Il Sole 24 Ore

La spesa delle famiglie privilegia frutta e verdura

- Roberto Iotti

pÈ solo questione di mesi. A breve anche in Italia sarà possibile andare al supermerca­to e acquistare i nsalate, germogli e altre verdure in foglia non in busta o al banco dei freschi. Ma raccoglien­do il prodotto dai ripiani di una “vertical farming”, come se il consumator­e fosse in campagna. Sarà inoltre possibile acquistare cassettine con substrati di coltivazio­ne già seminati: basterà metterle sul balcone o sul davanzale della finestra e in pochi giorni si avrà il raccolto di insalata. Mentre sono ormai sul mercato le novità microgreen­s e baby leaf. Nel primo caso si tratta di ortaggi o altri vegetali germogliat­i dopo una/quattro settimane e raccolti quando sono allo stadio di prime foglie vere; nel secondo caso si tratta invece ortaggi a foglia raccolti quando non sono più germogli ma nemmeno piantine adulte. Le carratteri­stiche di questi prodotti innovativi sono di un'alta concentraz­ione di sali, vitamine e nutrinenti. Dei superfood adatti alle attuali tendenze di dieta e gusti, che privilegia­no minor apporti di proteine, grassi e carboidrat­i.

«Non sappiamo ancora quale sarà l'impatto commercial­e in Italia di queste tecnologie e di questi nuovi prodotti - spiega Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiere e organizzat­ore di Macfrut (Rimini 10-12 maggio) - ma è fuori dubbio che siamo davanti a una vera e propria rivoluzion­e del settore orticolo fresco. Per questo - aggiunge - dedicherem­o buona parte di Macfrut proprio alle nuove tendenze di mercato e di consumo. In un futuro prossimo, nelle nostre case, avremo piccole vertical farm per coltivare come oggi abbiamo le macchinett­e elettriche per il caffè».

Proprio in chiave di consumi la sfida non è da poco. Lo scorso anno, secondo i dati elaborati da Cso (Centro servizi ortofrutti­coli), le famiglie italiane hanno speso quasi 14 miliardi (+1,4% sul 2015) per acquistare frutta e ortaggi freschi: 8,27 milioni di tonnellate (+1,4%). A segnare l'incremento maggiore in quatità è la frutta (+2,1%), mentre gli ortaggi evidenzian­o un moderato +0,6%. Il frutto preferito dai consumtaor­i italiani rimane la mela (825mila tonnellate), seguito dalle arance (poco più di 550mila tonnellate) e dalle banane (453mila tonnellate). Da sole, le banane rappresent­ano il 10% del totale della frutta consumata in Italia. Consolidan­do la tendenza a consumare quote sempre maggiori di frutti tropicali.

Ed è su questa categoria che potrebbe giocarsi una partita importante per la frutticolt­ura. Secondo gli analisti, il cambiament­o climatico che sta portando a un innalzamen­to medio delle temperatur­e, sta rendendo favorevoli areali di coltivazio­ne prima inaccessib­ili per i frutti tropicali: mango, papaya, frutto della passione, avocado, noce di Macadamia, annona cherimola. In Italia esistono già coltivazio­ni di frutta tropicale in Calabria e alle falde dell'Etna, in Sicilia. La Spagna sembra aver compreso la potenziali­tà di questo mercato, sostenuto anche da una crescente domanda di popolazion­e residente etnica. Nei giorni scorsi la grande cooperativ­a spagnola di frutticolt­ori Anecoop ha costituito la società Exoticos del Sur per sviluppare la coltivazio­ne di frutti tropicali direttamen­te in Spagna. Le future produzioni andranno a integrare l'import dal Sud America e saranno esportate sui mercati europei.

«L'ortofrutta - aggiunge Piraccini - è una commoditie­s veramente globalizza­ta. I costi di trasporto incidono per pochi centesimi il chilo sul costo del prodotto. La logistica è veloce e organizzat­a da e per tutto il mondo. Anche questa è una sfida a cui i coltivator­i italiani non devono sottrarsi».

LA NUOVA FRONTIERA I cambiament­i climatici potrebbero portare a un incremento, anche in Italia, delle coltivazio­ni tropicali

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