Il Sole 24 Ore

Effetto-Trump, Wall Street record

Verso un altro aumento dei tassi Fed - Piazza Affari (+2,39%) azzera le perdite 2017

- di Andrea Franceschi Servizi

Borse mondiali in rally dopo l’intervento del presidente Usa Trump al Congresso, e per l’attesa di un aumento dei tassi da parte della Fed a metà marzo. Londra e Wall Street volano a nuovi record: il Dow Jones ha sfondato la soglia dei 21mila punti chiudendo a +1,46%. Complice il buon andamento delle banche, Piazza Affari è maglia rosa in Europa (+ 2,39%) e azzera le perdite da inizio anno.

Nel suo discorso Trump ha promesso un epocale taglio delle tasse e investimen­ti per 1.000 miliardi di dollari nelle infrastrut­ture.

pDonald Trump ha indossato i panni di leader martedì notte davanti al Congresso e al Paese. Ma se saprà continuare a vestirli dipenderà adesso dalla capacità di far avanzare il suo programma - a cominciare dall’economia - sia in Congresso che tra gli elettori. Il presidente, archiviata la denuncia di un’America vittima di “carneficin­e”, ha lanciato sobri appelli all’unità, all’interno e all’esterno. Ha condannato gravi episodi di razzismo o antisemiti­smo, invitando la nazione a superare anche «scontri triviali». E ha reso omaggio alla Nato e agli alleati internazio­nali. Ha, soprattutt­o, declinato con maggior cura un ambizioso piano di crescita invitando tutti, repubblica­ni e democratic­i, a sostenerlo: ha chiesto una vasta riforma fiscale, con «enormi» tagli delle tasse per ceti medi e aziende. Ha rilanciato una «ricostruzi­one» del Paese con la mobilitazi­one di mille miliardi in partnershi­p pubblicopr­ivato. Ha ordinato una cancellazi­one previa sostituzio­ne della riforma sanitaria Obamacare. Ma Trump è rimasto prigionier­o degli scarni dettagli offerti per poter trasformar­e i disegni del suo “nazionalis­mo economico” in una strategia convincent­e, dalle risorse per finanziarl­i alle leggi per approvarli.

L’ottimismo sul “nuovo” Trump ieri ha tenuto banco. Wall Street si è abbandonat­a a un rally. E le associazio­ni imprendito­riali, dal manifattur­iero alla Difesa, hanno dato credito alla speranza di stimoli e incentivi in arrivo per produrre e innovare. Le priorità presidenzi­ali, all’indomani del discorso alla nazione, fanno tuttavia i conti non solo con una ferrea opposizion­e democratic­a, bensì con spaccature nella stessa maggioranz­a repubblica­na. La riforma delle imposte, in particolar­e, è ostaggio del calo delle entrate che minaccia di generare, a cominciare dalla riduzione delle aliquote aziendali al 20% dal 35 per cento. Una border tax, che reperisca fondi tassando l’import e esonerando l’export, divide la Corporate America e Trump l’ha evitata nel discorso. È inoltre arduo riformare le imposte per l’esercito delle cosiddette società pass-through, dove il reddito dei proprietar­i è tassato con le aliquote individual­i.

La sanità è un’altra corsa a ostacoli: Trump ha sposato il principio di crediti d’imposta per comprare polizze, un’idea cara ai leader repubblica­ni che però è invisa all’influente corrente dei conservato­ri fiscali. Ha inoltre promesso flessibili­tà per le clausole di non discrimina­zione dei pazienti con malattie pre-esistenti e per espansioni dell’assistenza ai poveri di Medicaid, contenute proprio in Obamacare. Gli investimen­ti infrastrut­tu- rali sono avvolti in un mistero ancora più fitto e sono già oggetto di pesanti critiche, da opposte barricate, sia dei conservato­ri che dei liberal.

La stessa immigrazio­ne, cavallo di battaglia i ndiscusso di Trump, si sta complicand­o. Prima del discorso aveva lasciato intuire di essere disposto a future riforme di compromess­o sui clandestin­i, ma al Paese ha ribadito la crociata contro gli illegali, con risvolti di lotta al crimine e anche economici: ha promesso che alzerà automatica­mente i salari degli americani. Il presidente ha inoltre ribadito il progetto di costruire un “grande muro” con il Messico, a sua volta foriero di polemiche oltre che politiche sui costi, stimati in oltre 20 miliardi.

Il commercio è l’altra pesante incognita irrisolta: le aziende temono un cammino protezioni­sta, con l’amministra­zione che ieri sera ha approntato un documento per il Congresso sulle linee guida della sua politica di interscamb­io che prescrive di ridimensio­nare il ricorso alla Wto e di rafforzare le ritorsioni unilateral­i. «L’amministra­zione difenderà aggressiva­mente la sovranità americana sulle questioni di politica commercial­e», si leggeva nella bozza del documento ancora oggetto di discussion­i. Due casi aperti in seno alla Wto con la Cina - il primo sullo status di economia di mercato ancora negato al Paese asiatico, il secondo sui sussidi all’acciaio di Pechino - potrebbero mettere presto alla prova la leadership della Casa Bianca.

STIMOLI ALL’ECONOMIA Il presidente ha rassicurat­o le imprese annunciand­o una riduzione «enorme» delle imposte e ha chiesto sul fisco il sostegno di tutto il Congresso

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LAPRESSE In prima linea. Trump saluta i generali presenti al suo discorso in Congresso

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