La spesa delle famiglie privilegia frutta e verdura
pÈ solo questione di mesi. A breve anche in Italia sarà possibile andare al supermercato e acquistare i nsalate, germogli e altre verdure in foglia non in busta o al banco dei freschi. Ma raccogliendo il prodotto dai ripiani di una “vertical farming”, come se il consumatore fosse in campagna. Sarà inoltre possibile acquistare cassettine con substrati di coltivazione già seminati: basterà metterle sul balcone o sul davanzale della finestra e in pochi giorni si avrà il raccolto di insalata. Mentre sono ormai sul mercato le novità microgreens e baby leaf. Nel primo caso si tratta di ortaggi o altri vegetali germogliati dopo una/quattro settimane e raccolti quando sono allo stadio di prime foglie vere; nel secondo caso si tratta invece ortaggi a foglia raccolti quando non sono più germogli ma nemmeno piantine adulte. Le carratteristiche di questi prodotti innovativi sono di un'alta concentrazione di sali, vitamine e nutrinenti. Dei superfood adatti alle attuali tendenze di dieta e gusti, che privilegiano minor apporti di proteine, grassi e carboidrati.
«Non sappiamo ancora quale sarà l'impatto commerciale in Italia di queste tecnologie e di questi nuovi prodotti - spiega Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiere e organizzatore di Macfrut (Rimini 10-12 maggio) - ma è fuori dubbio che siamo davanti a una vera e propria rivoluzione del settore orticolo fresco. Per questo - aggiunge - dedicheremo buona parte di Macfrut proprio alle nuove tendenze di mercato e di consumo. In un futuro prossimo, nelle nostre case, avremo piccole vertical farm per coltivare come oggi abbiamo le macchinette elettriche per il caffè».
Proprio in chiave di consumi la sfida non è da poco. Lo scorso anno, secondo i dati elaborati da Cso (Centro servizi ortofrutticoli), le famiglie italiane hanno speso quasi 14 miliardi (+1,4% sul 2015) per acquistare frutta e ortaggi freschi: 8,27 milioni di tonnellate (+1,4%). A segnare l'incremento maggiore in quatità è la frutta (+2,1%), mentre gli ortaggi evidenziano un moderato +0,6%. Il frutto preferito dai consumtaori italiani rimane la mela (825mila tonnellate), seguito dalle arance (poco più di 550mila tonnellate) e dalle banane (453mila tonnellate). Da sole, le banane rappresentano il 10% del totale della frutta consumata in Italia. Consolidando la tendenza a consumare quote sempre maggiori di frutti tropicali.
Ed è su questa categoria che potrebbe giocarsi una partita importante per la frutticoltura. Secondo gli analisti, il cambiamento climatico che sta portando a un innalzamento medio delle temperature, sta rendendo favorevoli areali di coltivazione prima inaccessibili per i frutti tropicali: mango, papaya, frutto della passione, avocado, noce di Macadamia, annona cherimola. In Italia esistono già coltivazioni di frutta tropicale in Calabria e alle falde dell'Etna, in Sicilia. La Spagna sembra aver compreso la potenzialità di questo mercato, sostenuto anche da una crescente domanda di popolazione residente etnica. Nei giorni scorsi la grande cooperativa spagnola di frutticoltori Anecoop ha costituito la società Exoticos del Sur per sviluppare la coltivazione di frutti tropicali direttamente in Spagna. Le future produzioni andranno a integrare l'import dal Sud America e saranno esportate sui mercati europei.
«L'ortofrutta - aggiunge Piraccini - è una commodities veramente globalizzata. I costi di trasporto incidono per pochi centesimi il chilo sul costo del prodotto. La logistica è veloce e organizzata da e per tutto il mondo. Anche questa è una sfida a cui i coltivatori italiani non devono sottrarsi».
LA NUOVA FRONTIERA I cambiamenti climatici potrebbero portare a un incremento, anche in Italia, delle coltivazioni tropicali