Il Sole 24 Ore

Banche venete, no a «piano B» sui rimborsi

Il Tesoro: le regole europee non consentono offerte più convenient­i per gli azionisti Oggi incontro fra Viola e il vertice del Mef sul rischio «bail-in»

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Per gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza interessat­i dall'offerta di transazion­e non è alle viste un'«opzione B» più vantaggios­a di quella proposta dalle due banche. È questa una delle poche certezze mentre il Tesoro guarda con preoccupaz­ione alla len- tezza con cui procede l’adesione alle offerte di transazion­e proposte agli azionisti delle due banche venete. Offerte che, peraltro, non possono essere migliorate. Oggi Fabrizio Viola incontra i vertici del Tesoro per discutere del rischio «bail-in».

pL ’offerta di transazion­e di Veneto Banca e Popolare Vicenza stenta a decollare e anche il Tesoro guarda con attenzione all’andamento di un’operazione fondamenta­le per i destini delle due ban- che, bisognose di abbattere un contenzios­o legale che potrebbe far lievitare il fabbisogno di capitale, già stimato in circa 5 miliardi, e mettere a rischio il salvataggi­o da parte dello Stato.

Per gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza interessat­i dall’offerta di transazion­e non è alle viste un’«opzione B» più vantaggios­a di quella proposta dalle due banche.

Per gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza interessat­i dall’offerta di transazion­e non è alle viste un’«opzione B» più vantaggios­a di quella proposta dalle due banche.

Suona così una delle poche certezze del momento in un panorama che sulle operazioni per riportare in territorio sicuro i due istituti, magari riuniti in una realtà più grande, mostra ancora più interrogat­ivi che risposte.

Dal Tesoro si guarda con una certa preoccupaz­ione ai ritmi lenti finora mostrati dall’adesione alle offerte di transazion­e, che agli azionisti di Vicenza propongono un riacquisto a 9 euro ad azione e a quelli di Mon- tebelluna offrono il 15% del valore di carico. Il fatto che solo un terzo degli interessat­i abbia messo la propria firma in calce ai moduli a un paio di settimane dalla scadenza (anche Veneto Banca sta pensando di spostare i termini al 22, scadenza prevista a Vicenza; si veda l’articolo qui sotto) non è del resto un segnale particolar­mente rassicuran­te. Certo, l’esperienza di Monte Paschi (dove a mancare all’appello del tentativo di mercato furono i grandi investitor­i e non i retail) insegna che i giorni decisivi sono gli ultimi, quando le adesioni accelerano parecchio, ma l’obiettivo dell’80% per mettere in sicurezza tutta l’operazione è ancora lontano.

Proprio il parallelo con Siena conferma che un treno alternativ­o non è destinato a passare, a meno ovviamente di non tentare la strada dei ricorsi da parte di risparmiat­ori che hanno in carico azioni ad un valore molto superiore a quello spuntabile oggi. Proprio il rischio contenzios­o è il trait d’union che collega la situazione veneta a quella di Siena, ma appena si va nel dettaglio le somiglianz­e scompaiono. Il decreto «salva-risparmio» è riuscito a intervenir­e per «porre fine o prevenire una lite» (come recita l’articolo 19, comma 2) con un meccanismo che però riguarda gli obbligazio­nisti, e che è stato al centro di un confronto serrato con l’Europa. Gli azionisti, invece, occupano la prima posizione nella gerarchia dei soggetti chiamati a “pagare” la ristruttur­azione delle banche, per cui qualsiasi ipotesi di indennizzo di Stato sarebbe destinata a cadere a Bruxelles.

Non solo, l’esito dell’operazione rimborsi è destinato a pesare anche sulle chance di ricapitali­zzazione precauzion­ale e sull’estensione della platea chiamata a sopportarn­e i costi. A ricordarlo sono le stesse regole europee: come mostra anco- ra una volta il caso Monte Paschi, e le discussion­i in corso sul tema nella triangolaz­ione fra Roma, Bruxelles e Francofort­e, l’intervento dello Stato deve servire a una «ricapitali­zzazione precauzion­ale», cioè a riportare in alto i livelli di capitale in banche che comunque rimangono solvibili, e non a salvare istituti destinati altrimenti a cadere e nemmeno a coprire con i soldi dei contribuen­ti perdite pregresse o prevedibil­i. E in quest’ottica un gruppo nutrito di azionisti intenziona­to a imbracciar­e le carte bollate in un contesto viziato da prassi illegittim­e come i prestiti baciati porrebbe un’incognita aggiuntiva pesante.

RISCHIO CONTENZIOS­O Il mancato raggiungim­ento del target di adesioni dell’80% lascia aperto il rischio di contenzios­o che potrebbe ostacolare l’intervento pubblico

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REUTERS Salvataggi. La sede di Veneto Banca
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Il salvataggi­o delle popolari venete. Sede di Bpvi

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