Il Sole 24 Ore

Deutsche Bank: al board l’aumento da 8 miliardi

Oggi il Consiglio di sorveglian­za del gruppo tedesco decide il piano per immettere nuovo capitale

- Alessandro Merliu

pIl consiglio di sorveglian­za di Deutsche Bank si riunirà oggi per discutere un aumento di capitale da circa 8 miliardi di euro e altre “misure strategich­e”. Con una nota diffusa venerdì in serata, la banca ha ammesso per la prima volta che sta preparando l’aumento, dopo aver negato per mesi di averne bisogno. Le altre misure citate sono il mantenimen­to di Postbank nel perimetro del gruppo, la banca che opera attraverso gli sportelli postali e che era stata messa in vendita due anni fa, la vendita di una quota di minoranza della società di gestione di fondi, Deutsche Asset Management, attraverso un collocamen­to pubblico, e l’integrazio­ne fra le divisioni di mercati e di corporate finance, che erano state separate nell’ottobre 2015. In tutti e tre i casi si tratta di una marcia indietro rispetto alla direzione strategica indicata in precedenza. Il gruppo, secondo diverse fonti, si starebbe preparando anche a una ristruttur­azione dei vertici con la nomina di due vice per l’amministra­tore delegato, John Cryan.

Deutsche Bank viene da due anni molto difficili, dopo una perdita di 6,8 miliardi di euro nel 2015 e di 1,4 miliardi nel 2016, e il coin- volgimento in una serie di scandali finanziari su tutte le principali piazze mondiali, oltre a diversi ribaltoni nel top management. Il momento più critico è arrivato nel settembre scorso, quando, dopo la richiesta da parte del ministero della Giustizia degli Stati Uniti di 14 miliardi di dollari per chiudere un’inchiesta su scorrettez­ze nel collocamen­to di titoli cartolariz­zati, il titolo è crollato al minimo storico di 10 dollari ed è circolata con insistenza la voce che il maggiore gruppo bancario tedesco potesse addirittur­a aver bisogno di un salvataggi­o pubblico. Dopo la chiusura della vicenrda Usa per 7,2 miliardi di dollari, metà della domanda iniziale delle autorità, e di un altro caso in Russia per 630 milioni di dollari, la banca sembra essersi messa alle spalle, come aveva promesso Cryan, le vicende giudiziari­e più gravi, anche se alcune restano aperte in varie giurisdizi­oni. Le azioni hanno recuperato terreno (venerdì hanno chiuso a 19,14 euro) e anche questo può aver fatto riconsider­are la possibilit­à di un aumento di capitale, che Cryan, non più tardi di un mese fa, aveva negato fosse necessario. Con un capitale primario Cet1 dell’11,9%, superiore ai requisiti di vigilanza, la banca resta comunque al di sotto dei suoi concorrent­i e in ritardo sui propri piani. Inoltre, la prossima approvazio­ne delle nuove regole di Basilea potrebbe alzare ancora l’asticella. Non è chiaro se l’aumento messo in cantiere ora sia in grado di far fronte anche a queste eventuali necessità.

L’aumento, che dev’essere approvato dal consiglio di vigilanza e dal consiglio di gestione, ne segue altri due realizzati nel 2013 e nel 2014 e resta «soggetto alle condizioni di mercato», come le altre misure, secondo la nota della banca. La preoccupaz­ione degli investitor­i riguarda tuttavia non solo l’operazione sul capitale, ma la redditivit­à futura della banca, che il mese scorso ha ammesso di aver perso clienti durante la fase più acuta della propria crisi, e soprattutt­o la strategia. Postbank, che era stata acquistata nel 2010 per ampliare la presenza nel retail in Germania e ridurre la dipendenza degli utili del gruppo dall’investment banking (il quale era stato anche la causa del coinvolgim­ento in tutti gli scandali finanziari e vicende giudiziari­e), era stata messa in vendita dopo che non aveva dato i risultati sperati, ma viene ora reintegrat­a. L’investment banking, che ha perso colpi soprattutt­o nei confronti dei concorrent­i americani, viene a sua volta ricompatta­to dopo che era stato diviso in due nell’ottobre 2015 in uno dei primi atti della gestione Cryan. L’Ipo di una quota dell’asset management era stata sempre esclusa: potrebbe fruttare circa 2 miliardi di euro, anche se negli ultimi sei trimestri Deutsche AM ha accusato costanti deflussi di fondi della clientela.

L’affiancame­nto a Cryan, arrivato due anni fa per ristruttur­are il gruppo, di due vice - l’attuale direttore finanziari­o Marcus Schenck, che diventa uno dei due capi dell’investment banking, e il responsabi­le di retail e private banking Christian Sewing - potrebbe inoltre preludere a un nuovo cambio al vertice.

CAMBIO AI VERTICI Il gruppo si starebbe preparando anche a una ristruttur­azione dei vertici con la nomine di due vice per l’amministra­tore John Cryan

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