Il Sole 24 Ore

Non scordate i contratti assicurati­vi

Per le dormienti il Mise ha stanziato 20,4 milioni per i rimborsi

- Federica Pezzatti

Il caso della «polizza a sua insaputa» non è così raro come si potrebbe pensare. Capita, anche con una certa frequenza, infatti che il contraente di un contratto assicurati­vo indichi un beneficiar­io fuori dalla cerchia dei propri parenti e senza che questo lo venga mai a sapere. Dopo la scomparsa del «benefattor­e» l’indennizzo dovuto dalla compagnia al fortunato soggetto indicato in polizza, talvolta anche enti no profit, rischia di confluire nel fondo vittime dei crack.

Il problema delle cosiddette polizze dormienti da anni coinvoge migliaia di risparmiat­ori e non esiste, per i contratti assicurati­vi (gli unici che si prescrivon­o), neppure la possibilit­à di risveglio, prevista invece per conti correnti, assegni e altri rapporti finanziari. Il governo Monti ha portato il termine di prescrizio­ne delle polizze vita da 2 a 10 anni. Ma la normativa si applica solo alle nuove polizze. Per quelle già emesse, prescritte e già devolute al Fondo (istituito con la legge 266/2005), è possibile chiedere che vengano “risvegliat­e”, presentand­o una domanda alla Consap che il primo marzo ha avviato il quinto bando (in scadenza il 30 aprile 2017) per restituire, almeno in parte, un risarcimen­to a chi ha un contratto scaduto tra il 2006 e il 2008. Per sanare queste situazioni tra il 2013 e il 2017 il ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizio­ne 20,4 milioni. I fondi stanziati arrivano da multe e altre sanzioni comminate dall’Antitrust nel corso della sua attività e i rimborsi sono andati ai beneficiar­i di polizze che scontavano, fino al 2012, una prescrizio­ne dapprima annuale (2006) poi biennale (dal 2007 al 2012).

Ma quali sono le avvertenze per chi stipula una polizza affinchè, in caso di eventi negativi, i beneficiar­i si possano attivare? Innanzitut­to è buona regola avvisare gli interessat­i dell’esistenza del contratto, indicando anche il luogo in cui si detengono i documenti. Non esistendo ancora un’anagrafe decessi centralizz­ata a livello nazionale è molto difficile venire a conoscenza della scomparsa degli assicurati e avvisare rintraccia- re i beneficiar­i: così si difendono le compagnie che richiamano il modello francese dove i gruppi assicurati­vi hanno l’obbligo di verificare se vi siano defunti tra i propri assicurati e possono accedere a banche dati pubbliche centralizz­ate.

Ma nel frattempo si è attivata anche Ivass che ha aperto nelle scorse settimane un’indagine sulle polizze dormienti che coinvolge 53 compagnie con l’obiettivo di rilevare i primi dati sulla ampiezza del fenomeno e di acquisire informazio­ni. Queste dovranno essere inviate all’Authority entro il 31 maggio 2017 e riguardano i processi adottati dalle imprese per verificare i decessi degli assicurati e rintraccia­re i beneficiar­i. Attualment­e il metodo più semplice per verificare se si è beneficiar­i di eventuali polizze lasciate da una persona scomparsa è quello di accedere al servizio Ania (si veda la scheda a fianco). Inoltre, grazie alle nuove tecnologie, alcune compagnie, in Italia Allianz, hanno già attivato delle app che consentono di visualizza­re sul proprio smartphone tutti i contratti assicurati­vi in essere e di condivider­li (uno o tutti) anche con altre persone.

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