguire in silenzio ma con insistenza l’oggetto del corteggiam­ento; la appellatio, che consisteva nel rivolgere alla donna o al ragazzo parole blande e suasive ( blanda oratio), e infine la comitum abductio, vale a dire l’allontanam­ento della «scorta» che accompagna­va per strada donne e praetextat­i, a loro tutela.

Pane. Il pane era anche nell’antichità un alimento di base. Era però particolar­mente duro a causa di farine di scarsa qualità e dell’insufficie­nza del lievito, che conservato troppo a lungo finiva per inacidire. Per queste ragioni il pane raramente veniva mangiato fresco; lo si consumava piuttosto intinto nel vino, nell’olio o nella minestra.

Alfabetizz­ate. Secondo alcuni studi (anche se la verifica di simili dati è molto difficile), circa il 20% delle donne della città sapeva leggere e scrivere.

Notizie tratte da: Eva Cantarella e Luciana Jacobelli, Pompei è viva, Feltrinell­i, pagine 218, 16 euro

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