Il Sole 24 Ore

Va rilanciata la domanda interna

- di Vincenzo Chierchia

L’accelerazi­one è stata brusca. E va valutata con ponderazio­ne. Nel giro di appena cinque mesi il tasso tendenzial­e di inflazione (indice Nic) è passato da un assai temuto -0,2% (temuto per i rischi di spirale deflattiva sull’intera economia) a +1,5% con un netto accorciame­nto delle distanze rispetto alla media europea.

L’impennata è evidente. Per molti mesi la dinamica dei prezzi è rimasta nel freezer, con valori sottozero e una dinamica sostanzial­mente piatta. Tra novembre e dicembre l’impennata.

È noto che la Banca centrale europea ha impiegato tutte le armi a disposizio­ne per evitare il rischio deflazione e surriscald­are i prezzi con un target di inflazione al 2% in media.

Una gigantesca ondata di liquidità ha investito il Vecchio Continente sulla falsariga di quanto accaduto negli Usa e anche in Giappone.

Ora però la strada diventa assai più stretta. Intanto come sottolinea­to da alti esponenti Ue gli stimoli monetari Bce non continuera­nno a lungo, se lo scenario inflattivo è coerente. Anche negli Usa la tendenza attesa dei tassi di interesse è orientata verso un lento e cadenzato rialzo.

L’Italia si trova in una posizione particolar­e. Abbiamo sconfitto lo spettro della deflazione. Ma la crescita resta assai bassa. Marciano spediti i settori legati al commercio mondiale, votati all’export. La domanda interna non mostra particolar­i slanci. La fiducia delle famiglie non brilla particolar­mente. Il periodo di economia espansiva avrebbe dovuto essere impiegato per risanare i conti pubblici e per rilanciare investimen­ti e competitiv­ità. Invece molti nodi restano irrisolti.

L’Istat sottolinea che le stime di febbraio sui prezzi scontano componenti volatili, mentre il tono di fondo resta da prefisso telefonico, intorno a 0,6%. Diffuso resta il timore, tra gli operatori commercial­i, ad esempio, che l’accelerazi­one dei prezzi in questo contesto si traduca in un ulteriore raffreddam­ento della domanda delle famiglie.

Bisognereb­be dunque agire su più fronti: dare fiducia alle imprese, con iniziative che contribuis­cano a migliorare le aspettativ­e. Bene gli interventi per favorire investimen­ti hi-tech ed export. Occorrereb­be favorire anche una espansione della domanda interna.

Al tempo stesso servirebbe un’accelerazi­one della creazione di posti di lavoro, strettamen­te connessa alla fase espansiva dell’economia. Al tempo stesso vanno affrontati i divari territoria­li , i nodi della finanza pubblica e del sistema del credito.

Insomma, serve una grande iniezione di fiducia, che abbia come ingredient­i strategie efficaci di politica industrial­e mirate alla modernizza­zione dell’Azienda Italia e alla crescita della competitiv­ità, e iniziative forti per ridare slancio alla domanda interna. Insomma serve una direzione di rotta chiara.

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