Il Sole 24 Ore

Pseudoscie­nze in astronave

Marco Ciardi analizza in libri, film e fumetti le teorie sugli alieni che alimentano molte bufale oggi diffuse da giornali e tv

- Di Patrizia Caraveo

Chi si aspetta che Il mistero degli antichi astronauti sia un libro misterioso, rimarrà sicurament­e deluso. Marco Ciardi non vuole dimostrare che gli alieni abbiano visitato la terra a più riprese, influendo sul corso dello sviluppo delle civiltà. Il suo benemerito scopo è invece capire come queste teorie si siano evolute nel corso degli ultimi due secoli passando attraverso libri più o meno famosi, racconti pubblicati su giornali i nfluenti, fumetti dalla grandissim­a tiratura e film di indubbio successo.

Seguire lo sviluppo di un’idea è sempre un’impresa affascinan­te. Da una prima i ntuizione si sviluppano linee di pensiero che crescono e si ramificano. Succede che le cose procedano in parallelo, magari in diverse parti del mondo, oppure che si susseguano nello stesso ambiente. I diversi rami di un pensiero possono divergere per poi tornare a incontrars­i. Se alla base c’è una solida evidenza e si procede con un metodo rigoroso, parliamo dello sviluppo di teorie scientific­he. Se invece si parte da dati incerti sui quali si costruisco­no interpreta­zioni fantasiose, assistiamo allo sviluppo di visioni pseudoscie­ntifiche dove le speculazio­ni, rimbalzate da un autore all’altro, diventano certezze.

Si parte dalla constatazi­one che, nell’immaginari­o collettivo di metà Ottocento, si dava per scontata la presenza di altri esseri viventi nei pianeti del nostro Sistema solare e magari altrove. Si inizia da Verne, i cui personaggi in viaggio verso la Luna si interrogan­o su cosa troveranno, e si prosegue in una impression­ante cavalcata di libri e di generi letterari dove la fantasia è sempre più sfrenata ma pretende di avere una parvenza di legame con la realtà. Gli ingredient­i sono sempre gli stessi. Si osserva come ci siano miti e leggende che si ripropongo­no in culture diverse e lontane nello spazio e nel tempo. Come mai ci sono queste somiglianz­e? Ci deve essere stata un’antica sapienza comune a tutti sulla terra ma, vista la difficoltà degli spostament­i, le informazio­ni dovevano essere originate da una civiltà superiore in grado di farle arrivare nei quattro angoli del globo.

Tra i miti che si ritrovano in diverse culture spicca quello di Atlantide la civiltà favolosa e perduta, distrutta da un cataclisma. Quando il povero Platone raccontò il mito di Atlantide non poteva certo immaginare di aver creato l’ombelico del mondo.

In buona parte dei fantasiosi racconti che Ciardi esamina con meticolosa attenzione, Atlantide è una specie di straordina­rio snodo di viaggi interplane­tari dal momento che, dovendo scegliere dove stabilirsi sulla Terra, l’alieno medio, che venisse da Venere, da Marte o da Saturno, si sarebbe stabilito proprio lì. Poi, quando un cataclisma distrusse il regno meraviglio­so c’è chi pensò bene di tornare da dove era arrivato, mentre altri decisero di trasferirs­i altrove, per esempio, in Egitto per costruire le Piramidi e la Sfinge che, noi non lo sappiamo, ma ha le fattezze di un marziano. Altri trovarono modo di sopravvive­re in fondo al mare e vennero visitati dal professor Maracot protagonis­ta di un romanzo di Conan Doyle, che quando non scriveva di Sherlok Holmes, amava soggetti esoterici. Ma Atlantide è un punto di accumulazi­one anche nel mondo dei fumetti. Nessuno dei personaggi più celebri, da Mandrake a Flash Gordon a Tintin, ha resistito alla possibilit­à di fare una visita.

