Non scordate i contratti assicurativi
Per le dormienti il Mise ha stanziato 20,4 milioni per i rimborsi
Il caso della «polizza a sua insaputa» non è così raro come si potrebbe pensare. Capita, anche con una certa frequenza, infatti che il contraente di un contratto assicurativo indichi un beneficiario fuori dalla cerchia dei propri parenti e senza che questo lo venga mai a sapere. Dopo la scomparsa del «benefattore» l’indennizzo dovuto dalla compagnia al fortunato soggetto indicato in polizza, talvolta anche enti no profit, rischia di confluire nel fondo vittime dei crack.
Il problema delle cosiddette polizze dormienti da anni coinvoge migliaia di risparmiatori e non esiste, per i contratti assicurativi (gli unici che si prescrivono), neppure la possibilità di risveglio, prevista invece per conti correnti, assegni e altri rapporti finanziari. Il governo Monti ha portato il termine di prescrizione delle polizze vita da 2 a 10 anni. Ma la normativa si applica solo alle nuove polizze. Per quelle già emesse, prescritte e già devolute al Fondo (istituito con la legge 266/2005), è possibile chiedere che vengano “risvegliate”, presentando una domanda alla Consap che il primo marzo ha avviato il quinto bando (in scadenza il 30 aprile 2017) per restituire, almeno in parte, un risarcimento a chi ha un contratto scaduto tra il 2006 e il 2008. Per sanare queste situazioni tra il 2013 e il 2017 il ministero dello Sviluppo economico ha messo a disposizione 20,4 milioni. I fondi stanziati arrivano da multe e altre sanzioni comminate dall’Antitrust nel corso della sua attività e i rimborsi sono andati ai beneficiari di polizze che scontavano, fino al 2012, una prescrizione dapprima annuale (2006) poi biennale (dal 2007 al 2012).
Ma quali sono le avvertenze per chi stipula una polizza affinchè, in caso di eventi negativi, i beneficiari si possano attivare? Innanzitutto è buona regola avvisare gli interessati dell’esistenza del contratto, indicando anche il luogo in cui si detengono i documenti. Non esistendo ancora un’anagrafe decessi centralizzata a livello nazionale è molto difficile venire a conoscenza della scomparsa degli assicurati e avvisare rintraccia- re i beneficiari: così si difendono le compagnie che richiamano il modello francese dove i gruppi assicurativi hanno l’obbligo di verificare se vi siano defunti tra i propri assicurati e possono accedere a banche dati pubbliche centralizzate.
Ma nel frattempo si è attivata anche Ivass che ha aperto nelle scorse settimane un’indagine sulle polizze dormienti che coinvolge 53 compagnie con l’obiettivo di rilevare i primi dati sulla ampiezza del fenomeno e di acquisire informazioni. Queste dovranno essere inviate all’Authority entro il 31 maggio 2017 e riguardano i processi adottati dalle imprese per verificare i decessi degli assicurati e rintracciare i beneficiari. Attualmente il metodo più semplice per verificare se si è beneficiari di eventuali polizze lasciate da una persona scomparsa è quello di accedere al servizio Ania (si veda la scheda a fianco). Inoltre, grazie alle nuove tecnologie, alcune compagnie, in Italia Allianz, hanno già attivato delle app che consentono di visualizzare sul proprio smartphone tutti i contratti assicurativi in essere e di condividerli (uno o tutti) anche con altre persone.