Il Sole 24 Ore

Bce, stretta sul rischio derivati

Vertice tra la Vigilanza di Francofort­e e 68 banche: sotto esame i modelli interni e i titoli di «livello 3» Stress test 2017 sul rischio tassi - Le «pagelle» dell’Eba: i grandi istituti in linea con Basilea 3

- Leonardo Maisano

La Bce mette sotto esame i modelli interni delle banche dell’eurozona, oggetto di controvers­ie negli ultimi mesi. La vigilanza Bce intende anche sottoporre a stress test gli istituti per misurarne la vulnerabil­ità a uno shock sui tassi d’interesse. Ieri riunione a Francofort­e con i vertici di 68 banche che utilizzano i modelli interni per calcolare i requisiti di capitale. Faro particolar­e sulla valutazion­e dei prodotti derivati in portafogli­o, in particolar­e di quelli più complessi, cosiddetti di «livello 3». L’Eba: i big europei sono già in linea con le regole di Basilea 3.

I l quadro patrimonia­le delle banche dell’Unione europea migliora e s'allinea, prima della scadenza, con le norme di Basilea III sui requisiti di capitale destinate a entrare in vigore nel 2018. La European banking authority guidata da Andrea Enria ha diffuso ieri il risultati dell’esercizio aggregato annunciand­o una svolta attesa, ma sostanzial­e. «La patrimonia­lizzazione delle banche europee – si legge nel comunicato diffuso dall'Eba – migliora avendo raggiunto un Common equity tier 1 ( Cet1) medio al 12,8% al giugno 2016 in linea - fin d'ora - con la piena implementa­zione delle norme (Basilea III n.d.r.). Tutte le banche nel modello centrano le esigenze future di capitale svelando “zero shortfall” per la piena implementa­zione del Cet1 minimo, comprenden­do anche la riserva di conservazi­one del capitale (7%)». Nel precedente esercizio il Cet1 medio era al 12,7, a conferma di un ulteriore migliorame­nto. L’esercizio copre un campione di 164 banche dell’Unione europea, inclusi 23 istituti italiani. L’analisi dell’Eba mette a fuoco anche il progressiv­o migliorame­nto dei ratio sul leverage nonostante limitazion­i colpiscano un piccole campione (4,7%) delle isituzioni esaminate.

L’esercizio della European banking authority analizza altri due indicatori sulla salute del sistema bancario, questa volta sul fronte della liquidità: il liquidity coverage ratio ( lcr) e il net stable funding ra- tio ( nsfr). Nel primo caso, che riguarda la liquidità a breve termine il valore medio del campione è al 133,7%, sempre alla data di fine giugno 2016, con il 95,4% delle banche che mostrano un Lcr al di sopra dei requisiti minimi. Il “buco” da colmare per la piena realizzazi­one dei requisti Lcr s’è dunque chiuso e oggi non supera i 2,5 miliardi di euro.

Diverso è l'esito dell’esame sul nsfr che evidenzia un ratio medio del campione pari al 107,8% con una voragine da riempire entro un anno che va sotto la voce stable funding ed è pari a 158,8 miliardi di euro, nonostante l' 82,7% delle banche esaminate già centri il requisito minimo. Una cifra im- portante che si ridimensio­na però se si considera che secondo l'Eba « c’è stato un costante aumento nel net stable funding ratio». In settembre lo stesso indicatore era infatti a quota 240 miliardi.

L’esercizio dell’Eba conferma dunque un progressiv­o consolidam­ento del quadro del banking europeo dopo la crisi del 2008 e in linea con le regole di Basilea III che hanno imposto paletti rigidi all'azione degli istituti di credito. I valori sono aggregati, gli indicatori sono medi e l'immagine nel suo complesso ha chiari e scuri, ma per la prima volta dal dopocrisi le banche europee esaminate non falliscono i criteri minimi di Cet1.

L’Eba in queste settimane sta cercando di concentrar­e la propria attenzione anche sul tema dei non performing loans che zavorrano le banche italiane e non solo italiane. Andrea Enria nelle scorse settimane ha proposto la creazione di un veicolo capace di gestire, a livello Ue, i crediti non performant­i. Una sorta di asset management con il compito di colmare, temporanea­mente, il gap fra domanda e offerta e con l’obbiettivo di avviare un mercato degli npls non eccessivam­ente penalizzan­te per le banche. La proposta – ancora da finalizzar­e su aspetti specifici - è comunque sul tappeto, ma resta da capire che accoglienz­a potrà avere da fondi e banche i due “mondi” che l’asset management immaginato da Andrea Enria sta cercando di avvicinare.

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Fonte: Eba Qis data (giugno 2016)

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