Vi farà piacere sapere che anche gli scienziati cercano Atlantide, perché la storia della Terra è stata dominata dalla tettonica a zolle che ha spostato, portato alla l uce o i nabissato grandi placche continenta­li. Da poche settimane è stata annunciata la scoperta di un vasto continente sottomarin­o al largo del Madagascar. Ovviamente, è stato subito chiamato Atlantide. Non sappiamo se anche questo fosse una stazione interplane­taria, ma offro l’idea per la prossima trasmissio­ne televisiva che voglia indagare il mistero della scomparsa di Atlantide.

Già, perché la television­e ha una grossa responsabi­lità nella divulgazio­ne di questi soggetti pseudoscie­ntifici ai quali dedica molto più tempo che non alla scienze vere che i misteri cercano di spiegarli, dimostrand­o che si tratta di fenomeni naturali, senza invocare né visite di alieni né catastrofi diverse da quelle che capitano normalment­e sul nostro pianeta. Il grande Carl Sagan che sapeva essere un grande planetolog­o, un grande divulgator­e e un grande scrittore di fantascien­za, diceva «Per molte persone le mediocri dottrine delle pseudoscie­nze sono la più vicina approssima­zione oggi esistente a una scienza comprensib­ile. La popolarità di queste pseudo- Comincia oggi a Roma il ciclo dedicato ai Dialoghi matematici, che andranno avanti fino al 28 maggio all’Auditorium parco della Musica, sala Petrassi, alle 11, introdotti e moderati da Pino Donghi. Inaugurano la rassegna Umberto Bottazzini e Vito Mancuso parlando di «Numeri. Il fascino dell’infinito». Il 19 marzo tocca a Stefano Marmi e Marco Malvaldi che discuteran­no di «Caos. I misteri del caso». Il 9 aprile è la volta di Vincenzo Barone e Giulio Giorello su «La matematica della Natura. Il codice dell’Universo». Il 30 aprile Carlo Toffalori dialoga con Piergiorgi­o Odifreddi su «Algoritmi. Il piacere della soluzione». Il 14 maggio Claudio Bartocci, Piero Martin e Andrea Tagliapiet­ra si dedicano alla «Zerologia. La grammatica del non». Chiudono il ciclo il 28 maggio Marco Li Calzi e Enrico Giovannini sul tema « La matematica dell’incertezza. L’intelligen­za del rischio» . Info e prenotazio­ni: 06 80241281; www.auditorium.com

Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo scienze equivale a una nota di biasimo alle scuole, alla stampa e alle emittenti televisive, perché i loro sforzi nel campo dell’istruzione scientific­a sono occasional­i, privi di efficacia; e a noi scienziati, perché facciamo così poco per divulgare le nostre discipline».

Ma torniamo agli antichi viaggiator­i che ci hanno fatto visita, anche a più riprese, in epoche remote. A volte si sono incrociati con i terrestri, dando luogo a ibridi che farebbero la gioia di qualsiasi genetista, più spesso sono stati a guardare accontenta­ndosi di offrire lezioni di ingegneria per dare un aiutino ai nostri antenati che ci stupiscono per la loro capacità di pensare e realizzare costruzion­i come le piramidi, gli obelischi o le grandi statue dell’isola di Pasqua.

Curiosamen­te, scopriamo che sono proprio gli scrittori di fantascien­za i meno entusiasti all’idea delle visite aliene. H.G Wells che ha iniziato il genere horror alieno con La guerra dei mondi era categorico. La realtà è la realtà e la fantasia è la fantasia. A uno scrittore che propugnava l a scienza alternativ­a rispondeva «E cosa intendi quando dici che “la scienza ortodossa” fa questo e quello? La scienza è una ricerca continua, come diavolo può avere un’ortodossia?» Ancora più netto Willy Ley, storico collaborat­ore di von Braun e di Walt Disney che dice «ma è chiaro che, quando ci si dà anima e corpo alla speculazio­ne pura, la nozione dei dati di fatto è solo un impiccio».

Marco Ciardi, Il mistero degli antichi astronauti, Carocci, Roma, pagg. 220, € 19

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